DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
Alessandro Mantovani e Giacomo Salvini per “il Fatto quotidiano” - Estratti
Diverse fonti governative confermano che la decisione politica c’è. L’Italia non intende estradare negli Stati Uniti l’ingegnere iraniano Mohammad Abedini Najafabadi, arrestato il 16 dicembre a Malpensa su richiesta di Washington e detenuto nel carcere milanese di Opera. L’obiettivo è favorire così la liberazione di Cecilia Sala, la giornalista di Chora Media e del Foglio imprigionata il 19 dicembre nel terribile penitenziario di Evin, alle porte di Teheran.
DONALD TRUMP - GIORGIA MELONI - MARCO RUBIO
Giorgia Meloni sabato sera è volata a sorpresa in Florida dal presidente eletto Donald Trump, nel villone Mar-a-Lago a Palm Beach: un omaggio al presidente eletto, che le evita il bagno di impresentabili da Orbán in giù all’insediamento del 20 gennaio, e un primo sondaggio su Abedini e Sala. Viva irritazione del ministro degli Esteri Antonio Tajani, neppure informato del viaggio benché all’incontro ci fossero gli ambasciatori e il Segretario di Stato in pectore Marco Rubio.
Fonti governative italiane accreditano una disponibilità del tycoon, specie se la partita si chiuderà prima del 20 gennaio e dunque con Joe Biden ancora alla Casa Bianca, senza macchiare con un “no” la relazione tra Meloni e Trump.
GIORGIA MELONI DONALD TRUMP - IMMAGINE CREATA CON GROK
Il 38enne Abedini è accusato di aver fornito ai pasdaran iraniani tecnologie per i droni esportate dagli Usa in violazione dell’embargo, sa molte cose che interessano a Washington ma non è il capo del programma nucleare iraniano. Proprio Biden il 9 sarà a Roma nell’ultima visita al papa e al presidente Sergio Mattarella: giovedì pomeriggio Meloni parlerà con lui a Palazzo Chigi.
Sono in corso contatti e negoziati con gli Usa e con l’Iran, il Paese leader dell’Occidente e quello che guida l’Asse della Resistenza nel Medio Oriente. Materia delicata, tanto più che c’è il silenzio stampa chiesto dalla famiglia Sala in accordo con il governo.
Ieri il sottosegretario con delega ai Servizi Alfredo Mantovano ha riferito al Copasir, il comitato parlamentare che si occupa dei Servizi. Nulla di concreto trapela, men che meno sull’iniziale gestione lenta e burocratica del caso.
Non si capirà, almeno fino all’eventuale via libera Usa, se Palazzo Chigi abbia deciso di usare i poteri che il codice assegna in materia di estradizione al ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Quello, in particolare, di far revocare ai giudici della Corte d’appello di Milano l’ordine di carcerazione di Abedini.
GIORGIA MELONI IN VERSIONE TRUMP - VIGNETTA BY MANNELLI PER IL FATTO QUOTIDIANO
Probabilmente si arriverà al 15 gennaio, quando la stessa Corte esaminerà la richiesta dell’avvocato Alfredo De Francesco di trasferire l’iraniano in un’abitazione del consolato, con la garanzia dell’ambasciata che non fuggirà.
Altrimenti i tempi si allungheranno, nella speranza che siano almeno alleggerite le condizioni della detenzione di Sala a Evin: il 1° gennaio in drammatiche telefonate ai familiari, la giornalista 29enne ha raccontato di un isolamento assoluto, con la luce al neon accesa 24 ore su 24, in una cella senza neppure un materasso, nella quale non aveva ancora ricevuto il pacco dell’ambasciata italiana con i generi di conforto, i libri e la mascherina per dormire.
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Non è una novità che le indagini in Iran si facciano dopo gli arresti, un’accusa formalizzata non c’è ancora, ma nella sua prassi di scambiare cittadini occidentali con i suoi detenuti (o con altre concessioni) la Repubblica islamica ha più volte rinunciato ad accuse anche pesanti. Mentre “la misura presa dagli Usa contro Abedini – ha detto ancora Baghaei – è una sorta di presa di ostaggi”.
IL TWEET DELL AMBASCIATA IRANIANA IN ITALIA SU CECILIA SALA E MOHAMMAD ABEDINI
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