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DAGONOTA
Ecco: come una telefonata ti accorcia la vita (politica). Ma cosa gli è saltato in mente a Mario Draghi, si chiedono molti nei Palazzi romani, di telefonare a un tipino vulcanico come Aurelione De Laurentiis?
Uno che quando parla sta attento anche alle virgole, uno che non si espone con nessuno, uno che quando venne nominato governatore di Bankitalia dal governo Berlusconi disse a Gianni Letta che il suo nuovo ruolo istituzionale non gli permetteva di incontrare il Banana a Palazzo Grazioli se non entrando con i vetri oscurati dell’auto dall’entrata posteriore?
Dicono i soliti beninformati che Draghi e Aurelione sono stati compagni di scuola a Roma, come del resto Montezemolo e Magalli. Sarà. Ma l’italiano più autorevole del mondo che molti (dall’Europa al Quirinale) vorrebbero alla guida di un cosiddetto ‘’governo per la ricostruzione’’ di questo disgraziato paese che si abbandona, lui tifoso romanista, con il presidente del Napoli al compiacimento di una sentenza che ha tolto di 3 punti alla odiata Juventus, deve sapere che di punti ne ha persi molti di più lui.
DRAGHI ULTRAS
Gabriele Romagnoli per “la Repubblica” - estratto
De Laurentiis è un anemometro umano. Misura il vento, precede il soffio.
Giustamente disprezza chi sale sul carro dei vincitori, lui fa da battistrada. Chi è privo di fantasia ancora omaggia Di Maio, lui è avanti, di mesi o anni, comunque avanti. Esordisce: «Mario Draghi, di cui sono un estimatore, mi ha telefonato per farmi gli auguri di Natale». Potrebbe fermarsi lì e avrebbe già vinto. Delinea una inaspettata reciprocità, professa e confessa.
Orbita intorno al sol dell'avvenire. Poi esagera. Riferito al verdetto che gli ha tolto lo 0 a 3 a tavolino con la Juve: «Draghi mi ha espresso compiacimento per la sentenza, da uomo di Stato». Gli prefigura un incarico istituzionale che al momento non ha, ma è questione di tempo, quisquilie. Mario Draghi, romanista all'anagrafe del tifo, non conferma e non smentisce, come ovvio. In silenzio annota che politica e calcio si sposano per poter litigare ogni giorno: da ora migliaia di juventini sono contro l'ipotesi di un governo di unità nazionale da lui presieduto e al Quirinale manderebbero piuttosto Lotito.
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