DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL…
DAGONOTA
Al Colle raccontano che la missione che Mattarella affidata alla Casellati (ed a chiunque s’avvicini al Quirinale) si basa su tre principi inderogabili: A) lealtà all’Alleanza atlantica, senza essere subalterni agli Stati Uniti; B) combattere le diseguaglianze economiche, lotta alla povertà; C) fedele rispetto dei parametri di bilancio europei.
Solo chi sarà in grado di onorare i tre pilastri del Mattarella-pensiero potrà ambire ad approdare a Palazzo Chigi. E solo dopo una riforma della legge elettorale potrà portare nuovamente l’Italia al voto; di certo, non agganciato alle elezioni europee, visto che viene fatto divieto ad agganciare le urne di Strasburgo a quelle nazionali.
Fissati questi paletti, al Colle ne hanno un po’ per tutti. Per esempio, la formula utilizzata da Salvini (“se vinciamo in Molise facciamo il governo in 15 giorni”), è andata sulle palle alla Mummia del Quirinale. Così come non è passata inosservata la modifica del programma di Di Maio: troppe giravolte non offrono garanzie a livello internazionale.
Potrà sembrare strano a chi non lo conosce, ma Mattarella è tremendamente attento alla forma (ed alla Costituzione). Così, mal sopporta le esternazioni del leghista e la disinvoltura con cui il grillino cambia schieramento in politica estera.
Con un particolare. Se gli afflati filo russi del lumbard possono essere mitigati dall’atlantismo di Berlusconi (e Gianni Letta), ormai ai piedi della Merkel (via Tajani), chi frena Di Maio? Non basta sapersi fare il nodo alla cravatta anche il giorno di Pasqua per guidare un Paese G7: sempre populista resta agli occhi di Sergio.
Certo non lo frena Grillo. Il comico teorizza (con qualche seguito) che il Movimento è nato per fare le pulci ai governi, non per andare al governo. E per questo entra in rotta di collisione con Casaleggio Jr.
Verso l’erede ha un rapporto quasi filiale, anche se sa benissimo che a muoverlo sono argomentazioni economiche. E la stessa base irrequieta è piuttosto preoccupata per il secondo forno di “Giggino”, quello che intende aprire con il Pd. Per i pentastellati della prima ora sarebbe come accordarsi con la Casta di Renzi.
PALAZZO SPADA - CONSIGLIO DI STATO
Ed è per queste ragioni (prendere tempo) che ha accolto la richiesta di un mandato esploratore alla Casellati. L’inquilino del Colle sa benissimo che non porterà ad alcuno risultato concreto, in compenso ha evitato che i “due ragazzini” (nei corridoio del Quirinale così qualcuno chiama Salvini e Di Maio) facciano schiamazzi nella ex residenza estiva dei Papi. E per un governo del Presidente già si scalderebbe a bordo campo un “giovane” consigliere di Stato.
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