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IL CONGRESSO DI AZIONE VOLEVA EVIDENZIARE LE CONTRADDIZIONI IN POLITICA ESTERA DEL GOVERNO MA A EMERGERE SONO LE AMBIGUITÀ DELL'OPPOSIZIONE” – “LA STAMPA”: “IL CONGRESSO DI CALENDA DIVENTA UNA SPECIE DI RIFUGIO PER QUANTI COMINCIANO A RAVVISARE, NEL PD DI SCHLEIN, UNA MUTAZIONE GENETICA SUI TEMI E NEI METODI. È UNA MANNA DAL CIELO PER GIORGIA MELONI CHE, A OGNI APPUNTAMENTO DEL CENTROSINISTRA POTREBBE CHIUDERE CON UN ‘MENOMALE CHE CI SIETE, SENNÒ BISOGNEREBBE INVENTARVI’. IL PONTE CON TRUMP NON C'È, SALVINI OGNI GIORNO HA LE SUE PENE, MA L'ORDINE SPARSO E CACOFONICO DELLE OPPOSIZIONI LA LASCIA GALLEGGIARE SENZA PROBLEMI NELLA COMFORT ZONE DELLA SUA AMBIGUITÀ”

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Estratto dell’articolo di Alessandro De Angelis per “la Stampa”

 

GIORGIA MELONI E CARLO CALENDA

Ci diciamo, in riunione di redazione: andiamo a sentire che dice Giorgia Meloni al congresso di Azione. […] Certo […] i tempi sono proprio cambiati. Una volta mica funzionava così. Al congresso di un partito non parlava il leader dell'altro schieramento, peraltro subito dopo la relazione introduttiva del segretario, neanche fosse una contro-relazione. […] Immaginate se Silvio Berlusconi avesse preso la parola dopo D'Alema, Fassino o Veltroni e viceversa […].

 

[…] I maliziosi sostengono che, in questo modo, Carlo Calenda si è candidato a «fare la stampella» e, per questo, avrebbe concesso generosi spazi sul palco a mezzo governo. In verità, la sua intenzione era un'altra: rendere evidenti le contraddizioni del centrodestra sul terreno della collocazione internazionale, tra Salvini, che infatti non è stato invitato e il resto del cucuzzaro.

 

GIORGIA MELONI - CARLO CALENDA - PAOLO GENTILONI

E dialogare con chi condivide i fondamentali della collocazione atlantica, l'esigenza del riarmo e della difesa comune, cioè Meloni, Tajani, Crosetto. Insomma, fare del suo congresso lo specchio della difficoltà del governo, proponendosi come forza «responsabile» capace di aggregare su quei fondamentali.

 

Alla fine però l'appuntamento diventa politicamente un paradosso: lo specchio riflette le rovine del centrosinistra, quantomeno su quei temi che, in questo mondo confuso, proprio un dettaglio non sono. […] Calenda […] dice che «l'unico modo per stare coi Cinque stelle è azzerarli» e che mai e poi mai starà nel campo largo, però con Paolo Gentiloni farebbe l'alleanza anche «domani mattina», così come con Lorenzo Guerini. […]

 

[…] qui si sente a casa anche Pina Picerno, che trova anche motivi di consolazione dopo aver subito la crocefissione da parte del suo partito, per aver incontrato, alla fine dello scorso anno, dei think tank israeliani di destra nelle sue vesti di vicepresidente del Parlamento europeo.

GIOVANNI DONZELLI - GIORGIA MELONI - CARLO CALENDA

 

[…] Per farla breve, il congresso di Calenda diventa una specie di rifugio per quanti cominciano a ravvisare, nel Pd di Elly Schlein, i segni di una mutazione genetica, come contenuti sul tema in questione ma anche come riflesso d'ordine nei metodi. Voi capite che il senso politico di questo racconto, nel suo insieme, è una manna dal cielo per Giorgia Meloni che, a ogni appuntamento del centrosinistra, sia ove invitata, sia ove evocata potrebbe chiudere ogni riflessione con un «menomale che ci siete, sennò bisognerebbe inventarvi»: il ponte, quello con Trump, non c'è, con Salvini ogni giorno ha le sue pene, ma la stampella degli altri non viene mai meno. […] L'ordine sparso e cacofonico la lascia invece galleggiare senza problemi nella comfort zone della sua ambiguità.

GIORGIA MELONI E CARLO CALENDA

 

E, c'è poco da fare, l'irrisolto resta sempre il fattore Conte, che ha ritrovato il contesto per un ringalluzzimento da ennesimo nuovo inizio. Mica male, come capacità di reinventarsi dopo essere stato con Matteo Salvini ai tempi di Giuseppi, con il Pd finché era prono, con Mario Draghi finché gli è convenuto e ora, senza pagare dazio, fa il pacifista per acchiappare voti al Pd […]

GIORGIA MELONI E CARLO CALENDA