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Alessandro Gnocchi per “il Giornale”
Attenzione, si è smarrito l' intellettuale di sinistra. Chi lo dovesse ritrovare, è pregato di restituirlo ai suoi padroni presso il Partito democratico. Possibile che l'intellettuale impegnato, l'erede dell' intellettuale organico al Pci, sia evaporato senza lasciare traccia? Pare di sì. Non si è pronunciato né prima né dopo le elezioni. Poverino, che nostalgia deve provare in questo momento. Era bello ritrovarsi alla Leopolda di Firenze quando Matteo Renzi rottamava e sembrava che dovesse solo chinarsi a raccogliere il potere.
Era facile esprimersi sulla scia del 40 per cento rimediato da Renzi alle elezioni europee. Scrittori, artisti, giornalisti e saltimbanchi facevano a pugni per esprimere sostegno al nuovo padrone dell'Italia. Poi qualcosa è andato storto. Renzi è passato dalla popolarità alla impopolarità così alla svelta da stabilire un record. Il Partito democratico ha perso pezzi ed è tornato a essere quello che era: un mattatoio dove l'amico uccide l' amico.
Prima delle elezioni, gli intellettuali di sinistra avevano due spauracchi: i (supposti) populisti e i fascisti (inesistenti). I «populisti» hanno vinto le elezioni sia nella variante leghista sia nella variante a Cinque stelle. Ci si aspettava una reazione, un colpo di reni, un'alzata di scudi o almeno un girotondo, anche piccolo.
Niente. Scrittori, artisti e saltimbanchi non si sono fatti vivi, sembrano estinti. In questa strana atmosfera, in cui non si capisce chi comanderà, gli intellettuali di sinistra sono in difficoltà. A svegliarli non basta neppure il rischio che i «populisti» a Cinque stelle stringano un'alleanza proprio con il Partito democratico. Se la sinistra va con Grillo, poi non potranno lanciare appelli veementi sulla democrazia a rischio. Eppure continuano a dormire. Forse solo un accordo tra Movimento e centrodestra potrebbe restituire loro la parola.
Nel frattempo qualcuno si è sbilanciato proprio verso Luigi Di Maio, leader del Movimento. Pif, Massimo Cacciari, Salvatore Settis, Gustavo Zagrebelsky e Adriano Celentano hanno consigliato al Partito democratico di trovare un accordo con i pentastellati, sulla base di alcune (invisibili) affinità programmatiche.
Moni Ovadia si è esibito sul palco della convention organizzata da Davide Casaleggio ma si è dissociato da se stesso, sostenendo che la sua presenza non era un'adesione. Casi isolati che spiegano lo stato confusionale di chi non sa che pesci pigliare, avendo sempre creduto di tenere la verità in tasca. Insomma, in questo caos, l'intellettuale impegnato preferisce il letargo. Si ripresenterà quando tutto sarà chiaro e potrà riprendere a educare il volgo, separando i buoni dai cattivi, secondo convenienza (sua).
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