luca casarini giuseppe conte

“CONTE DOVREBBE SCUSARSI PER AVERMI FATTO SPIARE” – LUCA CASARINI, CAPOMISSIONE DELLA ONG MEDITERRANEA, ATTACCA L'EX PREMIER CHE, NEL 2019, AUTORIZZÒ I SERVIZI SEGRETI A INTERCETTARE IL SUO TELEFONO, CINQUE ANNI PRIMA CHE VENISSE UTILIZZATO IL SOFTWARE GRAPHITE DI PARAGON, CON IL VIA LIBERA DEL GOVERNO MELONI: “CONTE DOVREBBE DIRE ‘HO FATTO UNA CAVOLATA, ORA DISCUTIAMO DELL’INVADENZA DEI SERVIZI. INVECE HA PENSATO DI GIUSTIFICARSI: ‘AH IO HO SPIATO CASARINI, NON I GIORNALISTI’” – LA BORDATA ALLE OPPOSIZIONI: “HANNO LA CODA DI PAGLIA. MI RICORDO BENE: A DEFINIRCI I ‘TAXI DEL MARE’ NON È STATA LA MELONI, BENSÌ DI MAIO”

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Estratto dell’articolo di Alessandra Arachi per il “Corriere della Sera”

 

luca casarini

«Sono bipartisan, democratico, mi faccio spiare da tutti». Luca Casarini è il capomissione della ong Mediterranea, che con la sua nave fa i salvataggi in mare. Ha da poco saputo che Giuseppe Conte da premier è stato il primo ad autorizzare i servizi segreti a intercettare il suo telefono, prima che venisse utilizzato il software Graphite, della società israeliana Paragon, con il via libera di questo governo.

 

GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO

Non riesce a digerirlo: «Conte dovrebbe dire: scusate tanto ho fatto una cavolata, però adesso discutiamo dell’invadenza dei Servizi, del decreto Sicurezza. Invece ha pensato di giustificarsi: “Ah io ho spiato Casarini non i giornalisti”».

 

Le storie di spionaggio di Casarini e degli attivisti della ong le ha ricostruite il Copasir. E lui ha fatto suoi quei documenti: «Era dicembre del 2019 (governo «giallorosso», ndr) quando Conte ha firmato l’autorizzazione. La nostra nave Mare Jonio aveva cominciato a operare da ottobre del 2018 e già da quel momento eravamo finiti nel mirino, con Salvini ministro dell’Interno che fece un decreto “ad navem”, contro di noi».

 

ALFREDO MANTOVANO E GIORGIA MELONI - FOTO LAPRESSE

[...] Conte aveva ammesso di aver autorizzato da premier le intercettazioni di Casarini e di Beppe Caccia, negando di aver mai dato il via libera verso giornalisti come Francesco Cancellato: «Alla base c’era il clima sulla gestione dei flussi» migratori e indagini, anche della Procura, per chiarire se i salvataggi «avvenissero o meno in piena conformità con i regolamenti e i trattati internazionali».

 

Ammissioni al centro anche di uno scontro con la vicepresidente dem del Parlamento Ue Pina Picierno. Ma nei documenti del Copasir c’è scritto anche altro, continua Casarini: «Il 5 settembre 2024 Alfredo Mantovano ha autorizzato i servizi segreti a usare gli spyware di Paragon. È stata Meta ad avvisarmi, il 31 gennaio del 2025».

 

BEPPE CACCIA LUCA CASARINI

È stato molto turbato Casarini da quello spionaggio. «Con Paragon si può fare tutto, il telefono è totalmente in mano loro. E hanno anche la possibilità di mettere nel tuo telefono quello che vogliono».

 

 E, appunto, adesso ha potuto fare i conti facilmente: «Grazie al Copasir ho scoperto che mi spiano da 5 anni, cosa vogliono trovare ancora? Si sono trincerati dicendo: “Già la magistratura stava indagando”. Ma i dossier dei servizi segreti, per legge, non possono essere usati dalla magistratura. E mi chiedo: allora perché fate i dossier? A che servono?».

 

LO SPIONAGGIO SUI GIORNALISTI - VIGNETTA BY ELLEKAPPA

Casarini ha alle spalle un passato turbolento nei movimenti antagonisti, adesso però si è avvicinato alla Chiesa ed era molto vicino a papa Francesco. «Non faccio nulla di male. Anzi sì: disobbedisco alle leggi che vogliono che non si soccorra la gente in mare o che si diano i soldi ai lager in Libia».

 

Si sente orfano, in queste ore: «Ci vorrebbe un’opposizione degna di questo nome per prendere posizione contro l’abuso dei Servizi, di cui la destra sta ampliando i poteri. Ci vorrebbe un dibattito. Ma l’opposizione ha la coda di paglia».

[…]

 

don Mattia Ferrari e luca casarini

Vorrebbe cancellare questo episodio di Conte: «Vorrei andare da lui e dirgli, dai prendiamoci un caffè, guardiamo avanti, dobbiamo discutere sul ruolo dei servizi in questo Paese. Invece ho paura che dentro ci sia un po’ di rivendicazione. Mi ricordo bene: a definirci i “taxi del mare” non è stata la Meloni, bensì Luigi Di Maio».

luca casariniGIORGIA MELONI E ALFREDO MANTOVANO - FOTO LAPRESSEgiuseppe conte luigi di maio