DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL…
Marco Conti per il Messaggero
Il sospiro di sollievo proveniente da Palazzo Chigi - via Pechino - si è avvertito, ma è rimasto strozzato. La decisione di Standard&Poor' s di lasciare il rating invariato, era attesa dal presidente del Consiglio Conte che è in Cina per un forum sulla Via della Seta. Meno previsto è stato invece il giudizio, pesantissimo, sulle scelte di politica economica del governo che viene sonoramente bocciata dall' agenzia di rating americana.
luigi di maio giuseppe conte matteo salvini giovanni tria
I GRADINI Un giudizio che suona come un cartellino giallo in vista del rosso che potrebbe arrivare a settembre quando S&P, ma non solo, darà un nuovo giudizio sulla sostenibilità del debito pubblico italiano. Per ora nessun ulteriore declassamento del nostro debito che resta di soli due gradini sopra il livello spazzatura. Una decisione, quella dell' agenzia di rating americana, che solo formalmente conferma il giudizio di ottobre. Il report che accompagna la scelta è durissimo perché parla di «riforme che hanno spinto il Paese in recessione». Stavolta non è il presidente della Commssione Ue Juncker o qualche suo commissario, ma un' agenzia di rating a giudicare il governo. Valutazioni che incidono sulle scelte degli investitori, anche se ieri sera, e a mezza bocca, M5S e Lega definivano le valutazioni «troppo catastrofiste».
Una bocciatura, quella di ieri sera, netta, anche se S&P non mutando il rating sembra voler lasciare ancora del tempo all' Italia per correggere la rotta senza prendersi l' onere e la responsabilità di scatenare tempeste sui mercati. Oltre al sofferto decreto crescita - licenziato dal governo pochi giorni fa e che ha solo in parte compensato, con alcune misure, il disastro contabile rappresentato soprattutto da Quota100 - non sono però allo studio provvedimenti.
Anzi, nella allegra campagna elettorale che i due vicepremier conducono ormai in permanenza, e spesso a suon di reciproci insulti, non mancano ipotesi e proclami di provvedimenti di spesa (flat-tax, salario minimo) che rischiano di far drizzare ancor più le antenne a chi dovrebbe investire in Italia, e non solo comprando debito In attesa delle stime della Commissione europea previste per il 7 maggio, e che potrebbero riservare novità sul fronte dei conti pubblici, al ministro dell' Economia Giovanni Tria tocca ora il non facile compito di contenere i due vicepremier che continuano a fare spallucce quando parla il Mef, pur non avendo l' esatta cognizione dei ruschi che corre il Paese e neppure un' idea per scongiurare - per esempio - l' aumento dell' Iva.
luigi di maio giuseppe conte matteo salvini giovanni tria
Ma poichè tutto sembra ormai concentrarsi sull' appuntamento del 26 maggio, e non solo in Italia, è difficile attendersi novità nel breve periodo. Dopo quella data si capirà se al governo basterà una registrata per andare avanti - ipotesi sempre più improbabile - oppure se scatterà il game-over per un esecutivo da tempo imballato in polemiche mentre il debito sale, la crescita scende e lo spettro di una manovra correttiva si concretizza.
IL BALLO Per invertire la rotta, come chiede l' agenzia americana, l' attuale governo dovrebbe di fatto smentire se stesso e la sua politica assistenziale. E' quindi probabile che tra i due partiti - ora o dopo le Europee - si scateni lo scarico delle responsabilità e uno scontro su cosa fare che renderanno ancor più complicata la convivenza.
Ma c' è un' ultima considerazione da fare. Il report dell' agenzia americana è un segnale forte per le materia di competenza del ministro Tria, ma anche per il collega degli Esteri Moavero e per lo stesso Conte che ha sempre confidato nel sostegno dell' amministrazione americana e di Trump anche sul fronte del debito. Oltre che sulla Libia.
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