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Un mix di tagli selettivi a ogni singolo ministero, di revisione delle detrazioni fiscali e dei soliti aumenti delle accise. E’ questo il mix di misure al quale lavorerà Palazzo Chigi per riportare sotto controllo i conti pubblici. Il tutto con un commissariamento di fatto del ministero dell’Economia.
Alla vigilia del dato sul pil del secondo trimestre che riporterà sulla terra le aspettative del governo Renzie (scommetteva su un +0,8% nel 2014, ma se va bene sarà un +0,2), Renzie prepara gli interventi per evitare l’aumento delle tasse, almeno quello formale e visibile. Perché, per esempio, si danno per scontate le solite manovre sulle accise, con annessi magheggi su benzina, fumo e gioco d’azzardo legalizzato.
Ma il cuore della manovra di rientro sui conti pubblici – Renato Brunetta, intervistato da Dagospia, dice che mancano 25-30 miliardi – è il giro di vite sui vari ministeri. Non saranno tagli lineari, ma ci saranno obiettivi di risparmio fissati da Palazzo Chigi e diversi per ogni singolo dicastero di spesa. Avranno successo?
Diciamo che qui la valutazione è molto politica: trattandosi in gran parte di ministeri affidati da Renzie a persone che gli devono tutto e hanno scarsa autonomia politica, il ragionamento che si fa è quello del “non potranno che adeguarsi”. Insomma, non andrà come ai tempi di Giulio Tremonti, quando ogni singolo ministro si andava a lamentare da Letta e Berlusconi e la scampava. “Lì c’erano i Maroni, qui ci sono le Mogherini e le Madia”, riassume un tecnico di provata esperienza.
Sulla parte fiscale, quella relativa al taglio delle detrazioni, Renzie chiederà al ministero dell’Economia di andare giù pesante. A voler essere pignoli, il taglio delle detrazioni sarebbe però un aumento di tassazione, ma Pittibimbo e la macchina informativa di Palazzo Chigi metteranno la sordina su questo aspetto “antipatico”. Quanto alla cosiddetta “patrimoniale” non dovrebbe esserci nessuna misura shock, ma ci sarà un’accelerazione della revisione del catasto, in modo da ottenere maggior gettito dalla solita casa.
La tempistica, poi, è importante. Renzie non può permettersi di fare tutto a ottobre, al momento di consegnare il nuovo Def, perché rischierebbe una staffilata da Bruxelles. Sa che deve giocare d’anticipo su ogni possibile critica e annunciare lui, autonomamente, interventi correttivi per settembre. Più si andrà avanti in questo percorso, nelle prossime settimane, e più risulterà evidente che la regìa economica del governo si sposta definitivamente a Palazzo Chigi e che Renzie prende per sé, di fatto, anche l’interim dell’Economia.
Palazzo Chigi
ministero economia
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