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Annamaria Piacentini per “Libero Quotidiano”
luciano casamonica michele placido
Attore, sceneggiatore e regista, Michele Placido a 72 anni continua a sorprendere. Al recente festival del cinema di Castiglione, organizzato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo il suo ultimo 7 minuti (storia di un gruppo di operaie di un' azienda tessile italiana, acquistata da una multinazionale estera) è stato applauditissimo. Ora ha nuovi progetti e ce ne parla in esclusiva.
Come regista sceglie sempre di raccontare storie reali: perché?
«Mi piace dirigere storie forti, coraggiose, reali, appunto».
Lo ha fatto anche con 7 minuti. Cosa la intrigava di quella storia?
«Il coraggio delle donne. Donne che devono essere stimate e aiutate quando mantengono la loro dignità, la loro forza. In Italia ha avuto successo, ma non credo per il passaparola, è il messaggio del diritto al lavoro che ha trionfato».
Adesso che progetti ha?
«Un nuovo film dal titolo: Caravaggio. Inizieremo a lavorare agli inizii del prossimo anno, ora siamo in una fase di ricerca storica che ha dei passaggi molto interessanti».
Per esempio?
«La sua strana morte. Era un uomo amato e perseguitato, la sua fine ingloriosa lo dimostra. Ecco, un' altra cosa per cui non si può discutere, è la nostra storia».
michele placido e federica vincenti
In che senso?
«Attraverso il Rinascimento fino ad oggi, credo che non ci sia Paese al mondo che può vantare la nostra storia culturale. Il cinema non pone più domande, io cerco di farlo, voglio costruire un film che farà riflettere».
Lo ha fatto anche con Romanzo criminale e Vallanzasca. Il primo ha aperto ad un tipo di cinema molto imitato. L'altro ci ha raccontato ogni passaggio di un bandito milanese. È stato difficile?
«Romanzo criminale ha messo in scena una Roma che non si conosceva. Se ne parlava, ma non si approfondiva. Il film ha iniziato una "guerra" che ha fatto la fortuna di molti produttori. Ha anticipato la verità su una città apparentemente insospettabile. È un film politico».
Vallanzasca?
«Mi interessava capire come un ragazzo di buona famiglia fa una scelta sbagliata. Vallanzasca si è disperato quando ha visto le scene del film in carcere: è all' ergastolo. Tanti pentiti sono usciti, a lui invece hanno buttato la chiave».
Oggi, tutti parlano di politica. Lei cosa ne pensa?
«Quando ho interpretato Il sangue dei vinti, ambientato nella seconda guerra mondiale e ispirato all' omonimo libro di Giampaolo Pansa, si coprivano i partigiani e le vendette anche nei confronti di ragazze che venivano violentate solo perché erano figlie dei Podestà. Ci sono state polemiche e ho avuto dei problemi. Denunciavo una certa politica».
E poi, cosa è accaduto?
«Era la storia, quella vera. Colpevoli? Sia di sinistra che di destra. Io che ero di tradizione socialista, sono rimasto deluso anche da quel partito».
Quindi è apolitico?
«Guardo con interesse al nuovo governo, a questo cambiamento. Non mi auguro che fallisca, ma che porti avanti le proprie idee. Sulle riforme diamogli tempo. Poi si vedrà».
Secondo lei perchè tanta gente le vuole bene?
««Ho sempre lavorato con onestà intellettuale, cercando di fare dare lavoro e di comportarmi nel modo giusto».
margherita buy e michele placido
Si considera fortunato?
«Sì, ho avuto fortuna. Ero un giovane che veniva dal Sud, non conoscevo nessuno e avevo tanta voglia di mettermi alla prova come attore. Ho studiato all'Accademia di Arte Drammatica e negli anni ho lavorato con Monicelli, con i fratelli Taviani, Bellocchio, Lizzani, Moretti, Tornatore e con Ronconi a teatro. Ed è il palcoscenico che mi ha insegnato tutto: a vivere, a superare le difficoltà».
Ora è felice?
«Sì, è un bel periodo. Produco ciò in cui credo. Mia moglie Federica che è molto più giovane di me, mi è vicina ed ho un figlio meraviglioso che ha 12 anni».
Non mi dica che non litiga mai con sua moglie?
«Sì, è capitato (e ride, ndr). Anzi abbiamo passato un periodo difficile, ma quando ci si ama si supera tutto. Ora stiamo lavorando insieme al nuovo film. Sto bene ed è un momento bellissimo».
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