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LA CORTE PENALE INTERNAZIONALE BACCHETTA ANCORA PALAZZO CHIGI SUL PASTICCIO ALMASRI – I GIUDICI DELL’AIA RIBADISCONO CHE IL GOVERNO MELONI DEVE PRESENTARE ENTRO IL 22 APRILE LA MEMORIA DIFENSIVA SUL CASO DEL TORTURATORE LIBICO RILASCIATO DALL’ITALIA NONOSTANTE IL MANDATO D’ARRESTO INTERNAZIONALE – L’ESECUTIVO AVEVA CHIESTO UNA PROROGA, ADDUCENDO COME CAUSA IL PROCEDIMENTO PENALE AVVIATO DAL TRIBUNALE DEI MINISTRI, CHE VEDE COINVOLTI LA PREMIER, IL SOTTOSEGRETARIO MANTOVANO E I MINISTRI NORDIO E PIANTEDOSI…
Estratto dell’articolo di Lirio Abbate per www.repubblica.it
Non può essere accolta dalla Corte internazionale la richiesta del governo italiano di prorogare il termine di presentazione della memoria difensiva sul caso Almasri nel procedimento che la Cpi ha avviato contro l'Italia.
Lo scudo dietro al quale Palazzo Chigi ha tentato di ripararsi è l’istruttoria penale avviata dal tribunale dei ministri. I giudici della Corte internazionale spiegano però al governo italiano che devono rispondere alle contestazioni sollevate contro l’Italia e che nessun procedimento nazionale può essere di ostacolo all’accertamento della Pre-Trial Chamber, chiamata ad accertare il motivo per il quale il governo non ha adempiuto alla consegna all’Aia del generale libico Almasri, accusato, con un mandato di cattura internazionale, di crimini contro l'umanità.
La Cpi aveva invitato il governo di Giorgia Meloni a fornire una memoria difensiva, entro marzo, motivando il perché non ha adempiuto alla richiesta della Corte, non solo sul fatto che non è stato trattenuto il ricercato, ma anche sulla mancata consegna del materiale che Almasri aveva con sé […]
Il governo, adesso, si è trincerato dietro al fatto che non può depositare la memoria difensiva perché è in corso il procedimento penale da parte del tribunale dei ministri che vede coinvolti la premier Giorgia Meloni, l'Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Alfredo Mantovano, i ministri della Giustizia, Carlo Nordio, e dell'Interno, Matteo Piantedosi dopo un esposto dell'avvocato Luigi Li Gotti che aveva chiesto accertamenti per i presunti reati di favoreggiamento e peculato.
GIORGIA MELONI E IL CASO ALMASRI - MEME BY FAWOLLO
Una motivazione che ha fatto scattare i giudici della Chamber, i quali spiegano al governo nella loro decisione resa pubblica solo adesso che «la determinazione se uno Stato non abbia collaborato con la Corte internazionale è indipendente da qualsiasi procedimento nazionale, in particolare da quelli avviati dopo che la questione è all'esame della Chamber». E quindi per la Cpi: «Il procedimento davanti alla Corte non può essere condizionato da alcun procedimento nazionale». […]
Pur tuttavia, prendendo atto della volontà dell'Italia di impegnarsi in un ulteriore dialogo con la Corte, i giudici dell’Aia hanno dato una proroga fino al 22 aprile 2025, alle ore 16 […]
Tutto parte da quando l’Italia non ha collaborato, e non ha cercato di interloquire con la Corte penale internazionale, prima di far tornare libero il torturatore libico. Per questo motivo è stata avviata all’Aia una procedura di condotta «inadempiente». Con l’avvio formale della procedura di accertamento la Cpi aveva impegnato l’esecutivo a consegnare una memoria entro trenta giorni che scadevano il 17 marzo.
IL PASSAPORTO DOMINICANO DI ALMASRI
Spiegazioni che devono essere valutate dalla Corte che sta procedendo per «accertamento di mancata cooperazione», e quindi valutare «se la questione debba essere deferita al Consiglio di sicurezza» dell’Onu.
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