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Stefano Zurlo per “il Giornale”
Presunzione di colpevolezza. Venti mesi in carcere ma il processo è di là da venire. Nicola Cosentino, detto Nick 'o 'mericano, viene arrestato, fra squilli di tromba, il 3 aprile dell' anno scorso. Con lui vengono ammanettati i fratelli Antonio e Giovanni.
Per l' accusa, amplificata dai titoloni dei giornali, i Cosentino avevano trasformato la vendita dei carburanti in provincia di Caserta, loro feudo, in un business criminale. Da allora, però, del processo non c' è traccia, anche se restano le accuse pesantissime: estorsione e concorrenza sleale aggravata dalla finalità camorristica. Quel marchio lui se lo porta dietro da anni.
Il 15 marzo 2013, ormai decaduto da parlamentare dopo un estenuante tira e molla con Berlusconi, Cosentino viene arrestato una prima volta per concorso esterno: sarebbe il «referente nazionale delle cosche casalesi».
Sarà.
Ma la sostanza, molto italiana, è che alla prova muscolare e mediatica della custodia cautelare non è seguito un dibattimento altrettanto celere. No, il primo procedimento, alimentato dal solito grappolo di pentiti, si trascina stancamente, udienza dopo udienza.
Il secondo, quello legato alla benzina, deve ancora cominciare.
Intanto, sommando i diversi segmenti, l' ex sottosegretario all' economia del governo Berlusconi ha già trascorso più di due anni in galera. Senza nemmeno una condanna. Ma così spesso vanno le cose nel nostro Paese. Come diceva il pm veneziano Carlo Nordio, con un felice paradosso, in Italia si entra in cella da innocenti e si esce quando è stata accertata la colpevolezza.
NICOLA COSENTINO ALLA CONFERENZA STAMPA
Cosentino è stato in prigione dal 15 marzo al 26 luglio 2013, poi è finito ai domiciliari ed è tornato libero solo l' 8 novembre di quell' anno. Ma per pochi mesi. Perché il 3 aprile successivo è andato a sbattere contro l' altra inchiesta, che poi gira e rigira il coltello nella stessa presunta piaga: il rapporto fra il politico campano e i clan casalesi, sulla frontiera incerta fra lo Stato e il mondo criminale.
Nessuno contesta il dovere di fare giustizia, ci mancherebbe, ma qualcosa non torna: i riflettori si sono spenti, il potere è svanito, gli incarichi di prestigio non ci sono più, ma lui resta dentro. E deve difendersi, nel procedimento per concorso esterno, dai racconti dei collaboratori che risalgono indietro nel tempo a dieci anni se non di più.
Ecco che ora Fabrizio Cicchitto, di Ncd, denuncia lo scandalo anche se il nome di Cosentino è politicamente scorretto e anzi lui è considerato un impresentabile, marchiato dai rapporti con i camorristi.
«È assolutamente incredibile - afferma Cicchitto - che Nicola Cosentino sia sottoposto da oltre un anno e mezzo a un arresto in carcere senza processo. Capiamo che l' aggravante è di essere stato un parlamentare ma la situazione è assolutamente inaccettabile e se fossimo in uno stato di diritto dovrebbe esserci l' attenzione del Csm».
Invece c' è l' attenzione della magistratura. Il 29 aprile scorso Cosentino è stato riarrestato perché nel carcere di Secondigliano avrebbe ricevuto un trattamento particolarmente morbido.
Così gli è piovuto in testa un nuovo ordine di custodia cautelare ed è stato trasferito a razzo nel carcere di Terni, mentre la moglie ha ricevuto l' obbligo di dimora a Caserta. E dunque i coniugi non possono nemmeno incontrarsi.
Si aspettano le sentenze, ma per ora l' unico verdetto è quello della custodia cautelare. La Costituzione può attendere: Nick 'o ' mericano è presunto colpevole.
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