TREMA, OBAMA, TREMA - IL FANTASMA DI MITT ROMNEY ALEGGIA SULLA RIELEZIONE DELLO SBARACKATO (L’ULTIMO SONDAGGIO DÀ VINCENTE IL REPUBBLICANO 45 A 39) E TORNA AD AFFACCIARSI L’IPOTESI DI HILLARY CANDIDATA VICE PER RIVITALIZZARE LA BASE LIBERAL INCAZZATA NERA COL NEGRITO - E CHE FARE DEL POVERO JOE BIDEN? MAGARI METTERLO PROPRIO AGLI ESTERI AL POSTO DELLA SIGNORA CLINTON…

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Anna Guaita per il Messaggero


Ancora non si danno pace. Anzi, le loro speranze si stanno nuovamente surriscaldando: coloro che nel 2008 avrebbero voluto vedere la nomination democratica andare a Hillary Clinton sperano che le ultime voci siano vere, e che davvero Obama stia per chiedere alla sua ex rivale di lasciare il posto di Segretario di Stato e correre al suo fianco come vice. Le voci sono esplose dopo che il vicepresidente Joe Biden è stato impegnato in una serie di delicate missioni all'estero. È noto che Biden ha la passione della politica estera, dopotutto da senatore è stato presidente della Commissione Affari Esteri, per questo la sua iperattività ha rinfocolato le idee di un rimpasto: Biden e Hillary si scambierebbero i posti, lui agli Esteri, lei vicepresidente.

L'ultimo a lanciare questa idea è stato Robert Reich, che durante la presidenza di Bill Clinton fu ministro del Lavoro ed è oggi un professore e opinionista rispettato. Reich però ammette di non avere nessuna prova che una simile mossa stia per accadere. La ipotizza con forza perché crede che Obama abbia bisogno di ricompattare la base liberal, delusa dalla sua presidenza troppo moderata e disposta al compromesso.

L'ipotesi lanciata da Reich ha spinto il sito Drudgereport, uno dei più schierati a destra, a ripescare una vecchia copertina di Time del maggio del 2008, quando ancora non si sapeva se a prevalere nelle primarie democratiche sarebbe stato Obama o Hillary. Il titolo diceva «Ce ne può essere solo uno», che però oggi potrebbe suonare come «Ce ne può essere solo una (di scelta)», e cioè un ticket Obama-Hillary.

Altri analisti pensano che il passo sia necessario perché in casa repubblicana gli elettori stanno tornando all'ovile e stringendosi intorno all'ex governatore del Massachusetts, Mitt Romney. L'ex governatore non piace alla base ultraconservatrice, ma è l'unico nella pattuglia dei candidati ad avere reali chances di sconfiggere Obama. Sebbene infatti la popolarità del presidente sia andata risalendo, ieri l'ultimo sondaggio nazionale della Rasmussen dava Romney in vantaggio su Obama 45 a 39.

La rivista Economist ha preso in giro l'indecisione dimostrata finora dai repubblicani, che cercano un candidato con la disposizione solare di Ronald Reagan, la faccia tosta di Sarah Palin, l'intelligenza di Richard Nixon, i muscoli di Arnold Schwarzenegger, ecc. Cioè un candidato inesistente. Per questo hanno finora saltellato dalla deputata Michele Bachmann al governatore del Texas Rick Perry, dall'ex manager afro-americano Herman Cain all'ex presidente della Camera Newt Gingrich. Gli ultimi a scaldare i cuori della destra sono il deputato texano Ron Paul e l'ex senatore della Pennsylvania Rick Santorum.

Ma per quanto certe idee di Paul possano piacere - ridurre le dimensioni del governo federale, vietare l'aborto - altre causano non poco nervosismo, come l'idea di legalizzare le droghe. Santorum, un cattolico ultraconservatore nipote di immigrati italiani, avrebbe i numeri per conquistare la destra, ma non ha fondi a sufficienza per una lunga battaglia. L'establishment del partito lo sa e per questo si è mobilitata per consolidare il sostegno intorno a Mitt Romney. E a quanto pare ci sta riuscendo.

 

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