LA CROCIATA ANTI-ABORTISTA DI OBAMA CONTRO LA PILLOLA DEL GIORNO DOPO

Massimo Vincenzi per "la Repubblica"

«L'America non è più un paese per donne», scrive la rivista The Nation raccontando le nuove leggi restrittive sull'aborto approvate da molti Stati. E ora lo scontro sul fronte del controllo delle nascite trova un altro, infuocato, campo di battaglia: la pillola del giorno dopo per le adolescenti. L'Amministrazione Obama, attraverso il Dipartimento di Giustizia, decide infatti di ricorrere contro la sentenza di un giudice federale, che in aprile ha stabilito «la necessità di mettere a disposizione di tutte le donne senza alcun limite di età il farmaco d'emergenza».

La mossa della Casa Bianca - che non è d'accordo con una deregulation totale: «L'uso può essere esteso, ma servono dei paletti» - arriva il giorno dopo l'apertura della Food and Drug Administration. L'agenzia federale ha infatti approvato la vendita senza prescrizione medica di un contraccettivo specifico (il Plan B), alle ragazze che hanno compiuto 15 anni (il limite ora è di 17).

Quello del presidente è un equilibrismo difficile, costretto a camminare su un filo sottile in continua tensione tra i gruppi conservatori antiabortisti che sono sempre più forti e gli attivisti per i diritti delle donne e per il controllo delle nascite, che comunque restano lo zoccolo duro dei Democratici.

Nel ricorso sarà contestata al giudice l'autorità e la competenza sulla materia: «Non c'è niente di politico in tutto questo, ci occupiamo solo di porre i limiti che la legge prevede ai tribunali. La Casa Bianca non è stata nemmeno informata di tutto questo», spiegano gli uomini del Dipartimento di Giustizia.

Ma invece la battaglia è tutta politica, come quando due anni fa il ministro della Sanità, Kathleen Sebelius, decise, con un inconsueto blitz, di bloccare la vendita della pillola alle giovani ragazze senza prescrizione. Una scelta unica del suo genere che ribaltò completamente l'indicazione della Fda che aveva poco prima «dato il via libera ad una distribuzione senza limiti perché non ci sono controindicazioni mediche a riguardo».

La mossa del ministro venne applaudita da Obama che, in vista della difficile campagna elettorale per il secondo mandato, voleva tenersi buona la parte moderata del paese: «Come padre di due ragazzine sono totalmente d'accordo con questa scelta e sono sicuro che anche altri genitori la pensano allo stesso modo», disse allora. E molti commentatori, anche progressisti, gli diedero ragione: «Togliere i limiti sarebbe un pessimo segnale per le nostre ragazzine, come un irresponsabile semaforo verde».

Ma, ora, il ricorso accende nuove polemiche: «E' un passo indietro per la salute delle donne, sono milioni ad aver bisogno di poter accedere a questo prodotto sicuro ed efficace. E la prevenzione di gravidanze indesiderate, soprattutto negli adolescenti, non dovrebbe essere ostacolata da politici», spiega al New York Times Terry O'Neill della National Organization for Women.

E Cecile Richards, presidente della Planned Parenthood Federation of America aggiunge: «Non c'è alcuna base scientifica per vietare questo farmaco, il blocco va subito rimosso. Obama sta commettendo un grave errore».

L'Huffington Post non ha dubbi su quello che sta succedendo in questi mesi in America e titola: «I Repubblicani alla guerra del sesso».

E cita le molte crociate intraprese dalla parte più conservatrice nella speranza di ritrovare un anima al partito dopo la sconfitta elettorale. Le leggi restrittive sull'aborto, appunto, ma anche la lotta contro i medici e le cliniche dove si pratica l'interruzione della gravidanza. E ancora i tagli ai fondi che servono per finanziare i programmi di educazione sessuale nelle scuole.

E di nuovo l'idea di dar vita ad un progetto da 500 milioni di dollari per convincere gli adolescenti a scegliere la strada della castità e dell'astinenza come vera arma contro le malattie sessuali e le gravidanze indesiderate: «Nemmeno se dai quella cifra ad ogni sedicenne americano quello smette di fare sesso», scrive ironico un blogger sul sito. E un medico posta nei commenti del New York Times: «Le scuole non insegnano ai nostri ragazzi la prevenzione, così nessuno sembra farsi carico delle conseguenze: la decisione di far ricorso è decisamente una brutta notizia».

In mezzo alle parole della politica, restano i numeri, con le statistiche costrette a inseguire mese dopo mese il dato sempre maggiore di mamme adolescenti, le "teen mom". Le tante Juno che però nella vita vera faticano a vincere l'Oscar della felicità.

 

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