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Roberto Giovannini per "la Stampa"
Anche il Csm chiede lumi sulla discussa intervista al «Mattino» del giudice della Cassazione Antonio Esposito, presidente del collegio che ha condannato Silvio Berlusconi in via definitiva per frode fiscale. I vertici di Palazzo dei Marescialli hanno dato il via libera alla richiesta presentata dai laici del Pdl di aprire una pratica sul magistrato, che - accusa il gruppo - con le sue affermazioni al quotidiano non solo ha «anticipato» le motivazioni della sentenza che ancora devono essere depositate, ma rischia di condizionare il giudice relatore che dovrà redigerle.
Il fascicolo è stato assegnato alla Prima Commissione del Csm, presieduta dal laico del Pdl e presidente emerito della Consulta Annibale Marini, e che è competente sui trasferimenti d'ufficio per incompatibilità ambientale e funzionale dei magistrati. La prima riunione si potrebbe tenere il 6 o il 7 settembre.
La decisione è stata presa «in via d'urgenza» dal vice segretario generale Marco Patarnello su disposizione del vice presidente Michele Vietti, e dopo aver sentito i vertici della Cassazione, quali componenti del Comitato di presidenza del Csm. Una scelta che testimonia la preoccupazione e l'irritazione di Palazzo dei Marescialli per un'intervista già bollata come «inopportuna» dal primo presidente della Cassazione Giorgio Santacroce e dall'Associazione nazionale magistrati.
Soddisfatto uno dei firmatari della pratica, Nicolò Zanon, secondo cui la trasmissione in via d'urgenza «ha un significato istituzionale molto chiaro, si è ritenuto che la pratica meriti attenzione elevata, visto la risonanza mediatica e i valori di credibilità e legittimazione dell'attività giudiziaria e della stessa Cassazione coinvolta in questa vicenda».
Intanto Esposito, che già mercoledì aveva smentito le frasi clou dell'intervista (a cominciare dal concetto che Berlusconi è stato condannato perché sapeva, non perché non poteva non sapere), conferma le sue accuse al quotidiano napoletano.
Dopo aver ascoltato la registrazione della sua conversazione, messa on line sul suo sito dal giornale, ribadisce che il contenuto dell'intervista è stato «manipolato» con l'inserimento di una domanda sul processo Mediaset «mai invece rivoltagli dal giornalista» e che né domanda né risposta erano riportate nel testo da lui ricevuto via fax e approvato per la pubblicazione; peraltro le sue considerazioni si riferivano in modo «del tutto generico» alle sentenze di primo e secondo grado e non al lavoro svolto dalla Suprema Corte. Nessun commento invece sui giudizi di inopportunità espressi sulla sua intervista: «su questo non voglio entrare», taglia corto Esposito.
Torna a respingere le accuse del magistrato il direttore del Mattino Alessandro Barbano, che parla di una «smentita surreale»: «ho assistito alla telefonata in cui Antonio Manzo gli ha comunicato che avrebbe inserito anche la parte dell'intervista sulle motivazioni» e dunque sulla frase contesa relativa al «non poteva non sapere», assicura.
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