CULATELLO SI METTA A LETTA (“OTTIMO PREMIER”) PER SCALCIARE IL NEMICO RENZI

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M. Gu. per "Il Corriere della Sera"

L'avanzata dei sindaci rimescola le carte nel Pd, in vista del congresso d'autunno. Guglielmo Epifani puntella la sua leadership, Pier Luigi Bersani torna a parlare e scaglia pietruzze, Walter Veltroni rilancia la vocazione maggioritaria. E Matteo Renzi si prepara a guidare il fronte antigovernativo.

I risultati nelle città innescano reazioni a catena. L'ex segretario torna in tv e, a Ballarò, si schiera con Enrico Letta e contro lo sfidante naturale del premier, il sindaco di Firenze. Gli chiedono se è Matteo Renzi il futuro candidato a Palazzo Chigi e Bersani, brusco: «Noi abbiamo un ottimo presidente del Consiglio, si chiama Enrico Letta. Dobbiamo governare, non si scappa dalle nostre responsabilità».

Il 4 giugno Guglielmo Epifani riunirà la direzione nazionale e Bersani spezza una lancia a favore della separazione dei ruoli: primarie per eleggere il segretario, che però non dovrà più coincidere con il candidato premier «perché adesso ce l'abbiamo». Renzi non lanci ora la sua candidatura e il Pd sostenga Letta, sprona Bersani, perché «l'Italia ha bisogno di un governo», anche se di larghe intese. E sul sindaco dice: «Non condivido alcune proposte e metodi venduti come nuovi che mi sembrano solo rimasticature degli anni 90».

I ragionamenti dell'ex leader preparano il terreno alla battaglia tra l'anima filogovernativa e quella antagonista, in vista delle assise. «Il congresso si deve tenere entro ottobre, se ce lo fanno fare io mi candido...», conferma Pippo Civati. Renzi intanto si prepara a incalzare l'esecutivo e a Palazzo Chigi temono che voglia mettersi alla guida dei nemici del governissimo. «Il governo sarà forte se farà le cose - avverte il sindaco al Tg1 - Se vivacchia trascinerà l'Italia in basso».

Bersani è ottimista, pensa che Letta «se la caverà» anche di fronte alle scadenze «dirimenti» che lo aspettano e chiede a Berlusconi di non mettere scadenze all'esecutivo: «Il Pdl cercherà di farci stancare, ma un governo dura finché un Paese lo sente». Per la prima volta dopo il «tradimento» dei franchi tiratori e le dimissioni, l'ex segretario parla del suo stato d'animo, dice che non ha bisogno di uno psichiatra e che è tornato persino al cinema.

Ma non si pensi che andrà ai giardinetti: «Userò la mia autorevolezza e lavorerò perché il congresso ci consegni una leadership tarata sulle responsabilità di governo». Infine rivendica lo streaming con i 5 Stelle, convinto che «l'arroganza umilia chi ce l'ha».

Tutti contro Grillo. Renzi ironizza sul fatto che volevano dimezzare i parlamentari mentre «hanno dimezzato solo i loro voti». Se il M5S è stato punito, attacca Epifani, è perché «aveva la possibilità di cambiare il Paese, ma si è ritirato sull'Aventino». Per il Pd il voto «è andato bene» rivendica il segretario, «ma non per altri».

Il «buon governo» del centrosinistra è stato premiato, le liste e i candidati del Pd hanno ottenuto «un risultato importante». Lo stesso non può dirsi del Pdl ed Epifani infierisce sull'alleato-avversario: «Ho visto qualche segnale di nervosismo... Ma quando un partito si assume una responsabilità di governo, questo deve far premio sulle convenienze». Una forza politica «seria e responsabile» imbocca una strada e poi «va fino in fondo».

 

 

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