TRE CUORI IN AFFARI - SCAJOLA, MATACENA E CHIARA RIZZO AVEVANO MOLTI AFFARI IN COMUNE - LA BIONDA “LADY CHAMPAGNE” VOLEVA TRASFERIRE A MONTECARLO IL SUO CONTO DA 1 MILIONI DI DOLLARI ALLE SEYCHELLES

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Giovanni Bianconi e Carlo Macrì per ‘Il Corriere della Sera’

 

MATACENA CHIARA RIZZO SCAJOLAMATACENA CHIARA RIZZO SCAJOLA

«La disamina della documentazione ha consentito di confermare i rapporti e le relazioni d’affari tra i coniugi Matacena-Rizzo e Claudio Scajola», scrivono gli investigatori della Dia nel rapporto inviato alla Procura di Reggio Calabria sui documenti sequestrati all’indomani dell’arresto dell’ex ministro e della moglie dell’ex deputato di Forza Italia tuttora latitante a Dubai, condannato a cinque anni di carcere per collusione con la ‘ndrangheta. Dunque Scajola e il compagno di partito in fuga avevano affari in comune, gestiti anche attraverso Chiara Rizzo, la consorte di Matacena in via di separazione davanti al tribunale di Montecarlo.
 

CHIARA RIZZO MATACENA E CLAUDIO SCAJOLACHIARA RIZZO MATACENA E CLAUDIO SCAJOLA

A sostegno degli interessi comuni, gli analisti della Dia citano le carte trovate all’interno di una «busta contenente documentazione personale» intestata all’ex onorevole. Lì c’era «una email datata 11.08.2012 spedita da Maria Teresa Scajola, moglie di Scajola Claudio, a Amedeo Matacena, avente ad oggetto: Progetti Comuni con Paesi non membri dell’Unione europea.

 

In particolare l’email fa riferimento al G.S.E., Gestore dei Servizi Energetici, ed alla posizione dei paesi membri Ue e dell’Italia per lo sviluppo delle energie rinnovabili nei paesi Balcani, Ucraina e Moldavia». In un’altra lettera all’ex parlamentare — all’epoca già condannato per concorso esterno con la mafia calabrese, ma non ancora in via definitiva — la stessa signora Scajola «si sofferma sul ruolo dell’Italia per quel che riguarda l’elettricità prodotta nei Balcani, con particolare riguardo alla strategia energetica dell’area che sarebbe stata adottata dai ministri il successivo ottobre 2012».
 

CHIARA RIZZO E AMEDEO MATACENACHIARA RIZZO E AMEDEO MATACENA

Claudio Scajola è stato ministro dello Sviluppo economico fino al 2010, e il sospetto degli inquirenti è che abbia utilizzato conoscenze e rapporti instaurati all’epoca del suo impegno governativo per indirizzare gli investimenti economici suoi e dei coniugi Matacena. In una delle cartelle intestata al «progetto Itacoprecast concernente la veloce realizzazione di unità immobiliari prefabbricate da realizzare in vari Paesi esteri» è stata trovata «documentazione relativa a procedimenti penali che hanno interessato Matacena Amedeo».

 

AMEDEO E CHIARA MATACENA AMEDEO E CHIARA MATACENA

Nello stesso raccoglitore c’era pure «un appunto di cinque pagine, concernente il valore di perizia di 18 resort/hotel appartenenti alla catena Una Hotel. È presente un appunto concernente note indicative sugli alloggi sociali in Costa d’Avorio e informazioni varie sui vantaggi offerti dallo Stato africano per i progetti immobiliari».
 

Con la condanna per ‘ndrangheta seppure non definitiva sulle spalle, l’ex onorevole ha ottenuto — stando alla documentazione trovata — un incarico di consulenza della società Tecnofin, attiva nel settore dei prefabbricati, per «consulenza professionale consistente nel rappresentare la Srl nella gestione dei rapporti con le istituzioni pubbliche, gli enti e le aziende private, su tutto il territorio nazionale, cinese, brasiliano, libico, iracheno e indiano».
 

Dopo essersi districati nel mare di atti relativi alle tante società dai nomi più disparati, gli analisti finanziari della Dia sono arrivati alla conclusione che «i coniugi Matacena-Rizzo detengono il controllo in via diretta e/o mediata, di una vasta galassia societaria, organizzata secondo lo schema tipico delle “scatole cinesi”».

 

CHIARA RIZZO MATACENA SULL AEREO FOTO DI MATTEO INDICE CHIARA RIZZO MATACENA SULL AEREO FOTO DI MATTEO INDICE

Un meccanismo utile a occultare la reale proprietà e i reali beneficiari delle attività economiche. Secondo gli investigatori, l’ex deputato e signora «pur non rivestendo, in molti casi, alcuna carica formale, de facto hanno orientato le scelte strategico-gestionali del gruppo di imprese, esercitando una influenza dominante sulla conduzione delle stesse».
 

Nel suo interrogatorio del 6 giugno scorso la collaboratrice di Matacena — Maria Grazia Fiordelisi, indagata e arrestata nell’indagine reggina — ha spiegato ai pubblici ministeri che «Rizzo Chiara aveva un ruolo attivo e consapevole in relazione all’amministrazione di tutte le compagini societarie del gruppo Matacena, visto che era lei, unitamente al marito, a darmi le disposizioni che ero chiamata a eseguire».

 

La donna ha anche rivelato che «sul conto corrente acceso presso una banca delle Seychelles vi era nella disponibilità della Rizzo circa 1 milione di dollari» che bisognava trasferire a Montecarlo per giustificarne la provenienza e poterlo utilizzare per le «spese correnti» della signora.
 

CHIARA RIZZO MATACENA CONSEGNATA ALLA POLIZIA ITALIANA AL CONFINE CON LA FRANCIA CHIARA RIZZO MATACENA CONSEGNATA ALLA POLIZIA ITALIANA AL CONFINE CON LA FRANCIA

Anche la Fiordelisi parla degli investimenti all’estero della coppia: «Quando la situazione patrimoniale stava precipitando in via definitiva, la Rizzo e il Matacena pensarono di ricorrere a finanziamenti internazionali privati legati a investimenti stranieri da effettuare nei Paesi in via di sviluppo, soprattutto in campo energetico. In relazione a tali investimenti posso precisare che quando parlai del ruolo del ministro Scajola, che avevo appreso essere interessato nella sua veste governativa, registrai la reazione del Matacena che mi sembrò sorpreso; non posso essere certa che lo fosse, ma questa è stata la mia sensazione».