1. ECCO IL (DAGO)TOTO-MINISTRI DEL RENZI CHE VERRÀ: MATTEO SALIRÀ AL COLLE CON UNA LISTA PRONTA, NON UN FOGLIO BIANCO COME LETTA E MONTI. LUNEDÌ/MARTEDÌ IL GIURAMENTO 2. REICHLIN ALL’ECONOMIA (MA PADOAN HA CHANCES), ALFANO RESTA VICEPREMIER E LOTTA PER TENERSI ANCHE GLI INTERNI, FLICK ALLA GIUSTIZIA, MARIA ELENA BOSCHI ALLE RIFORME 3. DA GIORNI I RENZIANI CENANO A CASA DI BINI SMAGHI. LUI SOGNA DI SOFFIARE LA FARNESINA ALLA BONINO, MA PER IL MINISTERO C’È ANCHE MASSOLO, ATTUALE CAPO DEI SERVIZI 4. DELRIO, QUINTA COLONNA RENZIANA NELL’ATTUALE GOVERNO, SARÀ SPOSTATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO COME SOTTOSEGRETARIO: POCA VISIBILITÀ, GRANDE POTERE 5. LOTTA INTERNA IN COMUNIONE&FATTURAZIONE: LUPI LASCEREBBE LE INFRASTRUTTURE A MARIA CECILIA GUERRA, PER SOSTITUIRE MARIO MAURO ALLA DIFESA 6. ERNESTO CARBONE HA PRENOTATO L’AGRICOLTURA, PER I BENI CULTURALI S’AFFACCIA IL MONTIANO-MONTEZEMOLIANO-DALEMIANO ANDREA ROMANO. BASSANINI FA IL JOLLY

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Il Metodo Renzie non sarà quello di salire al Quirinale con un quadernone bianco e farsi indicare i ministri da Re Giorgio, come i suoi ultimi due predecessori. Chi ha parlato in queste ore con il Rottam'attore giura che la sua idea è quella di presentarsi con una lista di ministri già pronta e con dentro nomi tutti nuovi. Poi ovviamente ascolterà le osservazioni del capo dello Stato, ma intanto si parte da una squadra con tutti i ruoli già assegnati. Unico modo per limitare le correzioni supreme allo stretto necessario. E i tempi sono questi: giuramento dei nuovi ministri tra lunedì sera e martedì mattina.

Sul concetto di "nuovi", ancorché coniato dalla fervida fantasia di Renzie, ovviamente bisogna intendersi. Così come sull'altro mantra della vigilia: "tutti politici". E allora cominciamo con la prima eccezione. Angelino Jolie Alfano dovrebbe rimanere a Palazzo Chigi come vicepremier, ma perderebbe il Viminale perché così almeno sarebbe chiaro che la sua conferma è una necessità politica (l'appoggio di Ncd) e non un segno di continuità. Lui però pare stia lottando come un leone per tenersi la doppia cadrega (con la guida del partito fanno tre).

Il secondo strappo sarebbe quello su Graziano Delrio, quinta colonna renziana nel governino di Lettanipote, che però sarebbe spostato alla presidenza del Consiglio come sottosegretario. Insomma, in un ruolo di scarsa visibilità e di enorme potere mandarinesco. Il nuovo Gianni Letta dell'Italia renziana. Anche se ovviamente la partita della formazione del nuovo governo è seguita dall'altra Eminenza azzurrina di Matteuccio, lo stratega Luca Lotti.

La voglia di salutare i famosi "tecnici" potrebbe fermarsi fuori dalla porta di due dicasteri-chiave come Esteri ed Economia. In via XX Settembre, dove il transito di Gelatina Saccomanni probabilmente non lascerà tracce sui libri di storia, la scelta di Renzie verrà "concertata" con Mario Draghi. Il nome più forte è sempre quello di Lucrezia Reichlin, economista poliglotta il cui cognome commuove il migliorista Napolitano, ma ha chance anche Pier Carlo Padoan, nonostante gli ultimi pasticci dell'Ocse sulle stime macroeconomiche.

Agli Esteri, pare che Emma Bonino combatta da par suo per una conferma con la scusa che dietro di lei, politicamente, non c'è quasi più nulla. E inoltre "c'è da riportare a casa i marò". Sarà, ma se è solo per questo allora perché non rispedire tra le feluche l'ambasciatore Giampiero Massolo, che oggi guida i servizi segreti (è il capo del Dis) e da ministro sarebbe capace di andarseli a riprendere con le proprie mani in India?

Poco più che autocandidature sono invece quelle di Piero Fassino, che tra l'altro a Torino lascerebbe il Pd in mutande, e di Marta Dassù, metodo Aspen al cubo ma pesante profilo dalemiano.

Non si deve invece sottovalutare un fatto che pochi sanno: ormai i renziani doc cenano regolarmente a casa di Lorenzo Bini Smaghi e donna Veronica De Romanis. Anche l'ex membro del direttorio Bce punta alla Farnesina, mentre la consorte, brillante economista moderatamente telegenica, si accontenterebbe di un posto da sottosegretario in qualche dicastero economico.

Attenzione poi alle sorpresine alla Giustizia. Che al Colle di oggi e di domani gradirebbero un giurista come Giovanni Maria Flick (ben visto anche dall'Opus Dei ) è sicuro al cento per cento. E prova a giocarsi le sue carte anche l'ex democristianissimo Michele Vietti, vicepresidente del Csm. Ma Renzie vorrebbe gente giovane e potrebbe anche stupire tutti con qualche avvocato-giurista molto molto perbene e molto molto garantista. Qui però Re Giorgio giocherà duro, c'è da scommetterci. Mentre agli Interni, per evitare altre brutte avventure in stile Nonna Pina Cancellieri, Renzie pensa di tenersi alla larga dai prefetti.

Altro nodo intricato è al ministero della Difesa. Visto che Maurizio Lupi lascerebbe le Infrastrutture all'economista Maria Cecilia Guerra, vorrebbe andare a prendersi il posto di Mario Mauro. Decisione finale in mano a Julian Carron, gran capoccione di Comunione&Fatturazione? Sempre per i ministeri economici gira anche il nome dell'intramontabile Franco Bassanini, alla guida della Cassa Depositi e Prestiti, mentre il giovane renziano Ernesto Carbone andrà all'Agricoltura. Ai Beni culturali, in pole position Andrea Romano, coltissimo. Alle Riforme, l'imprescindibile Maria Elena Boschi.

Infine, due parole su AirOne Passera, l'uomo sempre pronto al decollo. Adesso che ha quattro anni per presentare il suo nuovo partito, gli piacerebbe fare il ministro addetto al rilancio dell'Italia. Il suo unico problema è che Renzie non sembra felicissimo all'idea di affidarsi a un personaggio che negli ultimi anni ha preparato piani strategici riservati per il Quirinale, per il Cavaliere, per Monti e forse anche per il Papa.

 

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