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DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

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DAGOREPORT

MATTEO SALVINI - ALBERTO STEFANI

Portato a casa il Veneto, nella Lega si riparte subito con la resa dei conti. Gli “addetti ai livori” del partito padano invitano ad ascoltare attentamente il discorso della “vittoria” di Matteo Salvini.

 

Il fu Truce del Papeete, evidentemente sollevato per il mancato sorpasso di Fratelli d’Italia sulla Lega, ha parlato per mezz’ora senza praticamente mai nominare il vero artefice della vittoria, Luca Zaia.

 

Solo alla fine, di fronte a una domanda sul “Doge”, ha ammesso: "Questo è frutto anche dei 15 anni di lavoro di Luca Zaia e della sua squadra, evidentemente".

 

LUCA ZAIA VOTA ALLE REGIONALI

Proprio sulla “squadra”, il segretario leghista aveva voluto concentrare il suo discorso pochi minuti prima, come a minimizzare l’ondata di preferenze ricevute dal Doge: "Vince la squadra”.

 

Per poi aggiungere: “Mi sono conservato gli screenshot, le dotte analisi, per il mio albo personale che ha dato la Lega per morta e Salvini per morto da almeno 10 anni.

 

Diciamo che siamo in discreta salute e la responsabilità è tanta. il risultato della Lega in Veneto è di entusiasmo per tutti".

 

ROBERTO VANNACCI RICEVE LA TESSERA DELLA LEGA DA MATTEO SALVINI

Che Salvini festeggi per lo scampato pericolo, è più che legittimo, ma è anche vero che dovrebbe accendere un cero al “Doge”: senza le oltre 200mila preferenze di Zaia, il Carroccio avrebbe dovuto affrontare un pericoloso testa a testa con Fratelli d’Italia.

 

Il fidanzato di Francesca Verdini, inoltre, evita di ricordare i dati di partenza: cinque anni fa, in Veneto, Lega e Lista Zaia superarono abbondantemente il 60% (con 1,2 milioni di voti assoluti); oggi, il Carroccio con capolista il governatore uscente, ha raccolto il 36%, dei consensi cioè 600mila preferenze in meno.

 

LUCA ZAIA - ALBERTO STEFANI - MATTEO SALVINI

Se è sventato l’assalto alla leadership, di certo si ripropone quello della “linea”: il risultato di Zaia in Veneto dimostra che la Lega vince quando riparte dal territorio e dal pragmatismo degli amministratori, lasciando perdere le sbandate vannacciane.

 

Come ricorda, su “Repubblica”, lo “scopritore di Vannacci”, Matteo Pucciarelli (fu lui a scrivere il primo articolo sul libro del generale, facendo un’enorme pubblicità a un volumetto che altrimenti sarebbe rimasto nel sottobosco di Amazon):

 

“Il ‘Doge’ non ha mai avuto un profilo sovranista, neanche quando la svolta nel 2019 portò il Carroccio oltre il 30 per cento a livello nazionale; figuriamoci quel che può pensare di fronte alle sbandate neofasciste dell'ex militare”.

 

ROBERTO VANNACCI - STEFANO VALDEGAMBERI

Zaia ha replicato con una battutaccia a chi gli chiedeva di Vannacci: “Il generale? Io ho fatto l'obiettore di coscienza”.

 

Sempre Pucciarelli aggiunge un dato interessante sulle preferenze: “A spoglio non ancora concluso, per Zaia i dati dicevano circa 190-200 mila. Un altro numero che avrà fatto fischiare le orecchie a Roberto Vannacci, il vicesegretario con l'elmetto, il quale in questi ultimi mesi si era vantato a più riprese del suo seguito in Veneto: prese 70 mila preferenze”.

 

Dunque, ora che succede? Luca Zaia nega di ambire a un ruolo nazionale: del resto non ha mai avuto il coraggio di sfidare apertamente Salvini per la leadership del partito, né di fare il grande salto con le elezioni parlamentari o simili.

 

FISH AND CHEAP - MEME BY EMILIANO CARLI

Ora, resterà in Consiglio regionale, e lancia la sua “minaccia”: “Comunque da oggi sono ricandidabile”.

 

Come a dire che più il parlamento o un ministero, preferisce rimanere comodo nella sua “comfort zone” veneta, dove i cittadini lo coccolano e non rischia di doversi mettere troppo in gioco.

 

Certo, la “sua” vittoria in Veneto riapre molti temi nel partito, a partire dalla Lombardia: Salvini, per ottenere la candidatura di Stefani, ha siglato un patto per lasciare a Giorgia Meloni la Lombardia, ma la base locale promette battaglia, soprattutto dopo il risultato di ieri nel Nord-Est.

 

Altro tema che ritorna prepotentemente all’ordine del giorno, la “scissione” controllata della Lega in due partiti federati, sullo stile della Cdu-Csu tedeschi. Una opzione che, secondo Pucciarelli, “adesso prende quota”: “Attilio Fontana, Massimiliano Fedriga, Maurizio Fugatti, ma pure Massimiliano Romeo, condividono l'esigenza di dare più voce al Nord. E i numeri oggi — uniti al flop toscano dei vannacciani — confermano che l'ala settentrionalista ha tutte le ragioni per reclamare più peso e autonomia.”

zaia stefani salvini

 

«MI DAVANO PER MORTO, SIAMO IN DISCRETA SALUTE» SALVINI RIVENDICA IL NORD LA CAUTELA DI FRATELLI D’ITALIA

Estratto dell’articolo di Marco Cremonesi per il “Corriere della Sera”

 

Luca Zaia traina la Lega in alto, fino a doppiare Fratelli d’Italia in Veneto, fino a «rianimare» Matteo Salvini. […] Se doveva essere derby tra FdI e Lega in Veneto, il risultato sul campo è clamoroso: il partito della premier non decolla, forse demotivato dalla rinuncia a un proprio candidato governatore.

 

Mentre Alberto Stefani, il vice di Matteo Salvini, con la Lega vola fino al 36,3 per cento, con FdI al 18,7. E così, neanche due ore dopo la chiusura delle urne, il tema ineludibile delle (ancora lontane) elezioni lombarde fa battere i cuori leghisti.

 

Luca Zaia con i minipony alla Fieracavalli

[…] Il segno forse che se il brand Giorgia Meloni a livello nazionale resta fortissimo, sui territori i problemi esistono.

 

È quello che dicono i capigruppo leghisti. Dal Senato, Massimiliano Romeo — particolarmente interessato come segretario della Lega lombarda — avvisa la stessa premier:

 

«FdI deve capire che le Regionali sono un’altra cosa rispetto alle Politiche». Per dirla nettissima: «Nel Nord c’è la Lega».

 

Anche nei numeri: «A suo tempo, con la lista di Attilio Fontana, i nostri numeri non erano lontani da quelli di FdI».

 

Alla Camera, Riccardo Molinari è secco: «La Lega si dimostra la forza trainante al Nord, con buona pace di tutti gli altri». E le «valutazioni nazionali lasciano il tempo che trovano».

 

[…] Fatto sta che il segretario leghista può ironizzare sulla sua «rianimazione»: «Salvini è stato dato per morto in dotte analisi e invece siamo in discreta salute». Un promemoria anche per gli alleati e per la leader della coalizione. […]

 

roberto vannacci con maglietta grazie pucciarelli grazie la repubblica

VENETO LA VALANGA ZAIA TRAVOLGE FDI SALVINI: "MI DAVANO PER MORTO"

Estratto dell’articolo di Matteo Pucciarelli per “la Repubblica”

https://www.repubblica.it/politica/2025/11/25/news/zaia_risultati_regionali_veneto-425002527/

 

[…] E ora cosa succede? Di sicuro Zaia andrà in Consiglio regionale, e senza l'assillo dell'amministrazione quotidiana del territorio «comincerà a fare politica», dicono i suoi.

 

Che detta così, suona quasi una minaccia sia per FdI, costretta a ridimensionare le proprie ambizioni, che per quel pezzo di gruppo dirigente della Lega insofferente verso chiunque non sgomiti per recitare il rosario quotidiano di Matteo Salvini.

 

roberto vannacci

Zaia sindaco di Venezia? Deputato al posto di Alberto Stefani? Vicesegretario leghista? Ministro se si libera qualche casella? Altri ruoli pubblici di peso e responsabilità?

Zaia fa segno con le mani come a dire, piano e dice: «Comunque da oggi sono ricandidabile».

 

Per intanto ieri ha subito chiamato il suo successore per complimentarsi, così anche si è sentito con il segretario federale, accorso nel frattempo a Padova per complimentarsi con Stefani (come invece non fece nel 2020 per Zaia): «Ci davano per morti, lo fanno da anni, invece siamo in discreta salute...», commenterà il vicepresidente del Consiglio.

 

L'altro dato da osservare sono le preferenze personali di Zaia. A spoglio non ancora concluso, i dati dicevano circa 190-200 mila. Un altro numero che avrà fatto fischiare le orecchie a Roberto Vannacci, il vicesegretario con l'elmetto, il quale in questi ultimi mesi si era vantato a più riprese del suo seguito in Veneto: prese 70 mila preferenze.

luca zaia lanca la sua campagna elettorale con un video creato con l'ia 7

 

«Il generale? Io ho fatto l'obiettore di coscienza», risponde Zaia. I due si detestano e non fanno nulla per dissimulare. Ma è un tema tutto politico. Il "Doge" non ha mai avuto un profilo sovranista, neanche quando la svolta nel 2019 portò il Carroccio oltre il 30 per cento a livello nazionale; figuriamoci quel che può pensare di fronte alle sbandate neofasciste dell'ex militare.

 

Anche per questo il progetto della doppia Lega, in stile tedesco Cdu-Csu, adesso prende quota. Due partiti in uno, una sorta di federazione. Attilio Fontana, Massimiliano Fedriga, Maurizio Fugatti, ma pure Massimiliano Romeo, condividono l'esigenza di dare più voce al Nord. E i numeri oggi — uniti al flop toscano dei vannacciani — confermano che l'ala settentrionalista ha tutte le ragioni per reclamare più peso e autonomia.  […]

ROBERTO VANNACCIroberto vannacci claudia conte 4