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DAI TELEFONI SENZA FILI AGLI EMOTICON, LE PROFEZIE DEI FUTURISTI SUL MONDO D’OGGI – GIORDANO BRUNO GUERRI IN UN LIBRO RICORDA CHE FILIPPO TOMMASI MARINETTI INTUÌ CHE LA VELOCITÀ AVREBBE CAMBIATO IL MONDO, CHE L’UMANITÀ AVREBBE VENERATO GLI ATLETI PIÙ DEI POETI E CHE AVREBBE SEGUITO I PROPRI CONTEMPORANEI PIÙ CHE GLI AVI - NON SOLO, ECCO COSA DICEVA MARINETTI: "AVREMO IMMAGINI CHE “SERVONO AD ESPRIMERE LA MIMICA FACCIALE E LA GESTICOLAZIONE”. LE PULSIONI EROTICHE DIVENTERANNO “SEMPLICI FUNZIONI CORPORALI, COME IL BERE E IL MANGIARE..."

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L’ESTRATTO di Giordano Bruno Guerri è tratto dal libro “Audacia Ribellione Velocità. Vite strabilianti dei futuristi italiani”, in libreria per Rizzoli.

 

 

Profezie futuriste sul mondo d’oggi

 

GIORDANO BRUNO GUERRI

 Nel 1909 esplose all’improvviso, in Italia, un movimento artistico che generò tutte le avanguardie successive, cambiò per sempre il rapporto arte-vita, guardò intensamente al futuro. Si chiamò infatti Futurismo, e l’artefice fu un uomo solo, di 33 anni. Non era un artista, era un visionario lucido, Filippo Tommaso Marinetti, per gli amici Effetì. In pochi anni raccolse intorno a sé alcune fra le più originali, nuove, personalità artistiche d’Italia, d’Europa, dell’America Latina, del Giappone. Uomini e donne.

 

Il movimento non si limitò a immaginare e precorrere un futuro prossimo, riuscì a intuire molto più lontano.

 

Marinetti, in particolare, sembra possedere doti divinatorie nel vedere in quel domani il nostro oggi. Simona Cigliana ha elencato una serie impressionante delle sue previsioni.

 

L’uomo del futuro – noi – inclinerà al “dinamismo della vita”, all’efficienza e alla praticità. Grazie ai “metalli vinti”, all’elettricità e ai carburanti, sarà dotato di “un esercito di schiavi, ostili e pericolosi ma sufficientemente addomesticati che lo trasportano velocemente sulle curve della terra”. L’energia verrà tratta dai mari e dai venti, “regolata da tastiere che vibrano sotto le dita di ingegneri seduti davanti ai quadri di distribuzione”. Gli uomini avranno “mobili d’acciaio, venti volte più leggeri e meno costosi dei nostri” e potranno “scrivere in libri di nickel, il cui spessore non supera i tre centimetri”, economici e che contengono “nondimeno, centomila pagine”; “Il caldo, il fresco e la ventilazione sono regolati da rapidi meccanismi”, tutto è controllato “per mezzo di telefoni senza fili”.

FILIPPO TOMMASO MARINETTI

 

L’agricoltura è meccanizzata, le risorse sfruttate intensivamente, l’uomo “mangia in velocità” e può finalmente dedicare le sue energie a “un sovrappiù di godimento”. Il giorno e la notte si fondono nel lavoro e nel piacere, mentre “il tragico ritorno annuo delle feste tradizionali va scolorandosi di interesse”. Effetì arriva a prevedere che le stagioni saranno “fuse”, un fenomeno che fino a ieri chiamavamo “la scomparsa delle mezze stagioni” e che si è trasformato nella meno rassicurante emergenza climatica.

L’individuo sarà “naturalmente crudele, omnisciente e combattivo”, “preoccupato di se stesso” e poco portato all’introspezione.

 

Filippo Tommaso Marinetti

Lo scambio di informazioni sarà immediato e sbrigativo, “istintivamente” l’uomo “non perderà tempo a costruire i periodi. S’infischierà della punteggiatura, disprezzerà cesellature e sfumature di linguaggio”, userà i segni matematici + – × e immagini che “servono ad esprimere la mimica facciale e la gesticolazione”. Non devo spiegare che stiamo parlando di sms, mail, chat, post, tweet, emoticon.

 

Il cinema “diventerà la migliore scuola per i ragazzi” e “darà all’intelligenza un prodigioso senso di simultaneità e di onnipresenza”.

 

Un nuovo varietà “distruggerà sistematicamente tutte le nostre concezioni di prospettiva, di proporzione, di tempo e di spazio”, sarà una “vetrina rimuneratrice d’innumerevoli sforzi inventivi” che “si nutre di attualità veloce”, “cumulo di avvenimenti sbrigati in fretta e di personaggi spinti da destra a sinistra in due minuti”, fusione ribollente “di tutti gli sghignazzamenti, di tutte le contorsioni, di tutte le smorfie dell’umanità futura”.

Filippo Tommaso Marinetti

 Ecco la televisione, supponendo che il nuovo strumento nascerà dagli “eccentrici americani”, dal loro “dinamismo spaventevole”, dalle “loro grossolane trovate”, dalle “loro enormi brutalità”. (…) E, spostando nel presente la sua previsione, ci sono Instagram, YouTube, TikTok, gallerie di immagini e video brevi, ipnotizzanti nello scrollare compulsivo che inducono.

 

L’umanità, dopo avere cambiato mentalità e psicologia grazie alla “religione-morale della velocità”, più dei poeti onorerà “gli atleti” e le celebrità, con “battaglioni di ammiratori che si assiepano per disputarsi la stella”. Gli uomini del futuro, “preso possesso del mondo”, avranno “mediocremente bisogno di sapere ciò che facevano i loro avi, ma bisogno assiduo di sapere ciò che fanno i loro contemporanei” e un’ “urgente necessità di fissare ad ogni istante” i rapporti con il resto del mondo. (...)

 

Il nuovo modo di vivere creerà “fenomeni moderni quali il nomadismo cosmopolita, lo spirito democratico e la decadenza delle religioni”, cambierà i rapporti e le strutture familiari, provocherà “sfasciamento del matrimonio tradizionale, dispersione della famiglia, amore libero e rapido”. L’uomo vivrà in un’“atmosfera antitradizionale, anticulturale, spregiudicata”.

 

Le pulsioni erotiche diventeranno “semplici funzioni corporali, come il bere e il mangiare”, distraendo “infinitamente il proprio sesso con contatti rapidi e disinvolti”. “Avremo un inevitabile periodo in cui regnerà una perniciosa promiscuità sessuale, periodo breve che la donna supererà giungendo ad una maggiore coscienza di scelta sessuale e a una raddoppiata cerebralità”: sarà allora “possibile parlare di uguaglianza fra i due sessi”.

GIORDANO BRUNO GUERRI COVER

 

Marinetti si rende conto che, per un certo tempo, “questo turbine di vita intensa rotolante verso l’avvenire ideale, non potrà essere apprezzato o compreso dal pubblico scombussolato”; “si insinuerà spesso anche, un senso di disagio e di malessere”: ma “il progresso ha sempre ragione, anche quando ha torto”, perché con le sue “energie traboccanti” porterà altre innumerevoli conquiste. (...)

 

Non deve stupire, né scandalizzare, che vedesse – e prevedesse – nella guerra una componente essenziale della natura umana, frutto dell’istinto competitivo/aggressivo che sta alla base del darwinismo. (...)

 

 

Gli occhi dei futuristi hanno trasformato il mondo in un palcoscenico, dove tutto può trovare udienza: una messa in scena che non conosce limiti. Accadrà alle simultaneità del teatro pirandelliano, alle fantasie cinematografiche disneiane, alle ricerche teoriche di Elizabeth Eisenstein o agli stati d’animo dei personaggi scrutati da Ingmar Bergman e da Alfred Hitchcock. I futuristi hanno arricchito il sogno con la fantasia e il surreale creando visioni, incubi, allucinazioni, deliri meravigliosi: quella sfera di assurdo e inverosimile, di folle e irrazionale che Tristan Tzara e il Dadaismo recupereranno, profondendovi ironia e leggerezza.

 

giordano bruno guerri

Devono molto ai futuristi – spesso inconsapevolmente – le eccentriche invenzioni degli hippie, la Beat generation, la cultura underground. Allen Ginsberg nel 1967 dichiarò: “Le profezie di Marinetti si stanno avverando, alcune di loro, le più estreme e più poetiche”.

 

 

La metropoli dell’avvenire è immaginata da Le Corbusier grazie anche all’architettura teorizzata da Sant’Elia; e – per citare solo due esempi – i vestiti metallici di Paco Rabanne fanno il verso a quelli di Depero, certi mobili di Gio Ponti richiamano l’arredamento futurista. Eppure per molto tempo, spesso ancora oggi, agli occhi della cultura scolastica e di quella accademica italiana il futurismo ha tentato di rendere l’Italia orfana: della tradizione, della storia, delle glorie passate con cui si giustificano le inadeguatezze del presente.

 

Filippo Tommaso Marinetti

I futuristi scelsero di non blandire il pubblico, che iniziava a dispensare ricchezza a letterati capaci di allettarlo con storie di consumo popolare. Non fecero nulla per essere accettati da tutti, né scesero a patti con il senso comune rendendosi più accomodanti o culturalmente costumati.

 

(...) Un bilancio equilibrato del secolo scorso e del nostro deve fare i conti con il Futurismo. Il Novecento – secolo delle tragedie e degli olocausti, delle guerre e delle bombe atomiche – è stato pure il secolo della festa e del divertimento, della stravaganza e dell’euforia.

FUTURISMO 3

 

Quello dei futuristi fu un invito a non prendersi sul serio, a scovare le ragioni del torto, a ridere delle ipocrisie, a superare le meccaniche razionalistiche della saggezza con la gioia visionaria dell’entusiasmo: di essere uomini vogliosi di annullare lo spazio, il tempo, tutte le certezze e le relazioni convenzionali per esplorare con slancio immacolato i territori dell’inconscio e dell’ignoto.

 

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