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IGNAZIO MARINO PARRUCCHIERE ROCCO
To.Ro. per il “Fatto Quotidiano”
La piccola Mafalda disegnata da Quino aveva trovato una filosofia ineccepibile per dare un senso alla sua chioma in disordine: “Io vivo spettinata, perché tutte le cose veramente belle di questa vita spettinano”. Il potere, invece, oltre a ingrassare, invecchiare e logorare in modo più o meno intenso chi ce l’ha (e chi lo vorrebbe avere), rende particolarmente scrupolosi e sensibili riguardo l’ordine dei propri capelli.
Dev’essere questo il motivo per cui le cronache, nel tempo, si sono arricchite di (prescindibili) aneddoti sui barbieri dei politici. Storielle che hanno il pregio, talvolta, di rivelare dettagli significativi sui personaggi in questione e sull’umore del momento.
ROCCO PARRUCCHIERE FA BELLO MARINO
Prendiamo Ignazio Marino, sindaco semi commissariato, sempre in lotta con se stesso e col mondo. Dagospia l’ha fotografato dal parrucchiere Rocco ai Parioli, oasi di pace – violata – del primo cittadino, nel quartiere più ricco e posh di Roma. Il chirurgo non si sarebbe limitato a spuntare la chioma, ma si sarebbe concesso manicure e tinta ai capelli. Rocco, si insinua, è il vero ispiratore della sua immagine, dalla comparsa della barba in poi.
A colpire l’osservatore, piuttosto, dovrebbe essere la reazione smodata non tanto del sindaco, quanto del barbiere stesso, che forse ne condivide il nervosismo. Rocco –apprendiamo dal Messaggero – è pronto “a spaccare un bastone in testa” al prossimo fotografo o giornalista che si avvicini al suo negozio. Questo perché Marino, seccato per i continui disturbi, gli avrebbe comunicato la fine del loro rapporto fiduciario e commerciale.
Prima di Rocco, tra i barbieri vip dei sindaci spiccava la figura di Tony, parrucchiere fiorentino che si è preso cura per anni dell’impeccabile criniera di Matteo Renzi. Sempre ridanciano e incline alle telecamere, Tony si è vantato, poco prima dell’ascesa del suo cliente a Palazzo Chigi, di esser stato protagonista di una svolta politico tricologica rilevante, nella carriera del ragazzo di Rignano: il taglio del ciuffo. Un tempo rottamatore in stile Fonzie, Renzi si è poi convertito: via il lenzuolone di capelli che gli incorniciava la fronte già ai tempi della Ruota della fortuna, spazio a un taglio sobrio e politicamente credibile.
Chissà che la perdita di smalto del premier non sia dipesa pure dalla lontananza del barbiere del periodo yuppie e rampante del renzismo fiorentino. Certi parrucchieri, a quanto pare, diventano un feticcio. Il presidente emerito Giorgio Napolitano, per esempio, sembra non ammettere deroghe ai servizi di Mimmo Lo Torto, anziano coiffeur di via dei Serpenti, quartiere Monti, centro di Roma dove vive il fu Re Giorgio. Al punto tale da indurre anche il successore a scegliere lo stesso barbiere: porta fortuna, questa è la vulgata.
Sergio Mattarella ha preso nota e obbedito: poco dopo l’insediamento, Mimmo è salito al Quirinale per un’aggiustata al folto crine bianco dell’attuale Capo dello Stato. Il problema è che il vecchio coiffeur di Mattarella è rimasto col cuore spezzato: si chiama Franco Alonso e a marzo – quando il Presidente è tornato a Palermo senza chiedere di lui – ha sfogato la sua gelosia con la stampa: “Forse ormai va dal barbiere del Quirinale. Ho visto in tv che aveva i capelli tagliati da poco”.
Il barbiere di Mario Monti, Romano, è apparso sulle cronache politiche in modo fugace, come il suo cliente. Quando il professore è stato chiamato a salvare il Paese, nell’entusiasmo generale, anche i suoi cotonati capelli bianchi sono diventati oggetto di attenzioni morbose. La Rai dedicò un servizio intero alla “domenica del barbiere” di Monti e due parlamentari leghisti aprirono un’interrogazione perché dai video si capiva che il professore non aveva chiesto la ricevuta.
Anche Beppe Grillo, a dispetto della disordinata zazzera bianca che porta in pubblico, ha un parrucchiere insostituibile. Non si taglia i capelli se non da “Spy Hair”, centro di Milano, dal fedelissimo Renato. Uno dei pochi ad aver varcato la soglia degli uffici della Casaleggio Associati, leggendaria non-sede del non-partito grillino. Era il giorno dopo il ceffone renziano delle elezioni europee: Beppe chiese una spuntatina.
RENZI MARINO NAPOLITANO MATTARELLA BARBIERE
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