DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI…
Carlo Tecce per "il Fatto Quotidiano"
La partita per aprire il mercato televisivo è ancora lunga e faticosa. E non è detto che per Mediaset sia una sconfitta. Il primo tempo si chiude con la distruzione formale del beauty contest, la gara farsa che regalava le frequenze televisive ai soliti noti e ovviamente a Mediaset, attraverso un decreto legge che il ministro Corrado Passera (Sviluppo economico) presenterà la prossima settimana in Consiglio dei ministri.
Il "concorso di bellezza" (letterale), invenzione del governo di Silvio Berlusconi che fu congelato a gennaio per tre mesi che scadono il 19 aprile, prevedeva la distribuzione gratuita di cinque multiplex (pacchetti di frequenze) per le televisioni e di un multiplex per la tv sul telefonino. Il ministro Passera ha deciso di scorporare - come anticipato ieri da Repubblica - le proprietà statali in due categorie per monetizzare con due o tre aste al rilancio per un incasso complessivo di 2 o 3 miliardi di euro.
I tre multiplex, che vengono identificati in quelle frequenze di banda 700, nei prossimi tre anni (dal 2016), saranno a disposizione degli operatori telefonici per migliorare le connessioni veloci (e nel frattempo, idea ambiziosa, i televisivi potrebbero utilizzarli a pagamento); i restanti tre multiplex, che lo spettro etichetta come banda 800, sono destinati alle emittenti già in funzione oppure pronte per il nuovo ingresso. Le regole per sfruttare economicamente i sei multiplex a disposizione saranno formulate dall'Autorità di garanzia nelle Comunicazione, che avrà un preciso mandato all'interno del decreto legge di Passera e da quel momento, cioè fra dieci giorni, due o tre mesi per cercare di coinvolgere editori e aziende.
Il secondo tempo di questa partita, che rischiava di dilapidare un patrimonio pubblico e invece s'avvia a un epilogo diverso, sarà condizionato dall'Agcom, un organismo di controllo che, entro giugno, dovrà rinnovare i propri vertici e, soprattutto, ritoccare il numero dei componenti da 8 a 5 compreso il presidente. Per scoprire le reazioni di Mediaset, che sperava di rinvigorire il proprio monopolio felicemente condiviso con la Rai grazie al beauty contest, sarà necessario aspettare la composizione dell'Agcom e misurare il tasso dei berlusconiani presenti.
Perché il manuale Cencelli applicato all'Autorità , per definizione imparziale, dovrebbe garantire una o due poltrone su 4 al Pdl, una al Pd, una all'Udc e un presidente di nomina governativa. Dunque con la maggioranza a loro disposizione, i berlusconiani potrebbero affondare i buoni propositi di Passera che, nonostante le indiscrezioni, non farà sconti al canone di concessione, ma dovrà spiegare a Mediaset che l'asta è un giusto compromesso fra il dono e lo smacco.
Oltre le diffidenze di Cologno Monzese, le cui casse non grondano benessere, il governo dovrà convincere le società telefoniche e magari richiamare in campo Sky Italia (che si era ritirata) e trattenere la Rai. Viale Mazzini non ha interessi (né denaro) per partecipare a una gara al rialzo contro Mediaset, a parte l'esigenza di tenere testa ai concorrenti più volte affrontati con tenerezza.
La Telecom non ha intenzione di investire su La7, in attesa di un socio di minoranza che l'amministratore delegato Gianni Stella annunciava già un anno fa per la "sua" Telecom Italia Media, la società che gestisce la rete di Enrico Mentana e Gad Lerner.
E poi Telecom, appena l'anno scorso insieme con Wind, H3G e Vodafone, ha speso centinaia di milioni per l'ultima asta dedicata ai telefonici. Quella che, fra espropri e reclami, ha spolpato le emittenti locali perché doveva agevolare la mangiatoia beauty contest. Anche se il governo attuale cerca di rimediare agli errori del precedente, il futuro non si può scrostare dal passato con un semplice funerale del beauty contest.
Tutto, ancora, ruota intorno a Mediaset. Per rimediare, cercando di decifrare le intenzioni di Passera, i 3 multiplex per le televisioni, quelli che contano davvero (cioè banda 800), saranno in parte riservati agli editori esordienti.
La Commissione europea, che obbligava l'Italia a rinnovare e ampliare il mercato del digitale terrestre con la minaccia di una multa milionaria per lo Stato, fa sapere di "voler studiare nuovi criteri per l'assegnazioni". Sarà Bruxelles la sponda tecnica per l'Agcom e saranno i partiti (e il governo) a rendere credibile o farsesco il ruolo di un'Autorità che il Cavaliere ha dominato per anni.
FEDELE CONFALONIERI Corrado Passera in Senato FRANCO BERNABE SILVIO BERLUSCONI
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