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1 - LIBIA:AVIAZIONE LIBICA BOMBARDA BASI JIHADISTE A DERNA
(ANSA) - L'aviazione civile sta compiendo raid aerei sulle basi di Ansar al Sharia a Derna, città dell'est della Libia che ha giurato fedeltà allo Stato islamico. Lo riferiscono fonti militari libiche aggiungendo che i bombardamenti hanno causato dei feriti e distrutto dei depositi di munizioni.
2 - LIBIA, ALTRO CHE GHEDDAFI PAESE DIVISO IN DUE STATI
Nancy Porsia per il “Fatto quotidiano”
Quando si parla di Libia si deve specificare quale delle due, la Libia dell’Est o la Libia dell’Ovest. Entrambe sono teatri di scontri armati, rapimenti, esecuzioni eccellenti ed entrambe sono fornite di Parlamento e governo: ciascuna ha i propri.
L’Est è politicamente sotto la sfera del Parlamento eletto in giugno, Casa dei Rappresentanti, riconosciuto dalla comunità internazionale quale unico organo legislativo legittimo in Libia, e dismesso la scorsa settimana dall’Alta Corte Suprema libica.
Mentre militarmente è sotto il controllo dell’Esercito nazionale leale alla Casa dei Rappresentanti e delle milizie filo-governative guidate dal generale in pensione Khalifa Haftar, impegnato da 6 mesi nella guerra contro i gruppi fondamentalisti locali sotto il vessillo dell’operazione “Karama” (dignità).
L’ovest, compresa la capitale Tripoli, è sotto la sfera del Parlamento uscente, il Congresso generale nazionale, ed è controllato dalla vasta coalizione di Fajr Libia, a guida delle milizie della città-Stato di Misurata vicine alla Fratellanza Musulmana.
La città di Zintan, sulla montagna Nafusa, rappresenta l’ultimo baluardo della Casa dei rappresentanti e di Haftar nell’Ovest del Paese. Proprio a poche decine di chilometri da Zintan, nel villaggio di Kikla, si sta consumando una delle più sanguinose pagine della guerra civile libica scoppiata a tre anni dalla fine della sommossa popolare del 2011, che portò alla fine del regime pluridecennale di Gheddafi.
Un mese fa le brigate di Zintan hanno tentato un colpo di coda lanciando un attacco sulla città di Kikla. Da allora aspri combattimenti vanno avanti tra gli Zintan e le forze di Fajr Libia e il bilancio a oggi è di oltre 250 morti. Nel frattempo a Est, le milizie di Haftar supportate dall’esiguo esercito libico tengono testa alle milizie fondamentaliste locali, tra cui Ansar Al Sharia riconosciuto come gruppo terroristico dagli Usa dopo l’attacco nel 2012 a ben-gasi nel quale morì anche l’ambasciatore americano. Nel porto della Cirenaica scontri con artiglieria pesante hanno ucciso almeno 300 persone nelle ultime tre settimane.
Nonostante gli sforzi di Haftar e dell’esercito nazionale, la deriva fondamentalista nella Libia orientale sembra inarrestabile. Proprio ieri i corpi di due giovani attivisti, Mohammed Battu (19) e Siraj Gatsh (21), rapiti giovedì, sono stati trovati nei pressi di Derna, dove i jihadisti di Ansal al-Sharia hanno proclamato l’adesione all’Isis. Tuttavia lo scontro tra le due fazioni a Est potrebbe essere interpretato anche come guerra tra federalisti appoggiati - in assenza di alternative - dalla Casa dei Rappresentanti, e la coalizione guidata da Misurata.
Obiettivo ultimo di entrambe le fazioni resta il controllo delle risorse energetiche. Nelle ultime 48 ore, gli uomini a guardia del terminal petrolifero di Hariga sono entrati in sciopero contro le precarie condizioni di sicurezza, interrompendo il flusso di circa 120 mila barili di petrolio esportato al giorno.
Domenica il campo di estrazione El Feel, nel sud, operato dall’Eni è stato chiuso per via della mancata erogazione di elettricità, come dichiarato dalla Società Petrolifera Nazionale (Noc), dal campo di Al Sharara, a sua volta in stato di fermo in seguito all’attacco di milizie del gruppo di minoranza etnica Tabu.
Il Noc si è affrettato a dichiarare che in 72 ore verrà ripristinata la regolare attività presso il campo El Feel e il terminal Hariga, portando l’export dell’oro nero a 300 mila barili al giorno, una conquista seppure irrisoria a fronte dei 900 mila esportati a settembre. Nel caos che governa il paese, la diplomazia internazionale tiene incollato in prima linea il rappresentante speciale Onu Bernardine Leòn, da due mesi alla ricerca disperata del bandolo della matassa libica.
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