vauro vignetta meloni trump

DALLA VIGNETTA OSCENA DI VAURO SULL’INCONTRO CON TRUMP (“MI E’ RIMASTO UN PELO SOTTO LA LINGUA”) AGLI INSULTI DEL FIGLIO DELL’EX SINDACO DI MONTALTO, GLI ATTACCHI CONTRO GIORGIA MELONI PROVOCANO LA RISPOSTA DELLA SCRITTRICE ELENA LOEWENTHAL SU “LA STAMPA” CHE ACCUSA IL DOPPIO STANDARD DEI SINISTRELLI – “QUANDO IL BERSAGLIO DI UN ATTACCO SESSISTA È UNA DONNA CHE NON RIENTRA NEI CANONI DELLE VITTIME DA DIFENDERE, ALLORA TUTTO PUÒ PASSARE IN CAVALLERIA. ALTRO CHE LEVATE DI SCUDI. ALTRO CHE GRIDA ALLO SCANDALO CONTRO IL MASCHILISMO IMPERANTE. GLI INSULTI A MELONI PASSANO INOSSERVATI AL FRONTE PROGRESSISTA, SFUGGONO AGLI SGUARDI DEL FEMMINISMO MILITANTE. CHE PECCATO”

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Elena Loewenthal per "La Stampa" - Estratti

vauro vignetta meloni trump

 

Il repertorio è tanto scarso quanto scontato, tanto prevedibile quanto sconfortante. Le frecciate sessiste alla presidente del consiglio sono la triste dimostrazione di quello che già sapevamo, e cioè che non c'è santo che tenga quando c'è di mezzo una donna: il repertorio degli insulti sta evidentemente annidato nel neanche tanto inconscio del maschio parlante, scrivente o disegnante.

 

E così nel giro di due giorni Giorgia Meloni è stata definita da Nicola Fratoianni "cameriera" – mestiere più che rispettabile se non fosse detto a sproposito come sinonimo di basso servilismo politico – e "puttana" in un post candidamente firmato dal figlio dell'ex sindaco di Montalto di Castro; con l'aggiunta di una vignetta di Vauro oscena (nel senso che dovrebbe stare fuori dalla scena) che vorrebbe lasciare immaginare umilianti prestazioni "fisiche" da parte di Meloni al presidente degli Stati Uniti.

IL VIAGGIO A WASHINGTON DI GIORGIA MELONI - VIGNETTA BY VAURO

 

La prima domanda che s'impone è: ma questi maschi non ci hanno pensato neanche un momento, all'evidenza che quella roba lì non sarebbe mai venuta fuori se la presidente del consiglio fosse stato un uomo?

 

 

(...) Con queste, si fa per dire, battute, questi tre maschi ci hanno dimostrato che i pregiudizi sono ancora vivi, vegeti e baldanzosi. Ci hanno dimostrato, però, anche un'altra cosa. Che non tutte le vittime di pregiudizio valgono uguali. Che quando il bersaglio di un attacco sessista è una donna che non rientra nei canoni delle vittime da difendere, allora tutto può passare in cavalleria o quanto meno in una certa sussiegosa indifferenza.

 

 Altro che levate di scudi. Altro che grida allo scandalo contro il maschilismo imperante. Gli insulti sessisti a Giorgia Meloni, primo presidente del Consiglio donna del nostro paese, donna di destra, passano inosservati al fronte progressista, sfuggono agli sguardi del femminismo militante. Che peccato.

Elena Loewenthal il video di giorgia meloni per la festa dei lavoratori 8