1. DAVVERO RENZI VUOLE FARE UN PATTO DI LEGISLATURA CON ALFANO E DURARE FINO AL 2018? 2. DAVVERO LA LEGISLATURA NON CORRE PIÙ RISCHI E PUÒ DUNQUE CONCENTRARSI SULLE RIFORME? NON C’È IL RISCHIO CONCRETO DI SALTARE AL PRIMO INCIDENTE, ANCHE FITTIZIO (CIOÈ AUTOPROVOCATO), UNA VOLTA APPROVATA UNA NUOVA LEGGE ELETTORALE? 3. PRIMA DI CONSEGNARE NELLE MANI DI MATTEO LA PISTOLA CARICA DI UNA NUOVA LEGGE ELETTORALE, ALFANO E I SUOI VOGLIONO INCLUDERE UNA NORMA CON UNA CLAUSOLA DI SALVAGUARDIA SULLA LEGISLATURA SULLA BASE DI ALCUNI EMENDAMENTI CHE SONO GIÀ STATI DEPOSITATI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI. SE RENZI, CON LA SPONDA DI VERDINI SI OPPORRÀ, SARÀ LA RIPROVA CHE NON TUTTE LE CARTE SONO SUL TAVOLO

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DAGOREPORT

A che punto è, dietro l'ineluttabilità dell'avvento dell'ex scout fiorentino e della velocità, 35 secondi circa, con cui ha declinato un programma (legge elettorale, lavoro, riforma della P.A e fisco, il tutto entro maggio, una riforma al mese, in tempo per riscuotere consensi alle elezioni europee, tutte cose che il suo predecessore a Palazzo Chigi appena una settimana fa aveva annacquato in diverse centinaia di pagine e un paio d'ore di conferenza stampa) la situazione reale?

Davvero Renzi Matteo vuole fare un patto di legislatura con la maggioranza che sosterrà il suo Governo e durare fino al 2018? Davvero, a questo punto, la legislatura non corre più rischi e può dunque concentrarsi su un proficuo lavoro che apra una fase di grandi riforme condivise? Non c'è invece il rischio concreto di saltare al primo incidente, anche fittizio (cioè autoprovocato), una volta approvata una nuova legge elettorale?

Queste sono le domande che si pongono peones, leader e mezzi leader politici, tutti sostanzialmente esclusi dalle trattative vere, quelle per i tre o quattro ministri che contano, e quindi lasciati soli ad interrogarsi per un futuro che passa solo in parte per i selci di Roma, mentre l'ormai ex sindaco di Firenze continua a far lanciare nomi di ministri che possano tenere la scena almeno per un giorno. Ed ecco le ipotesi che, anche di fronte alla difficoltà oggettiva che il premier incaricato sta trovando per schierare davvero tre o quattro personaggi capaci di aiutarlo nella svolta, si affacciano:

1. In realtà Renzi, spregiudicato com'è, sarebbe pronto ad imporre l'approvazione della sua legge elettorale e provocare poi, subito dopo l'estate, un incidente per andare a votare (Napolitano permettendo) fra ottobre e novembre in pieno semestre di Presidenza europea per presentarsi più forte a Bruxelles.

Un azzardo certo, ma anche una necessità da parte renziana. Le elezioni in autunno sarebbero un gran regalo ai carissimi amici Berlusconi e Verdini, rischierebbero di uccidere nella culla Alfano e il suo NCD mentre il premier giovane potrebbe uscire dalla consultazione elettorale più forte proprio per la legittimazione popolare ricevuta di fronte ad un centrodestra che, sebbene maggioranza sul piano elettorale, andrebbe verso una sconfitta pressoché certa.

"Sono provocazioni che non stanno nè in cielo e nè in terra", dicono ovviamente i renziani, aggiungendo che se il Parlamento lavorerà ai ritmi di Matteo e corrisponderà risultati su risultati non ci sarà alcun motivo per scioglierlo. Anche se, aggiungiamo noi, non è ben chiaro a quale prezzo di provvedimenti approvati, con quali contenuti e dentro quale idea di Paese. E aggiungiamo ancora che i tempi lunghi possono far emergere, soprattutto se la squadra di governo dovesse per caso o per necessità essere poco diversa da quella esclusivamente giovanilistica del partito, la sua tenuta e la poca corrispondenza tra annunci e decisioni effettive.

2. Una corrente di pensiero altrettanto forte sostiene invece che Renzi Matteo se la gioca davvero la partita dei prossimi 4 anni per rivoltare il Paese come un calzino e solo allora, nel 2018, andare all'incasso vero e farsi celebrare come il salvatore della patria inaugurando il ventennio renziano.

3. C'è una terza ipotesi: non sono pochi quelli che in Parlamento pensano che fidarsi è bene ma non fidarsi è ancora meglio, che la fiducia è meglio se basata sul controllo e dunque prima di consegnare nelle mani di Matteo la pistola carica di una nuova legge elettorale, bisogna che essa includa una norma con una clausola di salvaguardia sulla legislatura sulla base di alcuni emendamenti che sono già stati depositati alla Camera dei Deputati. Se Renzi, con la sponda di Verdini Denis si opporrà fermamente ad includere una norma siffatta nel testo che verrà sottoposto all'approvazione del Parlamento, sarà la riprova che non tutte le carte sono sul tavolo.

E aumenteranno dubbi, sospetti ed ambiguità che già non sono mancati in questi giorni di "pasticci" che Verdini starebbe organizzando al Senato in favore di Renzi, per indebolire Alfano, ma naturalmente tutto all'insaputa di Matteo.

Anzi sarà la vera prova che si tenta un gran raggiro per prendere una sola strada, sempre quella che il fiorentino più anziano non ha mai abbandonato in nessun momento della sua azione politica di queste settimane, e che incrocia il consenso ed il sostegno di alcuni renziani insoddisfatti o ansiosi di entrare nel Parlamento: approvare cioè la legge elettorale e subito andare a votare. E chi se ne frega dei problemi del Paese.

Una delle risposte si avrà solo dalla qualità e solidità della squadra di governo rispetto al programma dei 35 secondi e alle difficoltà enormi di realizzarlo nella palude italiana nei tempi brevi indicati stamattina. Noi, ovviamente, speriamo che ce la caviamo.

 

 

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