“RICUCIRE L’ITALIA”, MA SE C’È “IL FATTO” SCORDATEVI “REPUBBLICA” - COM’È LONTANA L’AMMUCCHIATA DEL PALASHARP: DE BENEDETTI PREFERISCE LA COMMEMORAZIONE DI LUIGI EINAUDI CON NAPOLITANO ALLA MANIFESTAZIONE DELLA “SUA” LIBERTÀ E GIUSTIZIA, ORGANIZZATA DAGLI ODIATI “RUBACOPIE” TRAVAGLIO & C. - ANCHE “EUROPA” E “UNITÀ” SI GUARDANO BENE DAL DARE RISALTO ALL’INIZIATIVA DI CHI NON È STATO MAI TENERO CON IL SACRO QUIRINALE….

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Alessandra Sardoni per "il Foglio"

Carlo De Benedetti questa volta non ci sarà. Tra "Ricucire L'Italia" all'Arco della Pace a Milano sabato 8 la manifestazione di Libertà e Giustizia, di cui pure è tessera più o meno numero uno, e la visita del capo dello stato a Dogliani per il cinquantesimo anniversario della morte di Luigi Einaudi, l'ingegnere non ha avuto esitazioni: sarà con Giorgio Napolitano. E non importa se il timing della giornata, forse, avrebbe consentito la doppia presenza - Dogliani la mattina, Milano, nel primo pomeriggio. Ha optato per l'assenza. E la cosa non è senza significato visto che al Palasharp Uno c'era eccome.

La profezia di questa decisione si coglieva del resto in un atteggiamento lievemente mutato di Rep. nei confronti di questa specie di Palasharp 2, open air, che stavolta ha ambizioni "dal basso": quasi a correggere quelle tutte intellettuali e alla fine elitiste del prototipo, con Umberto Eco che leggeva Kant contro l'olgettinismo montante e che opponeva la Cultura a Ruby Rubacuori.

Se il Palasharp orginario aveva in parte ceduto all'aristocratismo etico come lo definiva contemporaneamente Franco Cassano nel suo saggio sulla "Leggenda del Grande Inquisitore" di Dostoevskij, sabato "si darà spazio soprattutto alle associazioni" dicono gli organizzatori, che poi vuol dire l'Anpi, l'Arci, la Cgil, la Fnsi, Articolo 21, le donne genere "Se non ora quando", pullman e maxischermi.

Cinque minuti per uno, solo Gustavo Zagrebelsky avrà il tempo necessario a illustrare il Manifesto per "Ricucire l'Italia", di cui è autore. Non che si possa definire in calo il feeling di Ezio Mauro con il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky anima dell'iniziativa, estensore del Manifesto e peraltro coautore del libro "La felicità della democrazia".

Ma il piano operativo e la campagna sono stati prevalentemente di pertinenza del Fatto. E a Largo Fochetti si sono tenuti a leggera distanza. Ci saranno sul palco Marco Travaglio e Bruno Tinti.

Repubblica ha dedicato una pagina all'evento con intervista a Zagrebelsky solo lunedì. Preferendo recuperare la battaglia contro il disegno di legge sulle intercettazioni a colpi di post it gialli piuttosto che dedicarsi all'adunata milanese. Non è solo la presenza forte della Cgil (senza Camusso, il segretario è a Roma per un'altra manifestazione) o dell'Arci o di Franco Siddi a tenere lontano l'ingegnere.

O il carattere più di piazza che da reading dell'evento. Ma anche una specie di questione Napolitano che è andata prendendo forma nell'ultima settimana da quando il Fatto - grande sponsor dell'iniziativa, come si è detto - ha dedicato le prima due pagine al potere di scioglimento delle Camere decretando nell'articolo più ampio quello di Massimo Fini che Napolitano potrebbe, ma che non ha il coraggio di farlo.

Certo nella stessa pagina c'era anche il parere in dissenso del costituzionalista Valerio Onida, altro animatore di "Ricucire l'Italia", ma la presenza di Travaglio e l'ombrello forte del Fatto mai tenero con il Quirinale e fautore della linea interventista quanto a destino della legislatura hanno incoraggiato il Gruppo l'Espresso a tenere una distanza di sicurezza dalla versione hard del giustizialismo.

Una distanza di sicurezza tenuta in modo saldo anche dai due giornali di area Pd (l'Unità ed Europa) che in questi giorni si sono ben preoccupati di non dare spazio all'iniziativa di Libertà e Giustizia, confermando l'impressione che nel mondo del centrosinistra l'idea di farsi etero-dirigere dai teorizzatori dello scioglimento coatto delle Camere trova sempre meno sostenitori.

Per quanto riguarda Rep., secondo gli insider, il problema è che a Largo Fochetti sono schema di gioco ed eterodirezione a vivere una fase confusa. Perché "confuso è il modo in cui Rep. immagina il dopo Berlusconi". Non ci sono leader da promuovere, con Franceschini e Veltroni c'è un'antica consuetudine, ma nessun investimento, papi stranieri sui quali puntare.

Bersani non è mai stato nel cuore né dell'editore né del direttore di Rep., ma elezioni a breve, teoricamente possibili, potrebbero proporlo come candidato del centrosinistra e dunque guai ad indebolirlo oggi. Il segretario del Pd ne è consapevole, ma la cosa non basta a rassicurarlo visto che comunque l'unica operazione "politica" di Rep. è stato affidare a Concita De Gregorio interviste ad aspiranti rottamatori in giro per l'Italia.

Qualcuno nel Pd registra il lieve allentarsi del cedimento di Bersani all'eterodirezione, ma sono in pochi. Il Pd si preoccupa tuttora di Rep., misura gli editoriali, testa le simpatie per gli altri: l'Alberto Statera che ha prima criticato Diego Della Valle, e che poi alla fine del suo articolo ha lodato la portata antigovernativa del gesto, ha richiamato l'attenzione del Nazareno.

Insomma la stagione è impervia e consiglia prudenza da una parte e dall'altra. Dal punto di vista di Rep. anche a costo di farsi sfilare dal Fatto, abbordato in estate da Arturo Parisi, l'altra partita, quella referendaria, appoggiata in corsa. Nonostante la firma dell'Ing, niente a che vedere con la stagione referendaria del '93.

 

CARLO DE BENEDETTIMARCO TRAVAGLIO NAPOLITANO PRIMA PAGINA UNITA'il fatto quotidiano la_repubblica_logoeuropa ppagina