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FLASH! - OGNI GIORNO, UNA TRUMPATA: NON SI SONO ANCORA SPENTE LE POLEMICHE SULL'IDEA DI COMPRARSI…
1. VIDEO - VIRGINIA RAFFAELE IMITA MARIA ELENA BOSCHI A "BALLARÃ"
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2. LUCIA ANNUNZIATA: âIL GUAIO DEI RENZIANI? INESPERTI DEL POTERE'
Monica Guerzoni per âIl Corriere della Sera'
«La Boschi non è la zarina di tutte le Russie, è una ragazza gentile, perbenissimo e non spocchiosa. Quasi umile...».
Scusi Lucia Annunziata, ma lei e il ministro non vi eravate lasciate con un «ci rivedremo in tribunale» per colpa dell'ormai celebre pizzino?
«L'Huffington Post ha pubblicato un articolo che raccontava le pressioni della Boschi su Dorina Bianchi, bigliettino o non bigliettino, per il voto sulla parità di genere. Lei mi ha chiamato, voleva che togliessimo il pezzo dal sito e io le ho spiegato che non funziona così».
Cosa le ha detto, direttrice?
«Che avremmo pubblicato la smentita. Ma il ministro, sempre molto cortese nei toni, insisteva nel dire che dovevamo togliere l'articolo. Io le ho risposto che avevamo agito secondo le regole e che non l'avremmo tolto».
E Boschi?
«Ha detto che si riserva di denunciarmi. E io ho chiuso con un "bene, sarò felice di vederti in tribunale"... Questo episodio è il primo grande inciampo, rivela che non sanno le regole del gioco nel senso più alto. Hanno in mano un potere che non conoscono e le pressioni della Boschi sono una prova di debolezza. A Palazzo Chigi c'è un gruppo dirigente che non ha preso le misure al potere».
Governano da un mese.
«Sono saliti su un treno in corsa senza sapere dove andare e si sono ritrovati a Palazzo Chigi. Non hanno esperienza del potere, della stampa, della satira...».
Non è un bene?
«No, pensano che il loro potere sia più grande di quanto non è. Il loro rapporto col potere è sbagliato e la telefonata del ministro lo conferma. Quel che mi preoccupa del governo Renzi è che sembra che sappiano come si fa, ma non lo sanno».
Non sanno governare, intende?
«Non lo sanno, perché non sono mai passati dalle forche caudine del voto. Una campagna elettorale è un fuoco che ti forma, ti insegna a rapportarti con tutti».
Renzi ha vinto le primarie.
«Lui le ha fatte, molti dei suoi no. In tre sono passati da aiutanti del sindaco a sottosegretari, mentre D'Alema quando si portò lo staff a Palazzo Chigi lo chiamò staff, non diede ai "lothar" il titolo di sottosegretari».
Rimpiange D'Alema?
«Questo gruppo dirigente è totalmente nuovo ed è la debolezza di fondo che Renzi paga. Ci sono ministri, come la Boschi, che non hanno mai lavorato. Il problema non è l'età , la competenza, o il fatto che sia donna, è che questo gruppo politico è arrivato lì senza essere stato votato. Berlusconi diceva "a sinistra non hanno mai lavorato" e nel caso di Renzi è vero, il nostro premier non ha mai fatto un minuto di lavoro».
Ha fatto il sindaco. Non era renziana, lei?
«Io sono una supporter di Renzi della primissima ora. Lo appoggiavo perché diceva "cambio l'establishment, cambio le regole"... Poi però ha deciso di andare a Palazzo Chigi senza passare per il voto e ha ricompensato tutti, compreso Civati. Ha tradito la promessa di cambiamento e la pagherà . Sono addolorata. Renzi si sente un leone rampante, ma ha i piedi d'argilla».
Le è piaciuta l'imitazione della Boschi?
«La satira tutti dobbiamo subirla. Io ne ho avuta a pacchi, non ci può essere un doppio standard. A me mi fanno sempre brutta, meridionale, con un occhio storto. A lei la fanno pure bella! Ci sta».
Chi ha vinto sulla parità di genere?
«Dividere il cinismo di Renzi dal cinismo del Pd è difficile, si meritano l'un l'altro. Il segretario, che ha un ammontare di potere mai visto, non doveva lavarsene le mani. Ma dentro c'era anche il risentimento della minoranza. Un disprezzo reciproco di cui sono entrambi colpevoli. Renzi ha portato all'esplosione nucleare della sinistra».
3. VIRGINIA RAFFAELE: "LA MIA SATIRA SULLA BOSCHI, ROMANTICA NON SESSISTA"
Silvia Fumarola per "la Repubblica"
"Per me la satira è neutra, non ha sesso. Mi colpisce un particolare e lavoro su quello, m'incuriosisce per prima cosa la persona. Poi è chiaro, per la proprietà transitiva, se è un ministro del nuovo governo, vai a colpire anche la politica".
Criticata dalla presidente della Camera Laura Boldrini per la parodia "sessista" del ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, Virginia Raffaele, mix di talento e ironia, sorride. "Nel governo Renzi la Boschi ha catturato subito la mia attenzione: è bella, giovane, in gamba... Ma nello sketch anche il giornalista ammaliato che ci casca con tutte le scarpe, fa ridere. à satira bisex... Quanti ne conosciamo di uomini così?".
Virginia Raffaele imita il ministro Maria Elena Boschi. Ma lo sketch della copertina di Ballarò ha suscitato polemiche con il deputato Pd Michele Anzaldi che ha scritto alla presidente Rai Anna Maria Tarantola. Il ministro, però, ha smorzato i toni su Twitter: "E' un'imitatrice straordinaria. A me piace molto. Ci ho riso sopra"
Tanti. Però è stata accusata di fare "satira sessista".
"Mi spiega che vuol dire sessismo in questo caso? Le donne sanno essere ironiche e autoironiche. Il ministro Boschi ha uno sguardo bellissimo, mi è venuto naturale interpretarla. Se hai spirito di osservazione pure in fila alle Poste trovi personaggi interessanti, pensi al talento di Verdone".
Sulle figure femminili l'attenzione è più alta.
"Dai tempi dei tempi noi donne usiamo l'arma della seduzione, anche quando compriamo le sigarette sorridiamo al tabaccaio. C'è qualcosa di male? No. La satira prende di punta il potere, ma la mia era innocente: in più ho scelto la colonna sonora del film "Un uomo e una donna", il massimo del romanticismo".
Si aspettava le critiche?
"Facendo questo lavoro le metti in conto, ma non offendo nessuno e sono a posto con me stessa".
Da Renata Polverini a Nicole Minetti, da Micaela Biancofiore a Francesca Pascale: chi si è arrabbiata?
"La Santanché e la Biancofiore se la sono presa per la parodia della Pascale, avevano detto che era razzista, lei invece si è divertita. Alla fine se un comico prende di punta un personaggio pubblico finisce per renderlo simpatico. Ma la Minetti era una politica? Mah. Era un'igienista politica dentale".
La satira dev'essere libera?
"Dovrebbe essere più libera possibile, ovunque fanno a fette i politici - pensi alla sit com francese sul candidato ideale - pensi in America, dove trionfa il "politicamente scorretto"".
La Littizzetto tira spesso in ballo i Walter e le Jolande, è comicità sessista?
"Ma no, è comicità : forse bisogna ripensare a cosa significhi ironia, autoironia, satira. Si fa comicità quando una donna, un uomo, un cane che t'ispirano. Allora la satira su Dudù? Gli animalisti si dovrebbero risentire".
Si sono risentiti, hanno detto che è stressato.
"Mi prende in giro?".
No, è vero. à per le quote rosa?
"Qualcuno dice che siano un male necessario, per me sono un male. Al comando dovrebbero esserci persone che se lo meritano. Imporre qualcuno - vale per tutti campi - è una cosa che non mi piace".
4. BOLDRINI SU RAFFAELE: SAPORE DI EDITTO BULGARO
Loris Mazzetti per âIl Fatto Quotidiano'
Nel 1969 i giornali titolarono: "La libertà è più forte di via Teulada". Alighiero Noschese, rivelazione dell'anno per le imitazioni nel programma Doppia coppia, fece cadere un tabù: la satira coinvolse anche i politici. Noschese aveva imitato in trasmissione il segretario del Partito liberale Malagodi, poi La Malfa, Andreotti, Fanfani e altri.
I critici scrissero che finalmente la tv stava cambiando. In Francia alcuni cantanti sbeffeggiavano De Gaulle e in America i caricaturisti lo facevano con Nixon, finalmente anche in Italia un artista era riuscito a sfondare il muro del proibizionismo.
Nel 2001 Berlusconi con l'editto bulgaro accusò di uso criminoso della tv, un comico, Luttazzi, che con il programma di satira Satyricon era diventato il simbolo dell'irriverenza, e due giornalisti, Santoro e Biagi, quest'ultimo per aver intervistato un altro comico: Benigni.
Poi dalla Rai, sempre in quel periodo, vennero censurati: Rossi, Hendel e Sabina Guzzanti, rei di raccontare con la satira la realtà , ma soprattutto di essersi sostituiti all'informazione piegata al potente di turno.
Quello che è accaduto in questi giorni ricorda quel periodo, e non è bene. La presidente della Camera Laura Boldrini, intervistata da Lucia Annunziata, ha definito l'imitazione del ministro Elena Boschi, fatta a Ballarò dalla brava Virginia Raffaele, "satira sessista". La ministra è stata rappresentata come un'ammaliatrice, una gattona che usa il suo charme per convincere. Ho la sensazione, lo dico con tutto il rispetto che provo per l'istituzione, che la Boldrini, dalla famosa "ghigliottina", non ne stia azzeccando una.
Cosa dovrebbero dire i politici irrisi da Crozza? Le parole della Boldrini seguono di qualche ora quelle di Formigoni che ha dato mandato ai suoi avvocati di valutare se ci sono gli elementi per la querela dopo che il "Celeste" è stato imitato, ancora una volta, da Crozza su La7. Perché il comico ha detto che l'ex presidente della Lombardia si è beccato un rinvio a giudizio per associazione a delinquere e per corruzione? Non è colpa di Crozza, questi sono i fatti.
Le reazioni della politica, dopo l'imitazione della Boschi (interviste di condanna, lettere alla presidenza della Rai), nei confronti della satira hanno il sapore dell'intimidazione, l'anticamera della censura. La satira è la più alta espressione della democrazia, nell'Antica Grecia veniva usata per colpire la politica. La satira è irriverenza per natura. La Boldrini e Formigoni se ne dovranno fare una ragione, perché dove non c'è satira c'è regime.
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