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1- BUCHI, ANOMALIE, FUGHE DI NOTIZIE: COSÃ SI Ã SALVATO MICHELE EMILIANO
Gian Marco Chiocci e Massimo Malpica per "Il Giornale"
Se le inchieste sulla malasanità pugliese della procura di Bari hanno trovato tra i tanti ostacoli quello delle fughe di notizie, anche l'indagine «Sub Urbia» sugli appalti pubblici del Comune guidato da Emiliano con il gruppo Degennaro vanta le sue anomalie. A cominciare dall'ennesima prova di scarsa impermeabilità degli uffici giudiziari, quando in ballo c'è il centrosinistra.
LE DIMISSIONI TEMPESTIVE
La lunghissima indagine, le cui radici risalgono addirittura al 2002, in città era certamente nell'aria, come ha ammesso lo stesso sindaco Emiliano, raccontando la genesi delle dimissioni da assesÂsore di Annabella Degennaro, da lui chiamata in giunta a soli 26 anÂni quale «tecnica esperta». Lei e il padre Vito,ha spiegato l'altro giorÂno il primo cittadino, «evidenteÂmente avevano intuito qualcosa ».
E così, a dicembre scorso, con buon anticipo rispetto al terremoto giudiziario che avrebbe
investito il presunto «comitato d'affari» che intrecciava i dirigenti apicali del municipio pugliese e i fratelli costruttori, ecco che arriva il temÂpestivo passo indietro della ramÂpolla di famiglia dalla squadra del sindaco. Restando alle «intuizioni »,c'è anche quella curiosa interÂcettazione di fine 2006 tra EmiliaÂno e un suo dirigente, Vito Nitti (ora ai domiciliari), nella quale il sindaco gli raccomanda di dire a Simonetta Lorusso, allora assessore ai Lavori pubblici, di «star buona col telefono perché spende troppi soldi».
L'INCHIESTA DECENNALE
Non avranno certo aiutato a piombare il segreto sull'indagine i tempi biblici della stessa, durata almeno sette anni dall'apertura «ufficiale» del fascicolo, datata 2005. Gli arresti dell'altro giorno, per dirne una, sono frutto di una richiesta firmata dai due pm Pirrelli e Nitti quasi due anni fa, a maggio del 2010, che è sfociata solo adesÂso, tra l'altro ben sfoltita, in un'orÂdinanza del gip.
Il provvedimento delle due toghe, a sua volta, attingeva da un'informativa consegnta in procura due mesi prima da Salvatore Paglino, l'investigatore della Gdf (in seguito accusato di stalking e arrestato per peculato) che aveva già lavorato fianco a fianco con l'ex pm Giuseppe Scelsi sul filone delle escort, un fascicolo che ha portato lo stesso Scelsi allo scontro frontale con il capo della procura barese, Antonio Laudati, con scambi di accuse tra presunte fughe di notizie (tanto per cambiaÂre) del primo, e presunti rallentaÂmenti nell'indagine del secondo.
UN «ARRESTATELI» VECCHIO DI DUE ANNI
Tornando all'inchiesta sui Degennaro, era difficile non lasciar trapelare per ben 22 mesi la presenza sulla scrivania del gip di quella richiesta, tanto più in una città che non è esattamente una metropoli. Duemila pagine zeppe di indagati eccellenti, che toccano il cuore del comune pugliese e anche i rapporti di vicinanza tra gli indagati e il sindaÂco ex magistrato, divenuto uoÂmo- simbolo della cosiddetta primavera barese.
Emiliano, come peraltro tutti i «politici», sparisce del tutto nell'ordinanza del gip, anche se è citato per i suoi legami e contatti con la faÂmiglia di costruttori tanto nell'informativa che nella richiesta dei pm baresi.
Che annotano, ascoltano, ma non lo indagano, anche se i dardi giudiziari colpiÂscono ovunque intorno a lui: per citare un paio di centri, l'ex vicesindaco Martinelli finisce nei guai, il «factotum di EmiliaÂno » Antonio Ricco (la definizioÂne è degli inquirenti) viene iscritto nel registro degli indagaÂti.
Ma il sindaco no.
IL SINDACO? «RIUSCIVA» A NON SAPERE
Emiliano «poteva non sapere», per la Pirrelli (moglie del parlaÂmentare Pd, scrittore ed ex magiÂstrato Gianrico Carofiglio) e pure per l'altro pm,Nitti,che invece nel sostenere l'accusa nel procediÂmento contro l'ex governatore Raffaele Fitto la pensava in altro modo. Un riguardo per l'ex collega? Una diversa strategia investiÂgativa basata su quanto emerso dal lavoro degli inquirenti? Forse la spiegazione è più semplice. Più che «poteva» o «non poteva», il sindaco «riesce a non sapere».
O almeno questo è quanto emerge proprio dalle carte dell'inchiesta. Precisamente da una chiacchierata intercettata in ambientale tra il dirigente Vito Nitti e l'ex assessore municipale ai Lavori pubblici SiÂmonetta Lorusso, il 13 dicembre del 2006. Con i due che dopo aver discusso del bilancio del Comune di Bari sembrano rivelare la (discutibile) filosofia antiguai di EmiÂliano. Lorusso: «Il problema è che il sindaco dice "io non ricordo"sai quante cazz...».
Nitti: «Perché lui (...) cioè, quando cominci a dirgli un fatto...ti blocca... "so tutto, non mi dire niente", in modo che lui riesce a non sapere quello che poÂtrebbe creargli qualche problema ». Un Emiliano vestito da «scimmietta che non sente» del proverbiale trio di primati - rappresentazione de relato, come visto - spiegherebbe la sua immunità «penale». Ma quell'abito, per un amministratore, non sarebbe lusinghiero.
2- I DEGENNARO REALIZZAVANO OPERE PUBBLICHE CON MATERIALI DI PESSIMA QUALITÃ (DI DITTE FORNITRICI DI COSA NOSTRA) E FINTI COLLAUDI -
Raffaele Lorusso per "la Repubblica"
Parcheggi costruiti con materiali scadenti. Case, mercati e un centro direzionale realizzato con fondi europei con un bando «pantomima» secondo la Finanza. Sono molte le opere pubbliche realizzate dal gruppo Degennaro e finite sotto la lente della procura di Bari. Oltre a quelle a Bari e in provincia, figurano anche i lavori eseguiti nel policlinico San Matteo di Pavia.
Il filo conduttore delle indagini, come si evince dagli atti, è quello che gli investigatori definiscono «un sistema di collusioni tra dirigenti apicali dell'amministrazione del Comune di Bari e un gruppo imprenditoriale molto rilevante». Nel mirino della procura ci sono anche funzionari della Regione Puglia, responsabili delle procedure di valutazione di impatto ambientale.
I PARCHEGGI INTERRATI
Il gruppo Degennaro si aggiudica l'avviso pubblico per la realizzazione in project financing di tre parcheggi sotterranei. à il 2002 e a governare la città è il centrodestra. Due delle tre strutture (la terza viene bloccata dall'amministrazione comunale, anche per le proteste dei cittadini) vengono realizzate negli anni successivi, quando alla guida del governo cittadino c'è Michele Emiliano. La procura ritiene che i due parcheggi siano stati realizzati in difformità dai progetti.
E soprattutto con materiali scadenti, tanto che uno dei parcheggi comincia letteralmente a scricchiolare persino il giorno della inaugurazione. Nelle carte dell'inchiesta, si fa anche riferimento ad una fornitura di cemento armato da parte della Calcestruzzi spa, definito di «pessima qualità ». La valutazione è attribuita ad un tecnico della Dec, società del gruppo Degennaro. Secondo lo stesso tecnico, alla Calcestruzzi spa «non si poteva contestare la pessima qualità del cemento in quanto esisteva una sorta di compartecipazione con il gruppo Degennaro».
A tal proposito, la Guardia di finanza sottolinea che «la Calcestruzzi spa è oggetto di una indagine da parte della Dda di Caltanisetta per truffa, intestazione fittizia dei beni per aver fornito Cosa Nostra, inadempimento di contratti pubblici con l'accusa di aver fornito a vari cantieri calcestruzzo di qualità scadente». L'attenzione degli inquirenti si è concentrata anche sulle procedure di collaudo e sulle procedure di valutazione di impatto ambientale.
IL CENTRO DIREZIONALE
Nell'inchiesta è finito anche il centro direzionale realizzato nel 2005 nel quartiere San Paolo. Una struttura mastodontica oggi praticamente deserta. Secondo la procura, il bando sarebbe stato costruito su misura per il gruppo Degennaro. «Una pantomima» scrive la Finanza. Secondo l'amministrazione comunale, invece, l'aggiudicazione ai Degennaro è avvenuta perché le altre due società che avevano manifestato interesse (Debar e Pizzarotti) non sono andate oltre la manifestazione d'interesse e si sono ritirate.
GLI ALTRI LAVORI
Al centro dell'inchiesta, ci sono anche altri lavori pubblici effettuati dal gruppo Degennaro: un giardino e un mercato a Bari e un parcheggio interrato in provincia. La procura di Bari ha inoltre scoperto nel computer dell'imprenditore Gerardo Degennaro, consigliere regionale pugliese del Pd cui sono stati concessi gli arresti domiciliari, un file riguardante una bozza del bando di gara riguardante lavori al policlinico San Matteo di Pavia. Il testo, fanno notare gli investigatori, è stato «trasmesso dalla stazione appaltante pavese in epoca precedente alla sua approvazione e pubblicazione».
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