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Roberto Petrini per “la Repubblica”
«Non vi dovete vergognare se vi emozionate perché significa che volete bene alla vostra gente». Graziano Delrio parla ai sindaci dell’Italia alluvionata che si presentano con le scarpe sporche di fango alla chiamata del governo. Un tour dell’emergenza cominciato ieri di prima mattina che ha portato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, affiancato dal capo della Protezione Civile Franco Gabrielli a Genova, Alessandria e alla Prefettura di Milano.
Impossibilità di investire in opere idrauliche, rischi di denunce, difficoltà nell’ottenere mutui, mancanza di risorse per la ricostruzione, richieste accorate di assistenza da parte della popolazione: i primi cittadini delle zone colpite dalle sistematiche ondate di maltempo presentano con composta determinazione la lunga lista dei problemi.
E Delrio promette che Palazzo Chigi non li lascerà soli. «Per i Comuni alluvionati ci sarà una deroga al patto di stabilità interno», annuncia e ricorda che già la legge di Stabilità 2015 prevede un miliardo in più per gli investimenti per l’intero sistema dei Comuni in grado di allargare lo spazio di manovra del 70 per cento rispetto alle regole attuali.
Il piano, concordato al rientro a Roma, durante i contatti con i tecnici di Palazzo Chigi e del Tesoro, è quello di varare un decreto nel prossimo consiglio dei ministri con un pacchetto di intervento ad ampio spettro. Il primo punto è la dichiarazione dello stato di emergenza nelle Regioni più colpite che attualmente sono Liguria, Piemonte e Lombardia e alle quali si spera non debba aggiungersi anche l’Emilia Romagna.
La seconda questione riguarda le risorse per far fronte all’emergenza di medio-lungo termine con la costruzione di opere idrauliche adeguate al nuovo scenario climatico: le spese per investimenti dei Comuni sono diminuite complessivamente dai 44,1 miliardi del 2009 ai 27,7 miliardi del 2013 (-37,1%), cifre che danno la dimensione della carenza di infrastrutture. Margini potranno essere trovati nell’allargamento del tetto per la spesa per investimenti all’interno del patto di Stabilità e nello sblocco dei fondi per il dissesto idrogeologico cui lavora la specifica. Unità di missione insediata da Renzi a Palazzo Chigi.
Altri due rubinetti che potrebbero essere aperti sono i fondi europei e i mutui della Cassa depositi e prestiti. Proprio oggi Delrio sarà a Bruxelles: ci sono 5 miliardi dell’Unione europea per il dissesto idrogeologico ma per essere attivati ne mancano 2 di cofinanziamento italiano.
Questi 2 miliardi tuttavia pesano sul deficit dello Stato centrale e non possono essere messi in bilancio per i noti vincoli europei: la richiesta dell’Italia sarà sempre la stessa, cioè scomputare la somma dal tetto del 3 per cento. L’altra ipotesi prevede un aumento della possibilità dei Comuni di indebitarsi con la Cdp: oggi il limite è dell’8 per cento e il tetto potrebbe essere elevato.
Per il momento Delrio promette a tutto il sistema dei Comuni 3 miliardi per nuovi mutui a tasso zero o per rinegoziare i vecchi prestiti. Ma il pacchetto potrebbe prevedere anche interventi che modifichino la legislazione ambientale.
«Intervenite senza aver paura delle inchieste, la legge esiste ma prima viene la sicurezza delle persone», ha detto Delrio. Nel mirino ci sono norme come quella che prevede il reato di peculato per il sindaco che ordina di ripulire dalla ghiaia il letto di un fiume per evitare il rischio di esondazioni (rischia il peculato perché la ghiaia è un bene pubblico).
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