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“PER IL PD E’ UN BENE AVERE UNA MINORANZA. SCHLEIN GARANTISCA A TUTTI PARI DIGNITÀ” – PARLA L’EX MINISTRO DELRIO DOPO LO SCONTRO IN ASSEMBLEA CON FRANCESCO BOCCIA, CHE LO HA ACCUSATO DAVANTI A TUTTI DI AVER VOLUTO STRATTONARE IL PARTITO CON LA SUA PROPOSTA DI LEGGE CONTRO L'ANTISEMITISMO: “MI OFFENDE MOLTO CHE IL MIO TESTO SIA STATO LETTO COME UNA PROPOSTA DI CORRENTE” – LE BORDATE CONTRO ELLY: “ANCORA NON SIAMO PERCEPITI COME ALTERNATIVA. NON BASTA LA DENUNCIA DI COSA NON FA GIORGIA MELONI, BISOGNA COSTRUIRE UNA PROPOSTA”
Niccolò Carratelli per "la Stampa" - Estratti
Graziano Delrio non ha ancora smaltito la rabbia per l'attacco subito durante l'assemblea del Pd. Il capogruppo al Senato, Francesco Boccia, lo ha accusato davanti a tutti di aver voluto strattonare il partito con la sua proposta di legge contro l'antisemitismo. «Ho la coscienza a posto, ma mi offende molto che il mio testo sia stato letto come una proposta di corrente», dice l'ex ministro e sottosegretario a Palazzo Chigi con Renzi.
Perché lei è tra i riformisti che si sono astenuti sulla relazione della segretaria, per certificare l'esistenza di una minoranza interna, no?
«Io sono orgogliosamente riformista e penso che ci sia bisogno di una minoranza: è come il sale, insaporisce il partito, lo rende più sano. Io ho sempre difeso le minoranze.
Ricordo che, all'epoca della segreteria Renzi, avevo preso le parti di Gianni Cuperlo, Andrea Orlando e altri che contestavano la linea di allora».
La maggioranza si è allargata con Bonaccini e i suoi: è un Pd più forte?
«È un Pd più forte perché la segretaria ha detto di voler lavorare al nostro profilo di governo, come noi chiediamo da tempo. Non basta la denuncia di cosa non fa Giorgia Meloni, bisogna costruire una proposta. Ed è importante andare a farlo in mezzo alla gente, coinvolgendo, sindacati, imprese, associazioni».
È importante anche mostrarsi credibili come coalizione, mentre Conte dice che non ha alleati. È un problema?
«Ancora non siamo percepiti come alternativa, è vero. Giuseppe Conte fa la sua corsa, con un'impostazione molto identitaria, e il Pd deve fare la sua, mostrando un'altra identità ben precisa, convintamente europeista. È giusto che ognuno costruisca la propria proposta, poi ci sarà l'incontro e la sintesi. Ricordo il tavolo con Conte e Stefano Patuanelli all'epoca della nascita del governo giallorosso: in poche settimane avevamo definito tutto».
E il confronto nel Pd? Schlein ha fatto un appello al rispetto reciproco, assicurando che si discuterà di più: soddisfatto?
«Ho apprezzato il discorso della segretaria, sul bisogno di rispetto tra noi e sul fatto che le posizioni diverse debbano essere una ricchezza. Mi aspetto che garantisca pari dignità a tutte le proposte. E che tutti nel partito facciano proprie le sue parole».
Non è così?
«Come avete visto, in assemblea non ho risposto, non ho fatto polemiche e non voglio farne. Accetterò critiche nel merito e sono pronto in commissione e in Aula a discutere del mio testo sull'antisemitismo, che è serio e ha avuto il contributo di illustri giuristi. Non quelli finti dei social, quelli veri universitari».
La sua proposta di legge è stata discussa e condivisa?
«Con gli altri senatori del Pd ne abbiamo parlato in almeno un paio di occasioni, il collega professor Antonio Nicita mi ha anche aiutato a scriverla e non mi pare faccia parte della minoranza riformista».
Poi, però, ha ritirato la sua firma, pare su pressione di Boccia e del Nazareno.
«Ripeto, non voglio polemizzare con i colleghi. Continuo a credere che il Pd si impegnerà contro l'antisemitismo e non si vergognerà di dire che è in prima linea a combattere questo fenomeno, che ormai ha raggiunto una proporzione mai vista. Lo ha chiesto anche il Papa due giorni fa».
(...)
Il problema è la definizione di antisemitismo, recepita nella sua legge e nelle altre depositate in Parlamento?
«Quella definizione è stata adottata ufficialmente dal governo italiano cinque anni fa, con Giuseppe Conte presidente del Consiglio. Tra i ministri c'era anche Francesco Boccia. Ma discutere di quella definizione è ridicolo, è guardare il dito e non la luna».
Qual è la luna?
«La luna è Sydney, è Manchester (l'attacco alla sinagoga, ndr), sono gli ebrei francesi costretti a emigrare, gli ebrei italiani costretti a muoversi sotto scorta per andare a scuola e a lavoro. Io li ho visti, ci ho parlato, sono famiglie che chiedono perché il Pd non prenda una posizione netta. Ai loro occhi, questa battaglia è portata avanti con più convinzione dalla destra».
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