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Matteo Renzi, nonostante l'endorsment della Merkel, continua ad essere preoccupato per il referendum. Così i suoi guru della comunicazione gli hanno suggerito di passare all'attacco.
L'account Twitter "Basta un si" e l'hashtag relativo non funzionano. A Palazzo Chigi hanno preso la calcolatrice. I "follower" sono appena 4 mila. Vale a dire che nemmeno gli iscritti al Pd seguono l'account. Al Partito democratico sono iscritti 385 mila persone. Considerato che usa internet un italiano su due, è intorno al 2% la percentuale dei tesserati che segue l'account.
Peggio ancora se il confronto viene fatto con l'account di Matteo Renzi. Ha 2,4 milioni di seguaci. Ergo, solo lo 0,17% dei i suoi fedeli si è collegato al primo strumento della comunicazione renziana.
Da qui, la consapevolezza che bisogna passare ai sistemi tradizionali per propugnare le ragioni di votare "si" al referendum. Quindi, sono stati rivalutati i vecchi e sicuri spot televisivi, alla Berlusconi insomma.
Nei prossimo giorni si vedranno pertanto scenette di mamme che iscrivono i bambini a scuola e sullo sfondo il tormentone "Basta un si"; di gente che cerca un posto in ospedale con "Basta un si"; di giovani che firmano contratti con "Basta un si".
Se poi questa campagna pubblicitaria si incrocia con l'altra avviata dalla Lorenzin per il Fertility day, i risultati sono scontati. Basta davvero un si?
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