FLASH! – ALLARME ROSSO PER LE GRANDI BANCHE AMERICANE, GIA’ LATITANTI ALL’INAUGURAZIONE DELLA…
Fabrizio Dragosei per "Il Corriere della Sera"
Da anni è l'incubo degli uomini al potere, con i suoi blog e, soprattutto, con la sua conoscenza delle leggi e delle norme che regolano l'attività delle imprese. Quando ha ribattezzato «partito di ladri e truffatori» il partito putiniano, Aleksej Navalny aveva già alle spalle una lunga attività volta a scovare imbrogli, truffe, pagamenti di tangenti.
«Sapeva quello che diceva», afferma uno dei suoi sostenitori. E la condanna di ieri fa tirare un sospiro di sollievo a tutti quelli che sono stati al centro delle sue denunce.
Poco prima che il Comitato investigativo riaprisse l'indagine su di lui, ad esempio, Navalny aveva reso noto sul suo blog l'acquisto di un immobile all'estero (contro le norme russe) da parte del capo del Comitato stesso Aleksandr Bastrykin.
L'avvocato Navalny si interessa di politica fin da quando era giovanissimo. Prima con il gruppo liberale Yabloko, poi, per un certo periodo, con forze conservatrici e nazionaliste (il suo partito si chiamava Popolo). Tanto che oggi i suoi avversari gli rinfacciano ancora le prese di posizione contro l'immigrazione in Russia e per la protezione dell'etnia autoctona.
Sposato e con due figli di 12 e 5 anni, Navalny iniziò a diventare un serio rompiscatole attorno al 2008 quando prese ad acquistare minuscoli pacchetti azionari delle principali compagnie russe: Gazprom, Aeroflot, la banca VTB.
Come azionista, ottiene copia di tutti i documenti interni e da bravo avvocato, trova le magagne, le denuncia sul suo sito Navalny.ru e sul blog Navalny.livejournal.com . Nei contratti per l'oleodotto tra la Siberia e la Cina, scoprì che la società statale Transneft aveva dato tutti i principali appalti a misteriose società offshore.
Poi iniziò a creare vari progetti di «trasparenza». Iniziò con quello denominato «RosPil» (Rospil.info ) che, tradotto liberamente, vuol dire «Ruba la Russia»: indagini a tappeto su tutte le commesse statali, da quelle per enormi forniture a quelle piccolissime. Uscirono subito fuori episodi inquietanti.
L'Fsb, l'ex Kgb, ordinava ad esempio una partita di automobili Toyota. Ma il bando era così specifico che vi potevano corrispondere solo le vetture che un certo rivenditore aveva già in magazzino. Probabile che sotto ci fosse un accordo.
Per le elezioni presidenziali del 2012 lanciò il progetto «RosVybory» («elezioni russe»), con 17 mila osservatori a denunciare i brogli nei singoli seggi. Poi «DMP», la «macchina della verità ». I suoi seguaci vengono incoraggiati a rendere noti i casi di abuso di potere dei pubblici ufficiali.
Raccontare l'episodio in un volantino e distribuirlo fra amici, vicini di casa, conoscenti.
Quindi «RosYama», sulle buche nelle strade russe; «ZhKKh», sul malfunzionamento dei servizi comunali.
Una vera ondata di denunce, di grattacapi a non finire per i potenti, di grane assai serie, come quella della proprietà nella Repubblica ceca di Bastrykin che ha creato parecchi problemi all'investigatore capo della Russia.
Con le manifestazioni di piazza dell'anno scorso contro la rielezione di Putin, Navalny è diventato uno dei leader della protesta, forse il più in vista di tutti. Ha lanciato la campagna contro Russia Unita, ha invitato la gente a non rimanere a casa con le mani in mano.
La sua popolarità è alta nel mondo dei giovani insoddisfatti, tra coloro che seguono attentamente l'Internet. Ma per il resto della popolazione, Navalny conta poco o nulla. Evidentemente però, c'è chi non vuole correre alcun rischio. Meglio non averlo tra i piedi per qualche anno
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