IL DIALOGO SULLE RIFORME TRA RENZI E GRILLO È UN GIOCO CHE CONVIENE A ENTRAMBI: MATTEUCCIO HA UN FORNO IN PIU’ CHE LO METTE AL RIPARO DALLE FOLLIE DEL BANANA E BEPPEMAO ACCONTENTA L’ALA DIALOGANTE DEL MOVIMENTO

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Fabio Martini per "La Stampa"

 

Due milord. Di punto in bianco, nel pomeriggio del 19 giugno 2014 Beppe Grillo e Matteo Renzi hanno cominciato a scambiarsi gentilezze inaudite fino a poche ore prima. Il capo del Cinque Stelle ha scritto sul blog: «Diciamo ai cittadini italiani che non c’è alcuna preclusione da parte nostra ad affrontare anche un tavolo di trattative sulle riforme costituzionali.

 

Vogliamo lavorarci in modo rapido e responsabile, non c’è da parte nostra nessuna intenzione di ritardare il processo». Cassate le consuete insolenze, Grillo adotta un lessico a lui sconosciuto, tanto è vero che il presidente del Consiglio gli ha risposto, sciogliendo i violini: «Nessuno ha la verità in tasca, tutti possono dare una mano».

 

RENZI E GRILLO BARBIERE RENZI E GRILLO BARBIERE

E poi in un crescendo di gentilezze: «Mi avete scritto come presidente del Consiglio e dunque possiamo vederci a palazzo Chigi», «ma avete anche evidenziato - nel vostro ragionamento - l’importanza del successo elettorale (sottolineatura di cui vi sono personalmente grato) che come è ovvio è un successo non del governo, ma del Partito democratico. Se preferite confrontarvi con noi come Pd, allora organizziamo una delegazione del partito. Aspetto vostre nuove».

 

Certo, nello scambio tra i due sono disseminate anche punture d’ago, ma il senso della pubblica corrispondenza è chiaro: a parole - e con parole dolci - i due dicono di voler dialogare su riforme istituzionali e legge elettorale. A prima vista un cambio di toni quasi epocale. Più leggibile nell’ottica di Matteo Renzi: il presidente del Consiglio sa bene che resta imprevedibile il percorso della riforma del Senato e quello della nuova legge elettorale, a dispetto delle brezze favorevoli degli ultimi giorni.

 

Da questo punto di vista la replica dialogante del presidente del Consiglio a Grillo corrisponde all’istinto di chi accarezza il migliore degli scenari per un leader: poter disporre del maggior numero di interlocutori intercambiabili. Oltre al Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano, a Forza Italia di Berlusconi e alla Lega (sul titolo V), ora anche il Cinque Stelle: ben quattro “forni” dove impastare il pane delle riforme.

 

RENZI E BERLU C RENZI E BERLU C

Più controversa la lettura della apertura di Grillo. Dall’impenetrabile “cerchio magico” grillino non trapelano chiavi interpretative e uno che li conosce come Beppe Civati, capofila dell’unica minoranza del Pd, sostiene: «Il tono molto dialogante fiinsce per controbilanciare gli eccessi dei mesi scorsi, quando predicavano il tutto o niente. Comunque sembra essere un rimbalzo tecnico delle elezioni, l’inizio di un nuovo percorso che al momento riesce difficile prevedere».

 

Da movimento anti-sistema a partito «tosto» ma dentro il sistema? Spiazzante la lettura di Mario Adinolfi, blogger che da anni segue e anticipa le mosse del Cinque Stelle: «Alcuni segnali e anche alcune voci di dentro autorizzano a pensare che, dopo il successo elettorale di Renzi, sia stato deciso un cambio strategico: l’abbandono del profilo anti-sistema a favore di un populismo che sta al gioco, va a vedere le carte altrui, riservandosi di rompere al momento giusto, attribuendo le colpe a Renzi.

 

MARIO ADINOLFI MARIO ADINOLFI

La possibile, clamorosa novità potrebbe essere quella dell’occupazione di uno spazio politico spostato verso il centrodestra: questo spiega l’alleanza con Farage, altrimenti inspiegabile». Quanto a Renzi, si è messo alla finestra. Anche perché la disponibilità del Cinque Stelle si è manifestata proprio nel momento in cui il convoglio della riforme istituzionali sta arrivando all’approdo. E per Renzi l’abolizione del Senato non è soltanto un obiettivo in sé. Dice un renziano della prima ora come Giorgio Tonini «Questa riforma sarebbe è soltanto un trofeo storico che nessuno finora ha messo sul proprio scaffale; vale molto più dei 500 milioni di risparmio, è un “cip” di credibilità nella futura sfida alle caste conservatrici».

CUPERLO RENZI CIVATI CUPERLO RENZI CIVATI