
DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL…
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L'arrivo di Epifani Guglielmo alla guida del Pd, sia pure precaria (ma e' certo che al congresso di ottobre l'ex segretario post Cofferati Sergio della Cgil provera' a rimanere in sella), e la manifestazione del solito Berlusconi Silvio contro i soliti magistrati sono la punta di un iceberg che sta cercando la sua rotta, gli epifenomeni di qualcosa che si sta muovendo sotto la cenere del governo di Letta Enrico, scomposizione e ricomposizione dell'esistente partitico per avvicinarlo di più ai modelli europei (socialdemocratici, popolari, liberali) e mettere fuorigioco, anche per motivi anagrafici, le vecchie culture che non hanno mai abbandonato la Prima Repubblica senza riuscire a far bene nella Seconda.
Al di la' delle liti tra il premier e il suo vice proprio sulla manifestazione di Brescia che giustamente, dal punto di vista tattico e comunicativo, i due hanno sciorinato e sceneggiato a uso e consumo dei media, e' questo il non detto in pubblico, mascherato dietro riunioni operative sulle cose da fare, che c'è davvero dietro la riunione dei ministri del Letta nipote all'abbazia di Spineto, ieri notte e oggi: cercare il collante per superare la fase finale del berlusconismo, il suo miglioramento nei sondaggi prima della morte comunque annunciata, e per trovare l'identità di un Pd mai nato, tra ex comunisti ed ex democristiani. Con due rischi, ben chiari a Letta Enrico e Alfano Angelino, i dioscuri che devono entrambi dimostrare di avere il minimo sindacale di "quid" per governare un Paese disperato e, contemporaneamente, mandare in pellicceria le volpi e soprattutto le faine che continuano a sorvegliare il pollaio governativo per rubare le poche galline rimaste.
Ecco i fatti politici discussi nel chiostro, dopo la lite in diretta sul pullman e le riunioni più tecniche che oggi e domani verranno date in pasto alla stampa:
Uno. Quale sarà l'effettiva evoluzione del Pd, in mano ad un ex socialista che deve provare a far convivere o deve separare definitivamente ex democristiani ed ex comunisti? L'ibrido non ha funzionato, ha accumulato tutte le sconfitte accumulabili nell'elezione del Presidente della Repubblica e nella formazione del governo, i rancori aspettano di tramutarsi in vendette, le vendette in ingovernabilità , latente eppur concreta. Sarà inevitabile la prospettiva scissionista, sarà inevitabile riparlare di centro-sinistra con il trattino, diventa ancora una volta centrale l'approdo europeo in base alla nuova identità italiana non più ibrida. Epifani Guglielmo, al di la' della sua volontà , segnerà la fine dell'esperimento del Pd così come l'abbiamo conosciuto finora.
Due. L'approdo finale del Pd condizionerà anche il Pdl, tuttora percorso da mille rivoli correntisti ma ancora con un leader riconosciuto che ne e' stato il fondatore e lo ha di fatto riportato in vita alle ultime elezioni, gia' perse e poi quasi vinte. Ma Berlusconi Silvio ha 76 anni, non e' in perfetta forma sotto tutti i punti di vista, non potrà fare mai più il premier, deve fare i conti con un epilogo giudiziario che a questo punto può essere conclusivo.
Il punto, ben presente all'abbazia di Spineto tra i ministri del Pdl, non e' se sarà ancora eleggibile, se verra' nominato senatore a vita (da solo o insieme a Prodi Romano, il quale se fosse stato eletto Presidente della Repubblica davvero l'avrebbe mandato per sempre al Senato, avrebbe potuto permetterselo forse più di Napolitano Giorgio, avendolo sconfitto due volte alle elezioni), ma se il sistema politico nel suo complesso riesce ad accompagnarlo verso la marginalizzazione, se riesce a renderlo meno influente.
Il tema non e' nuovo, esce a pelo d'acqua e si inabissa secondo le circostanze: quando nacque Scelta Civica, con Berlusconi in Kenya da Briatore Flavio e i sondaggi che davano il Pdl poco al di sopra del 10-12 per cento, erano in diversi, e tanti, i pdiellini che si stavano organizzando per trasmigrare. Ci avevano pensato anche Fitto, Lupi e tanti altri. Uno dei gravissimi errori che l'allora Mose' Monti fece fu quello di imbarcare prima Casini e Fini, un altro errore fu quello di affidare il partito ad un uomo prepotente come Riccardi Andrea.
Tre. Ovviamente, oggi il tema non e' più Mose' Monti, che ha sacrificato tutto al proprio egoismo, al punto di non riuscire a soddisfare più nemmeno quello. Il tema e': quali effetti può avere l'evoluzione del rapporto politico tra l'area che possiamo identificare con Letta Enrico, Franceschini Dario, Renzi Matteo, cioè l'anima cattolico democratica del Pd (potremmo definirla nuova sinistra dc-neo area Zac, da Benigno Zaccagnini, il segretario di una breve stagione dc negli Anni Settanta del secolo scorso equivalente, Dio ci perdoni, a Papa Francesco in Vaticano oggi) da un lato e l'area neodorotea degli Alfano, dei Lupi, dei Mario Mauro dall'altro.
Entrambe le aree post sono alla ricerca di un superamento degli attuali schemi in virtù di una disgregazione che imporrà giocoforza la riaggregazione su di un piano nuovo e diverso di espressione politica. E' questo il tema, squisitamente politico e non di gestione di governo, dell'abbazia di Spineto.
Quattro. Ma la neo area Zac e i neodorotei hanno davanti due rischi. Il primo e' il fallimento totale o soltanto parziale dell'azione di governo, e quindi spinte pericolose che vanno in direzione totalmente opposta a quella della riaggregazione delle forze politiche sul modello europeo, con scivolamento ancora più marcato verso forme vecchie e nuove di grillismo, con o senza Grillo Beppe.
Il secondo rischio e' il precipitare degli eventi a causa del combinato disposto di sentenze, ineleggibilità , scontro totale su tutto, mancato avvio delle riforme, dimissioni di Re Giorgio II. E quindi presa d'atto del fallimento della mini unita' nazionale Pd/Pdl e ripartenza di una iniziativa tesa ad eleggere il nuovo capo dello Stato come garante di uno schema di totale cambiamento, a partire da un asse 5 Stelle, Sel, comunisti vari e quant'altro.
Cinque. Se il governo dovesse invece riuscire a fare la sua parte almeno in parte, smuovendo quel che resta della nostra economia, la ricomposizione su nuovi modelli politici più europei diventa davvero qualcosa in più del sogno di mezza primavera di una notte a Spineto tra due schieramenti di ex giovani dc casualmente militanti di due schieramenti avversi ma uniti nello stesso governo.
E lo stesso Berlusconi Silvio a quel punto potrebbe partorire il coup de theatre del suo farsi da parte per consentire, agevolare, facilitare la nascita di una nuova iniziativa politica di centro, moderata, a quel punto largamente maggioritaria nell'elettorato italiano, di cui lui si può ritenere uno dei padri putativi, ma non più il proprietario o colui che ne determina l'indirizzo politico e le scelte operative.
Solo in questo quadro può davvero esserci, da qui a un anno, anche la sua nomina a senatore a vita, che decreterebbe di fatto la conclusione del suo iter politico militante, di capo partito. Anche Berlusconi Silvio e' dunque presente in spirito e non solo con i suoi ministri nell'abbazia, fortunatamente sconsacrata, di Spineto.
Ps1. In questo quadro, Bonino Emma a Spineto c'entra poco. Ma il suo contributo alla buona operatività del governo, in un ruolo importante come il suo, darebbe una spinta forte allo scenario di cui sopra.
Ps2. Ci sono due personaggi, diversi eppur complementari fra loro, che possono avere un ruolo nell'Italia che verra', anche nell'ottica Spineto: sono Tremonti Giulio e Naccarato Paolo, entrambi senatori iscritti al Gruppo Grandi Autonomie e Liberta'. Il primo e' stato un ministro dell'economia più stimato in Europa che in patria, e può tornare utile, il secondo ha una lunga esperienza direttamente politica maturata nei decenni a fianco di Francesco Cossiga. Entrambi conoscono bene Letta Enrico, tuttora vicepresidente dell'Aspen guidato da Tremonti e indicato in quel ruolo con uno di quei suggerimenti cui non si poteva dire di no proprio dallo scomparso ex Presidente della Repubblica.
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