DIFETTO SERRA - LA ‘FINANZA D’EVASIONE’ DIVENTA LA SPINA NEL FIANCO DELLO SPIN GORI: “NON SAPEVAMO CHE IL FONDO ALGEBRIS FOSSE ALLE CAYMAN. SERRA NON LO CONOSCEVO E NON RAPPRESENTA IL PENSIERO DI MATTEO” - PRIMA DI BERSI LE 80 SLIDE DI SERRA, RENZI DOVEVA FARGLI UNA BELLA ‘DUE DILIGENCE’ - E ANCHE IL RENZIANO ZINGALES CAZZIA IL ROTTAMATOR: ‘’I FONDI DI INVESTIMENTO NON DEVONO POTER DETTARE L'AGENDA POLITICA DI UN CANDIDATO POI ELETTO’’…

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1 - ZINGALES, FONDI D'INVESTIMENTO NON DETTINO AGENDA
(ANSA) - I fondi di investimento non devono poter dettare l'agenda politica di un candidato poi eletto: è l'opinione di Luigi Zingales, economista e docente alla University of Chicago, interpellato dai cronisti a proposito dell'incontro di Matteo Renzi con esponenti del mondo della finanza organizzato nei giorni scorsi a Milano da Davide Serra, creatore del fondo Algebris che ha sede alle isole Cayman. "Sicuramente la possibilità di mettere soldi nelle isole Cayman - ha detto Zingales, a margine della presentazione del suo libro 'Manifesto capitalista' alla Fondazione Cesifin - avvantaggia alcuni a danno di altri.

Il fatto però che le persone lo possano fare è parte della legge, quindi queste persone non sono illegali: che un candidato raccolga fondi da persone che facciano questo per me non è un male, ma è un male se questi fondi sono molto grossi, e queste persone hanno la capacità di influenzare l'agenda politica di un Renzi premier".

Secondo l'economista, fra i promotori del movimento 'Fermare il declino', più in generale "il problema è quello dei limiti al fundraising: una vera campagna elettorale è una campagna in cui uno mette un tetto massimo di contributi che può raccogliere da ogni persona individuale, questo sarebbe l'obiettivo. Fermare il declino ha messo un limite di 20 mila euro, e tutte le persone che donano più di mille euro sono citate individualmente sul sito web".

2 - RENZI IGNORAVA IL PARADISO FISCALE DI DAVIDE SERRA
Andrea Mollica per www.gadlerner.it

La cena di raccolta fondi di Matteo Renzi con un gruppo di finanzieri avvenuta mercoledì sera a Milano è diventata oggetto di svariate polemiche. Come già scritto ieri, uno dei motivi di maggior controversia è la sede del fondo Algebris di Davide Serra, che si trova nelle isole Cayman, noto paradiso fiscale. Il finanziere ha organizzato la serata milanese di Matteo Renzi, ed ha anche fornito un importante contributo programmatico, condiviso pubblicamente dallo stesso sindaco di Firenze, del quale abbiamo scritto ieri.

Oggi su L'Unità lo staff di Matteo Renzi risponde alle polemiche, sottolineando come né il sindaco né i suoi collaboratori fossero a conoscenza della sede fiscale di Algebris. Un modo per rintuzzare le critiche arrivate per l'aperto sostegno di un finanziere che ha una società in un paradiso fiscale. In un'intervista pubblicata sempre sul quotidiano fondato da Antonio Gramsci anche Giorgio Gori spiega come anche lui ignorasse questo fatto, e che non sapesse bene chi fosse lo stesso Davide Serra. Il fondatore di Algebris è un brillante finanziere comparso spesso sui giornali italiani per la sua lotta ai vertici delle Generali. Ecco il brano dell'intervista di Gori tratta dall'Unità di oggi.

Il Corriere della Sera ha fatto notare che la società di Serra è controllata da una holding che a sede nelle isole Cayman, «riconosciuto e intoccabile paradiso fiscale ».

«Serra non lo conoscevo, mi sono imbucato a quell'incontro per salutare Matteo che non vedevo da qualche giorno. Di 150 invitati ne avrò conosciuti al massimo tre. La cena non l'ho organizzata io. Non ho elementi quindi per dire se sia vero o no».

Non è contraddittorio proporre una dura lotta all'evasione come fa Serra e avere società nei paradisi fiscali?

«Ma Serra non rappresenta il pensiero di Renzi. Ha portato un contributo, anche interessante, ma che non è il programma di Renzi. Serra ha chiamato alcuni suoi amici e gli ha chiesto di dare una mano a Matteo. Tutto qui. C'è stata una specie di cena in piedi e Matteo ha risposto a varie domande».

 

Matteo Renzi DAVIDE SERRAcayman isoleGIORGIO GORI DURANTE IL 'BIG BANG' DI RENZI