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Gabriele Villa per "il Giornale"
«Sono indignata. à come se qualcuno si fosse introdotto in casa mia e avesse frugato fra le mie cose. Leg¬gere quell'articolo sulla Stampa è stato come subire uno stupro, sì una sorta di stupro, mi creda».
Daniela Santanchè è sconcertata, av¬vilita, mentre commenta con le parole più amare il pezzo sulla sua abitazione milanese dove il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, suo compagno, an¬drà a scontare gli arresti domiciliari per l'oramai arcinota vicenda giudizia¬ria che l'ha visto protagonista. Nell'arti¬colo, redatto da Fabio Poletti, si descri¬ve infatti con dovizia di particolari e det¬tagli inediti, l'elegante dimora dell'ex sottosegretario del Pdl. «...Un domici¬lio - si legge tra l'altro - da 920 metri quadri su quattro piani con piscina coperta rivestita in madreperla, letto king size e pareti interne istoriate da una poesia di Verlaine che gira di loca¬le in locale...».
Una descrizione che, sia pure enfatizza¬ta, Daniela Santan¬chè conferma come veritiera e quindi me¬ritevole della querela che, mediante il suo avvocato, Annamaria Bernardini de Pace, l'esponente Pdl ha sporto contro il diret¬tore della Stampa, Mario Calabresi («L'ho chiamato al telefono e non si è nemmeno degnato di venire a rispon¬dere») e contro l'autore del pezzo sul quotidiano torinese.
«Solo ciò che si ru¬ba si nasconde - ¬precisa - e tutto ciò che è in questa casa è frutto del mio lavoro, ci sono regali e ricordi cui tengo, c'è la storia della mia famiglia. L'articolo - si sottolinea nella que¬rela - si pone in gravis¬sima violazione del decreto 196/03 che tu¬tela la privacy, descri¬vendo l'ubicazione e caratteristiche inter¬ne ed esterne dell'abi¬tazione della signora Santanchè, nella qua¬le v¬ive pure il figlio mi¬norenne...
L'ingiusti¬ficabile divulgazione di numerosi dati, di nessuna rilevanza pubblica, rappre-senta potenziale rischio per l'incenti¬vazione alla commissione di ulteriori gravi reati: furto, rapina, stalking , vio¬lenza privata ed altro». Querela dovu¬ta, dunque, secondo Daniela Santan¬chè «soprattutto per tutelare anche mio figlio Lorenzo, non posso accetta¬re che venga messa a rischio anche la sua incolumità ».
In ogni caso, una que¬rela civile e non penale come ha tenuto a precisare al Giornale la stessa Santan¬chè «perché l'ultima cosa che voglio è che, per un articolo su un giornale, a qualche altro giudice venga in mente di mandare in galera un altro giornali¬sta».
Quindi ancora una battuta: «Inac¬cettabile nell'articolo anche quel chia¬ro intento di ferire, indugiando sul fat¬to che il direttore del Giornale, un gior¬nalista e un uomo già privato della li¬bertà , andrà a scontare i domiciliari nella casa della Santanchè. Questa ca¬sa è la casa in cui noi già viviamo non è la casa di uno o dell'altra. à la nostra ca¬sa. Trovo persino che ci sia un certo ma¬schilismo nel sottolineare questo det¬taglio insignificante e inopportuno».
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