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LULA-HOP - LA TANGENTOPOLI BRASILIANA HA IL SUO DI PIETRO, SI CHIAMA SERGIO FERNANDO MORO, IL PM DI CURITIBA CHE HA INCHIODATO LULA - E’ CON LUI CHE IL GOVERNO ANDRÀ ALLO SCONTRO: DILMA PER ORA “SALVA” L’EX PRESIDENTE NOMINANDOLO MINISTRO, COSÌ PRENDE L’IMMUNITÀ

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Maurizio Stefanini per “Libero Quotidiano”

 

Sergio Fernando Moro Sergio Fernando Moro

Sérgio Fernando Moro e Lula: le ultime mosse della grande partita a scacchi che è in corso attorno alla Tangentopoli brasiliana confermano che sono loro due i grandi protagonisti della sfida. L'ex-presidente, e il pm di Curitiba. Non la presidentessa Dilma Rousseff, ormai sempre più suonata. Non l'opposizione parlamentare, il cui massimo esponente Aécio Neves quando ha provato ad affacciarsi alle manifestazioni di domenica è stato fischiato e tacciato di «ladro» a sua volta.

 

Sergio Fernando Moro Sergio Fernando Moro

Non le stesse organizzazioni extraparlamentari che organizzano le marce, che hanno portato in piazza tre milioni di persone, ma che faticano a individuare leader popolari, a parte appunto il giudice Moro. E neanche quel pool di San Paolo composto dai tre pm Cássio Conserino, José Carlos Blat e Fernando Henrique Araújo.

 

Quelli che dopo la deposizione coatta imposta a Lula da Moro per lo scandalo Petrobras hanno cercato a loro volta di farsi notare con una richiesta di arresto motivata dallo status incerto di una casa al mare che ufficialmente appartiene alla costruttrice Oas, ma secondo loro è invece una tangente passata all' ex-presidente.

 

JOAO SANTANA - LULA - DILMA ROUSSEFFJOAO SANTANA - LULA - DILMA ROUSSEFF

Ma il documento era fatto in modo talmente sconclusionato che molti giornali hanno potuto sghignazzare sulle citazioni culturali con cui i tre avevano voluto venire appresso al tipico linguaggio di Moro, e che invece si sono tradotte in refusi imbarazzanti: Nietzche invece di Nietzsche; Marx e Hegel invece di Engels.

 

La giudice María Priscilla Ernandes, comunque, si è dichiarata incompetente, e ha detto che a decidere dovrà essere anche lì Moro. Insomma, ha tolto di mezzo i tre pm rampanti e pasticcioni, per centralizzare tutto a Curitiba. Per tornare alla metafora scacchistica da cui siamo partiti: ha passato l' iniziativa dell' attacco dai saltellanti cavalli a una più solida regina.

 

LULALULA

Ma la regina avversaria Dilma ha risposto con un arrocco: un posto da ministro per Lula, in modo da coprirlo con la relativa immunità. Dopo alcuni giorni interlocutori l' ex-presidente ha accettato ieri: non senza provocare subito un tonfo della Borsa del 3,5% e del real rispetto al dollaro del 3 per cento.

 

Qual è l' incarico che gli verrà dato, sarà deciso oggi. Lula ha pure confermato ieri la sua intenzione di ricandidarsi nel 2018, anche se è sempre più in forse che Dilma possa arrivare a fine mandato. C'è addirittura un sito Internet per accettare scommesse su quanto potrà ancora reggere.

 

Sergio Fernando Moro Sergio Fernando Moro

Lo scenario, insomma, ricorda molto l'Italia del 1992-94. E l' impressione è ulteriormente accentuata dal fatto che Moro non solo ha un cognome italiano, ma è anche un ammiratore di Antonio Di Pietro, che da Di Pietro ha ricevuto anche per via intervista una sorta di imprimatur.

 

45 anni, aspetto glamour che piace alle donne, appassionato di ciclismo, soprannominato «il terrore dei petistas» e «l' implacabile», Sérgio Fernando Moro dopo essersi laureato nel 1995 ed essere diventato giudice federale nel 1996 nel 1998 andò ad Harvard a studiare in un corso sul lavaggio di denaro sporco sponsorizzato dal Dipartimento di Stato, divenendo così uno dei due unici magistrati brasiliani esperti in crimini finanziari.

Ma poi si mise a studiare anche la Mani Pulite italiana, su cui scrisse un entusiastico saggio pubblicato nel 2004 dalla rivista dell'omologo italiano del Csm.

 

LULA ARRESTO SCONTRILULA ARRESTO SCONTRI

In pratica, sosteneva, siccome la classe politica brasiliana è altrettanto corrotta di quella italiana ma in compenso le magistrature dei due Paesi sono blindate da analoghe garanzie e l'opinione pubblica appare altrettanto disposta a acclamare giudici giustizieri, bisognava solo studiare attentamente gli strumenti utilizzati dai magistrati italiani per fare lo stesso. E queste «armi» erano da lui identificate nella carcerazione preventiva, nell' incentivo al pentitismo e nell' interrelazione con la stampa: tre meccanismi attraverso i quali si sarebbe potuto innescare un «circolo virtuoso».

 

LULALULA

E così ha appunto fatto. Una volta si rinnovò per ben 15 volte un permesso di intercettazione telefonica, mentre la legge brasiliana autorizza 15 giorni rinnovabili una volta sola. Un'altra volta mandò la polizia federale a spaventare i dipendenti delle compagne aeree per farsi dire dove si trovavano gli avvocati di un accusato. Lo stesso Consiglio Nazionale di Giustizia lo ha messo da tempo sotto osservazione, per i metodi assolutamente non ortodossi che utilizza. L'ultimissima sua trovata è stata la «deposizione coatta» di Lula. Ma si aspettano altre mosse clamorose entro i prossimi sette giorni.

 

DILMA ROUSSEFF E LULA DA SILVA DILMA ROUSSEFF E LULA DA SILVA LULALULADILMA ROUSSEFF E LULA FOTO LAPRESSE DILMA ROUSSEFF E LULA FOTO LAPRESSE