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Sara Grattoggi per “La Repubblica - Roma”
Senza fondi previsti in bilancio dal Comune e con la fuga degli sponsor, il Macro rischia di morire. Il nuovo grido d’allarme arriva dalla commissione capitolina Cultura, dove ieri a illustrare la «drammatica» situazione economica del museo è stata la sua direttrice ad interim (il quinto, ormai), Alberta Campitelli. «Dal 2013 a oggi abbiamo perso due sponsor: l’Enel e l’associazione Macro Amici, che sosteneva il museo con circa 150mila euro l’anno. E ci siamo trovati a fare i conti con finanziamenti irrisori: a oggi nel bilancio comunale non ci sono fondi destinati al Macro».
Una parabola discendente, spiega Campitelli: «Nel 2009 avevamo ricevuto 1,4 milioni dal Comune, nel 2012 305 mila euro, a cui si sono aggiunti i 500 mila di Enel, mentre nel 2014 siamo a zero euro e Enel a marzo ci ha addirittura chiesto di togliere il logo dell’azienda».
Ma non sono solo i fondi, a mancare. «Su 27 persone dello staff ne abbiamo perse 15. E parlo di professionalità elevate» ha spiegato Campitelli. Nonostante le difficoltà, «se nel secondo semestre 2013 abbiamo organizzato 18 mostre per circa 283 mila euro, nel 2014 ne abbiamo organizzate 10, spendendo 58 mila euro».
E i visitatori starebbero aumentando. «Siamo riusciti a fare miracoli, ma se non avremo sostegno dall’amministrazione non si potrà andare avanti — ha avvertito la direttrice — Disperdere il patrimonio di un museo costato alla città 28 milioni mi pare un sacrilegio ». Di fronte a un quadro a dir poco preoccupante, la presidente della commissione, Michela Di Biase, si è impegnata a impedire che l’istituzione scompaia: «Ho scritto al sindaco chiedendo un incontro. E faremo un emendamento perché ci sia una destinazione di fondi per il museo ».
Ma non è solo il Macro a soffrire per la riduzione dei finanziamenti: anche per l’Azienda Palaexpo i fondi sono passati dagli 11 milioni del 2013 ai 9 previsti per il 2014. E se davvero dovesse assorbire anche il definanziato Macro, far quadrare i bilanci potrebbe diventare più complesso.
Un’impasse da cui pare difficile uscire senza un assessore alla Cultura. Ieri all’appello lanciato lunedì da registi e attori al sindaco, in cui si chiede la nomina di un nuovo assessore entro il 14 luglio, si sono aggiunte nuove firme: da Ettore Scola a Pamela Villoresi, da Antonio Calenda a Giuliana Lojodice, da Roberto Herlitzka a Massimo Venturiello e Fausto Paravidino.
Ma se la poltrona in giunta è vuota da 45 giorni, la Cultura capitolina avrebbe perso anche un altro “pezzo”: Maria Cristina Selloni, direttrice del Dipartimento Cultura avrebbe, infatti, lasciato l’incarico, dopo gli screzi con il sindaco. Fra gli ultimi dissapori, anche la gestione dell’occupazione degli uffici di piazza Campitelli, giovedì scorso, da parte del Teatro Valle.
A confermare le indiscrezioni, uno scambio di battute su Facebook fra l’ex assessore Umberto Croppi e la stessa Selloni. “A un mese e mezzo dalle dimissioni dell’assessore alla cultura si è dimessa anche la direttrice del dipartimento, Cristina Selloni” scriveva Croppi lunedì. E poche ore dopo la dirigente precisava in un commento: “Dimessa, non è previsto. Accomiatata.. più appropriato”.
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