ROBBEN DA MATTI - SNEIJDER INCORONA IL COMPAGNO “ALIEN”: “È IL NOSTRO MESSI” - LA SUPERSFIDA TRA DUE CAMPIONI IMMENSI CHE HANNO VINTO TUTTO. TRANNE IN NAZIONALE - QUALE DIAVOLERIA SI INVENTERÀ IL VAN GAAL CEDRONE PER ARGINARE LA PULCE CHE VOMITA?

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

Giulia Zonca per “La Stampa

 

 xabi alonso della spagna vola con arjen robben xabi alonso della spagna vola con arjen robben

Quel che più lega Messi e Robben in queste ore di tensione è la voglia di riscatto. Due campioni assoluti, due talenti incredibili e due giocatori che hanno vinto tutto. Tranne in nazionale, il buco nero di due carriere da urlo.
 

Quattro anni fa, a questo punto del torneo, Messi era a casa dopo un’umiliazione difficile da digerire (4-0 contro la Germania ai quarti) e Robben stava per fare l’errore della vita: il tiro moscio finito in braccio a Casillas nella finale vinta dalla Spagna. Si sono ripresi, hanno alzato trofei, sedotto stadi ma adesso devono andare oltre l’unico ostacolo capace di mandarli in crisi: il Mondiale. E solo uno può raggiungere l’apoteosi. Arrivano alla sfida da uomini chiave, operazione riuscita a pochi in un mese di esaltazione del gruppo.

 

La Costa Rica che stupisce compatta, la Colombia che ha l’ultimo fenomeno, James Rodriguez, ma si spinge al miglior piazzamento della storia grazie a un collettivo sincronizzato, la Germania super organizzata, il Brasile tutto cuore e lacrime e poi l’Argentina di Messi e l’Olanda di Robben. Sono l’anima delle due nazionali che si sfidano oggi nella semifinale di San Paolo, proprio nel giorno dell’Indipendenza argentina.

Per Messi sarebbe un onore doppio e non può astenersi dal dirlo: «Un orgoglio incredibile portare la fascia di capitano in questo giorno». Sa che in patria spesso gli rinfacciano di rendere molto di più con il Barcellona e sa pure che questa deve essere la volta buona per togliersi l’ombra di Maradona dalle spalle.
 

robbenrobben

È la sua prima vera possibilità di superare il mito e già il fatto che si parli più del numero 10 attuale e meno di quello che fu è un successo e la prova che Messi ha regalato sprazzi di magia. Contro il Belgio ha calamitato gli avversari, nel girone ha scassinato partite diventate rebus per il tentennante Sabella. Ha criticato il ct dopo il debutto con la Bosnia, reazione inedita per la Pulce. Di media non ha bisogno di chiedere che il gioco venga disegnato su di lui, ma con l’Argentina ogni tecnico vuole dimostrare di essere più furbo. Non stavolta. Messi ha chiarito il concetto al via e da allora si è sempre ritrovato nella posizione preferita.
 

MESSI ARGENTINAMESSI ARGENTINA

Il suo alter ego olandese ha vissuto anni più tranquilli in oranje, mai sottovalutato, perno di ogni schema e nome insostituibile, solo che stavolta le consegne sono ancora più chiare e se ci fosse bisogno di ulteriori etichette ci pensa Sneijder ad appiccicare la consacrazione sopra Robben: «È il nostro Messi. Vale altrettanto ed è fondamentale». Persino Van Gaal ieri ha lasciato la scena al suo numero 11: «Queste sono le partite per gente come Robben e Messi» e poi ha aggiunto il tocco egocentrico, «Messi non è stato ancora arginato, io spero di invertire la tendenza». Cioè lui vuole essere l’uomo che blocca un genio e ne libera un altro e pazienza se l’altra stella dell’Olanda è acciaccata. Van Persie corre in disparte, sfiancato dal mal di stomaco e debilitato da un dolore alla gamba sinistra, «è il mio capitano non penso di fare a meno di lui». Però in quel caso esistono alternative, per Robben, come per Messi, no. Sono pezzi unici e uno sta per triplicare il valore.