IL FALLIMENTO DIPLOMATICO DI OBAMA: ALTRO CHE DISTENSIONE, SNOWDEN DIMOSTRA CHE CINA E RUSSIA GLI DANNO CONTRO APPENA POSSONO

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Federico Rampini per "la Repubblica"

«Stiamo seguendo tutti i canali legali e lavoriamo con molte nazioni perché la legge sia rispettata». Barack Obama in persona evoca così la caccia alla primula rossa Edward Snowden. Non bastasse la divulgazione di programmi segreti, Snowden riesce a gettare l'America in una vera crisi di politica estera.

Per causa sua, i rapporti con Cina e Russia precipitano ai minimi da anni. Barack Obama è su tutte le furie, e lo fa sapere. Si sente tradito da Xi Jinping e Vladimir Putin, due leader con cui ha avuto lunghi colloqui pochi giorni fa. È un amaro risveglio alla realpolitik, o all'inaffidabilità di Pechino e Mosca, o tutt'e due.

Intanto la fuga di Snowden è foriera di altri imbarazzi e problemi per l'America. «È indiscutibile» che le relazioni Usa-Cina saranno danneggiate dalla partenza
di Snowden da Hong Kong: la constatazione ieri è venuta dal portavoce di Obama, Jay Carney. «Non ci vengano a raccontare - ha detto - che è stata una decisione tecnica di un funzionario di Hong Kong, quella di lasciare partire un fuggiasco ricercato, ignorando un valido mandato di arresto internazionale. Questa decisione ha un impatto certamente negativo nei rapporti con la Cina».

Il segretario di Stato John Kerry manda un messaggio analogo alla Russia: «Sono perfettamente avvisati delle nostre richieste. Sarebbe profondamente deludente se lo lasciassero salire su un aereo. Non c'è dubbio che ci sarebbero delle conseguenze». Kerry ha ricordato che nell'arco degli ultimi due anni gli Stati Uniti hanno consegnato ben 7 prigionieri al governo russo.

Nel caso della Cina la delusione è ancora più cocente. Non solo perché il 7 giugno Obama aveva accolto il neopresidente Xi in un resort californiano per cominciare a costruire un rapporto di fiducia. Ma c'è anche un precedente molto preciso, in cui gli Stati si sono comportati ben diversamente dalla Cina.

Fu appena un anno fa. Il capo della polizia di Chongqing, implicato negli scandali che affondarono il boss comunista Bo Xilai, si era rifugiato nel consolato Usa di quella città. Invece di dargli protezione e asilo, ed eventualmente una possibilità di fuga in America, la diplomazia americana lo aveva consegnato alle autorità di Pechino. Con un precedente così fresco e così amichevole, la Casa Bianca e il dipartimento di Stato non riescono a capacitarsi che la Cina abbia voluto ignorare la richiesta di arresto e di estradizione di Snowden.

L'umiliazione di Obama è messa in evidenza da molti commentatori americani. «Alla luce del comportamento di Cina e Russia sull'affaire Snowden - scrive il Wall Street Journal
- Obama impara che non esistono favori personali in queste relazioni, solo calcoli a sangue freddo».

Ma quali calcoli? Molti osservatori americani consigliano di non sottovalutare il peso delle opinioni pubbliche interne, anche in paesi autoritari come la Cina o semi-autoritari come la Russia. Le correnti nazionaliste e antiamericane sono forti in ambedue i paesi. Le rivelazioni di Snowden sono state ampiamente seguite e commentate a Pechino e a Mosca, due capitali che in passato hanno dovuto "ingoiare" non poche lezioni da Washington sui diritti umani. Consegnare Snowden agli Stati Uniti, sarebbe stato un
gesto accolto con indignazione sia da parte dei nazionalisti cinesi che russi. Tuttavia resta il fatto che per Obama questa vicenda continua ad amplificare i danni.

Non è chiaro neppure se alla Casa Bianca convenga davvero prendere Snowden e processarlo. Negli Stati Uniti una petizione per chiedere il perdono di Snowden ha superato le 100.000 firme, soglia legale oltre la quale la Casa Bianca è obbligata quantomeno a considerarla e a rispondere.

La rivelazione fatta dallo stesso Snowden, che racconta di essersi fatto assumere appositamente dalla Booz Allen Hamilton per penetrare i segreti della National Security Agency, in caso di processo in un tribunale americano rischia di rimettere in causa l'oscuro ruolo di questi giganteschi mercenari privati a cui viene data in appalto una parte crescente delle operazioni di guerra e spionaggio.

 

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