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Fabrizio d'Esposito per "il Fatto Quotidiano"
Alle tre del pomeriggio, l'anonimo deputato in bilico tra il Pdl e un centro futuribile fa la mossa tipica di Luca di Montezemolo: si porta la mano destra a un ciuffo immaginario di capelli e lo spinge dietro. La mimica conduce al convitato di pietra di questa decisiva attesa della fiducia al governo Berlusconi. In Transatlantico sono in tanti a parlare di lui, il leader del partito che verrà , Italia Futura. E che ieri si è persino schierato a favore degli indignados che andranno in piazza sabato prossimo: "La protesta dei giovani indignati è per molti aspetti comprensibile".
Nella pancia del partitone berlusconiano si mischiano paure e tentazioni, in una sorta di cocktail potenzialmente esplosivo. Colpa degli ultimi sondaggi che circolano, in base ai quali la creatura montezemoliana potrebbe incassare un terzo dei voti attuali del Pdl, tra l'otto e il dieci per cento. Ed è per questo che d'incanto prendono forma sospetti e voci sugli assenti in aula al momento dell'Incidente di martedì scorso, sull'assestamento di bilancio. Ce n'è per tutti.
Racconta un parlamentare del Pd, a taccuino chiuso: "Anche qualcuno dei nostri è tentato, tipo la Mastromauro. Del resto è la nuora di Matarrese". La democrat Margherita Mastromauro, infatti, è una delle assenti dell'altro giorno, mentre Salvatore Matarrese è uno dei motori pugliesi di Italia Futura. Poi c'è chi indica Santo Versace, che non voterà la fiducia. Passato dal Pdl al Misto , lo stilista era in aula martedì e ha detto no all'assestamento, ma il suo nome viene ormai associato a Montezemolo.
Italia Futura sta diventando la nemesi del Cavaliere logorato e consumato da satiriasi, conflitto d'interessi e teatrino della politica. Il presidente della Ferrari è il nuovo specchietto per le allodole dell'antipolitica. In teoria un'occasione d'oro per ritornare in Parlamento. L'assunto di partenza di tutte le manovre in corso, da destra a sinistra e viceversa, è che si voterà nel 2012 (15 e 16 aprile) col Porcellum dei nominati. Con il caos attuale, però, è difficilissimo capire adesso chi sarà il cavallo vincente. Altri, più scettici, parlano di "salto nel buio" e preferiscono stare a guardare gli eventi.
Per esempio, nel Pd, un altro corteggiatissimo è Beppe Fioroni, che passa con disinvoltura dai discorsi su Montezemolo a quelli su Bagnasco, presidente dei vescovi italiani. L'ombra di Italia Futura si allunga anche sul gruppo del giorno, i famigerati scajoliani. Dal nome dell'ex ministro che si dimise per la casa della cricca al Colosseo e che oggi anima, insieme con Beppe Pisanu, la fronda neodc del Pdl.
La pattuglia di Scajola, tra i quindici e i venti deputati, ha promesso che voterà la fiducia. Ieri c'è stato un nuovo colloquio tra il premier e "Claudio" il ribelle in cui è stata invocata la "discontinuità ", l'artificio dialettico che nasconde le vere richieste dei frondisti: la gestione insieme con Alfano e Verdini, rispettivamente segretario e triumviro del Pdl, delle prossime candidature per le elezioni politiche. Ma il segretario, già in guerra con Verdini, non vuole aggiungere un'altra sedia al tavolo delle trattative. Di qui la strategia degli scajoliani: votare la fiducia poi formare un gruppo autonomo alla Camera già dalla prossima settimana, "pronto a staccare la spina al governo".
Due di loro confessano, dietro la condizione dell'anonimato, di avere cercato e contattato Montezemolo. Sono due partecipanti alle cene di Scajola ma che martedì erano regolarmente in aula a votare. In pratica, "Berlusconi è finito ma non cade ancora". E il paradosso è che stavolta passerà il voto di domani con un'ampia maggioranza, pronosticabile tra i 320 e i 322 voti. Se non di più, come dichiara il ministro Frattini, forse informato della campagna acquisti condotta dal solito sherpa Verdini, che starebbe tentando di convincere "un paio di centristi e pure qualcuno del Pd".
Le incognite, però, non mancano nemmeno per chi è allettato da Italia Futura. La più forte riguarda il divorzio tra Casini e Montezemolo. Il leader dell'Udc e del Terzo Polo ha chiuso le porte in faccia a If e anche a Scajola. Un suo fedelissimo liquida la questione così: "Pier non vuole avere nessuno fra i piedi". Questo potrebbe ridurre l'appeal della lista civica nazionale di If, rinforzata per il momento dall'aiuto promesso da Diego Della Valle, estensore del noto manifesto pubblicato a pagamento sul Corriere della Sera.
Non solo: la proposta di Casini alla Marcegaglia, "nemica" irriducibile di Montezemolo, c'è stata ed è seria. Tocca alla presidente di Confindustria sciogliere la riserva. E così chi rischia di rimanere in mezzo al guado è il presidente della Camera, Fini. Proprio nei giorni scorsi ha avuto colloqui riservati sia con Scajola sia con Montezemolo.
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