DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Ugo Magri per “la Stampa”
A chi teme che passeremo l' estate parlando di Salvini, tutti i giorni col fiato sospeso per qualche suo nuovo altoltà, ieri sugli sbarchi, oggi sui rom e domani chissà su cos' altro, ecco due buone notizie.
La prima: il tempo degli annunci è ufficialmente scaduto. Tra otto giorni si riunisce il Consiglio europeo per discutere di immigrazione e profughi, di sviluppo dell' economia e di come difendere i nostri risparmi, insomma un summit per decidere ciò che più ci dovrebbe appassionare. Entriamo nel vivo delle questioni concrete dove questo governo, nato con gigantesche ambizioni di cambiamento, avrà l'occasione di mettersi alla prova. L'altra buona notizia, che accompagna la prima, sta nell'atteggiamento del premier in vista di questo summit.
Da come si comporta in queste ore, dal ritmo indiavolato dei suoi colloqui e dal tono delle pubbliche dichiarazioni, Giuseppe Conte pare orientato a cimentarsi sul serio nell' impresa. Non vuole accontentarsi di fare propaganda, per scaricare poi sull'Europa la colpa del fallimento; cercherà, almeno nelle intenzioni, di tornare a casa con qualche risultato concreto che richiede determinazione e prudenza, spregiudicatezza e spirito costruttivo.
Il suo tentativo sarà confortato dal Presidente della Repubblica nel pranzo al Quirinale che si terrà prima del vertice Ue, e verrà assecondato dal vero asse portante di questo governo. Che non è composto da Luigi Di Maio e da Matteo Salvini, come verrebbe da immaginare, bensì dai due ministri meglio dotati sul piano tecnico, dunque più capaci di entrare nel concreto delle questioni: Enzo Moavero e Giovanni Tria. D' intesa col premier, proveranno a individuare una «terza via» tra la piattaforma populista che si nutre di sogni e la dura realtà con cui saranno costretti a fare i conti.
GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI
Di questo atteggiamento pragmatico ieri Tria ha dato un primo interessante saggio. A costo di passare per frenatore, addirittura da disfattista, il ministro dell' Economia ha tenuto alla Camera un discorso sul Def che riproduce in fotocopia quelli di taluni suoi predecessori. Poteva averlo pronunciato Padoan, oppure Saccomanni, e nessuno avrebbe colto le differenze. In sostanza, Tria ha chiesto a Bruxelles qualche decimo di maggiore flessibilità in cambio del solenne impegno a tagliare il debito pubblico; non subito però, iniziando magari tra un anno, giusto il tempo di ambientarsi un po'.
luigi di maio giuseppe conte matteo salvini
Siamo nella logica consueta del confronto, restiamo ben dentro i paletti della prudenza, non a caso invocata da Tria a fronte di una crescita che rallenta per colpa anche, ha puntato l' indice, dei dazi di Trump. Non c' è margine per forzature, e si deve dare atto al ministro di essere stato chiaro al riguardo nelle stesse ore in cui Mario Draghi manteneva alta la guardia: la fine del sostegno Bce nell' acquisto dei titoli non significa che verranno consentiti assalti speculativi sempre possibili, ancora in agguato.
Stesse difficoltà sul fronte immigrazione. Per trovare in Europa solidarietà fattive, il governo Conte dovrà lottare parecchio. Se ne è avuta ieri la dimostrazione: nella bozza di documento del Consiglio Ue nemmeno si parla del diritto di asilo che Italia e Grecia vorrebbero cambiare. E l' unico vago riferimento ai centri di sbarco, da creare in qualche territorio nordafricano, ha incontrato lo scetticismo del commissario europeo Avramopulos. Moavero non potrà mostrarsi remissivo, ma nemmeno scagliarsi contro i padroni franco-tedeschi. Trovare all' Italia una nuova collocazione sarà un esperimento politico di enorme interesse; peccato che dentro la provetta ci siamo tutti noi.
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