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Goffredo De Marchis per "La Repubblica"
Alfano a Letta ha offerto la massima garanzia: «I gruppi parlamentari sono pronti, si possono costituire in qualsiasi momento. E con numeri molto superiori a quelli previsti». Ha chiesto solo un po' di tempo per vedere se è Berlusconi a voler avviare una successione trionfale a favore del suo delfino.
«In pratica stiamo facendo il congresso anche noi...», ha detto con un sorriso il vicepremier. Per questo Letta, a chi lo chiama per chiedere spiegazioni dei ritardi nella scissione del centrodestra, risponde: «Va tutto benissimo, non ci sono problemi». Ad "Angelino" ha solo chiesto di fare presto. Perché Palazzo Chigi vorrebbe sgombrare il campo da una situazione confusa. E non lasciare il fianco scoperto alle critiche di una parte del Pd. «Non vorrei che fosse stato tutto un bluff - dice il renziano Roberto Giachetti -. Non vedo il suggello di una scelta politica netta sul momento storico evocato dal governo. Berlusconi è ancora lì, dove sono le truppe di Alfano?».
Questo è il pericolo per Letta: che la vicenda si trascini per le lunghe, che il Cavaliere sconfitto abbia 15 giorni per riprendere fiato. Ma non solo. Il rischio è che l'altro "sconfitto" della fiducia di mercoledì, Matteo Renzi, abbia un argomento forte contro l'esecutivo: la sostanziale continuità con il passato. Tanto più che il prossimo sabato parte da Bari la sua campagna per le primarie dell'8 dicembre. Le parole di Dario Franceschini al Corriere sono indicative: «Vogliamo che siano formati dei gruppi autonomi». Un avvertimento agli scissionisti e un modo per mettere le mani avanti e placare l'impazienza dei democratici.
«Provo a guardarla dall'esterno. Anche ieri Alfano è andato a Palazzo Grazioli. Brunetta continua a martellare sulla legge di stabilità . Cosa è cambiato? », si chiede Giachetti. «Il teatrino infinito non finisce mai. Abbiamo visto gli effetti della fronda nel voto di fiducia, ma non vediamo le conseguenze di quel voto. Sembra il gioco dell'oca. Siamo tornati alla casella di partenza e non sappiamo cosa potrà succedere nei prossimi 15 giorni». Anche a Palazzo Vecchio c'è la sensazione che Berlusconi non sia affatto morto e che il governo non sia così al riparo dalla propaganda del leader di Arcore.
Ma i governisti del Pd sono convinti che basti aspettare, che è questione di giorni, se non di ore, che «Alfano non sta tergiversando ». Per il Partito democratico una soluzione rapida sarebbe la più indolore. E una soluzione chiara, ossia un Berlusconi decaduto e cacciato all'opposizione, avrebbe un appeal ancora maggiore per guadagnarsi il consenso della base.
«Franceschini fa bene a stare addosso al Pdl, lo capisco - dice il giovane turco Matteo Orfini - anche se io penso che la rottura sia stata consumata, che una fase si sia chiusa per sempre. Semmai sono scandalizzato per le parole di Alfano sulla tragedia di Lampedusa, ma questo è un altro discorso...».
Accanto al "congresso" del Pdl, tra meno di una settimana scatta quello del Pd. In questo caso alla luce del sole, con la presentazione delle candidature l'11 e le prime manifestazioni dei candidati Civati, Cuperlo e Renzi a partire dal giorno dopo. A questo appuntamento, il governo dovrà arrivare facendo chiarezza sul punto centrale della fase 2: il ruolo di Berlusconi e dei falchi berlusconiani nella nuova maggioranza. A Palazzo Chigi però ostentano sicurezza: «à tutto tranquillo. Anzi, la maggior parte degli scissionisti preme perché i gruppi nascano il prima possibile. Non c'è il pericolo di ripensamenti e passi indietro».
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