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Fiorenza Sarzanini per il Corriere della Sera
Uno, Matteo Salvini, ha ribadito la volontà di avere «mani libere sull' immigrazione». L' altro, Luigi Di Maio, ha introdotto una novità rispetto al programma elettorale: «Carcere per chi evade». E basterebbe questo a comprendere quanto si stia allargando la distanza tra Carroccio e 5 Stelle. In realtà i punti su cui si continua a discutere sono diversi e tutti "strategici" per la nascita del governo.
Ma è su questi due in particolare che l' intesa potrebbe arenarsi, soprattutto tenendo conto della reazione che provocherebbe nella base dei due schieramenti. Del resto basta leggere i programmi che erano stati presentati in campagna elettorale per scoprire che su questi temi sono state evidentemente introdotte adesso ulteriori modifiche.
Il titolo scelto dalla Lega nel programma è eloquente: «L' Africa in Italia non ci sta». E per questo si vogliono introdurre regole in linea con quanto chiedono gli Stati dell' Unione Europea nettamente contrari a una redistribuzione dei profughi.
I grillini spiegano invece che «il migrante diventato il nemico da combattere e l' Ue descritta come matrigna che impone decisioni e regole calate dall' altro» sono soltanto «concetti utili a distogliere l' attenzione dalla responsabilità dei governi che si sono succeduti».
Il Carroccio vuole «rifondare e implementare i Centri di identificazione ed espulsione, prolungare fino a sei mesi il termine per il trattenimento per rendere eseguibile l' espulsione».
Ma la vera rivoluzione riguarda «il trasferimento delle competenze per il controllo e la gestione dei Cie e dei centri di accoglienza alle Regioni», per cui è necessaria una modifica Costituzionale. I 5 Stelle, che chiedono «un' equa ripartizione delle responsabilità tra i Paesi dell' Ue» e una «gestione trasparente, controllata e tracciata dei fondi destinati all' accoglienza» che rimane però di competenza dello Stato.
E mentre la Lega prevede rimpatri forzati, i grillini mettono tra i punti fondamentali quelli «volontari» con «tutela dei soggetti vulnerabili (minori, donne, anziani, vittime di tortura)».
Nel programma elettorale del Movimento ci si sofferma in maniera ampia sulla volontà di «potenziare la lotta all' evasione fiscale», ma senza nemmeno ipotizzare quello che Di Maio ha detto invece ieri uscendo dalla sala della Vetrata al Quirinale: «Carcere per chi evade».
Una posizione molto lontana da quella di Salvini che, presentando la linea del partito in vista delle urne aveva evidenziato la necessità di «invertire l' onere della prova in materia di tributaria perché oggi il contribuente è in una condizione di forte svantaggio nei confronti dello Stato che gli contesta un' infedeltà fiscale. E dunque il sistema sarà abolito: non sarà più il contribuente a dover dimostrare a proprie spese la sua innocenza, ma lo Stato a sue spese a dover eventualmente dimostrare la colpevolezza».
E con l' entrata in vigore della Flat tax l' idea era quella di introdurre sanzioni amministrative più severe che però prevedono al massimo «il ritiro della patente o del passaporto fino a tre anni».
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