DIVO GIULIO, TI SCRIVO: NO, I PANNI SPORCHI NON SI LAVANO IN FAMIGLIA - NEL ’52 ANDREOTTI CENSURÒ IL CAPOLAVORO “UMBERTO D.” E DE SICA RISPOSE CON QUESTA LETTERA: “MI SPIACE ELLA NON ABBIA RICONOSCIUTO LA CARATTERISTICA PRIMA: LA “INCOMUNICABILITÀ” DEGLI UOMINI ALLORCHÉ IL DISAGIO PREME, L’INDIFFERENZA DI CHI HA, ANCHE SE POCO, VERSO CHI NON HA NULLA E PIÙ NULLA A SPERARE. PROBLEMI NON LEGATI A UN TEMPO, A UNA SOCIETÀ, A UN REGIME, MA ANTICHI COME L’UOMO MEDESIMO”…

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Lettera di Vittorio De Sica a Giulio Andreotti pubblicata da "la Repubblica"

20 febbraio 1952
Cara Eccellenza, la sua lettera è improntata a tanta cordialità e simpatia, e considero così amichevole il gesto di aver distolto un'ora del suo tempo per occuparsi di me e del mio film, che non dovrei fare altro che dirLe il mio grazie e cercare di rassicurarLa nelle Sue preoccupazioni. Ma non so rinunciare ad aggiungere un chiarimento e una precisazione.

Il primo riguarda il "caso Sala" che così chiamo perché non si tratta del motivato e meditato giudizio negativo in sede critica di un critico, anche se piuttosto improvvisato e mediocre; ma del generico apprezzamento buttato là, con incosciente superficialità, da un componente della Delegazione Italiana, che depreca un successo italiano e implicitamente sconfessa l'opera del suo stesso capo Delegazione. La precisazione non mi farà forse altrettanto facile renderla: perché coinvolge il contenuto stesso di "Umberto D".

Il Suo commento al mio film è molto acuto e coglie gli aspetti essenziali del dramma del mio pensionato. Ma mi spiace Ella non abbia riconosciuto quello che, almeno nelle intenzioni, ne era la caratteristica prima: la "incomunicabilità" degli uomini allorché il disagio preme, l'indifferenza di chi ha, anche se poco, verso chi non ha nulla e più nulla a sperare. Problemi non legati a un tempo, a una società, a un regime, ma antichi come l'uomo medesimo.

Inoltre, senza alcuna intenzione polemica o compiacimento nell'esasperare una realtà obbiettiva, non mi è sembrato eccessivo che tutte le circostanze fossero contrarie al mio triste eroe. Accade così, nella vita dell'uomo che alterna giornate tutte fortunate ed altre tutte avverse.

Umberto D., per me, non va quindi considerato nemmeno alla stregua di un caso limite.
Ma questo discorso involge considerazione di ordine artistico, e vorrei dire filosofico, di grande impegno. Idee, orientamenti, che io stesso sento la necessità di chiarire entro me, come uomo e per quella che sarà la mia attività futura.

Il Suo interessamento, cara Eccellenza, mi fa anzi sperare in questa ambita possibilità: che Lei possa un giorno trovare ancora un'altra ora da distrarre alle Sue cure politiche - dense di preoccupazioni e anche di contrarietà, me ne rendo conto - per dedicarla a un incontro con me, a un aperto scambio di idee.

Conosco la Sua sensibilità, la Sua acutezza, il Suo interesse per ogni manifestazione d'arte. Sarebbe quindi una leale discussione che ci vedrebbe, io penso, molto ma molto vicini in quello che è essenziale. Ancora grato per la Sua cortesia, nel confermarLe di buon grado l'accettazione alla designazione che Ella si è compiaciuta di conferirmi come membro della Commissione Festival, Le porgo i miei più cordiali riconoscenti saluti.

 

GIULIO ANDREOTTI E FEDERICO FELLINI IN _VIAGGIO AL TERMINE DELL'ITALIA - FELLINI POLITICO_ DI ANDREA MINUZ (RUBBETTINO)GIULIO ANDREOTTI CON VITTORIO DE SICA E ALBERTO SORDI ALLA BEFANA DEI FIGLI DEI DIPENDENTI PUBBLICI NEGLI ANNI CINQUANTAVittorio De Sicaandreotti giuliovittorio desica gina lollobrigidaALDO MORO E GIULIO ANDREOTTI