DOCCIA FREDDA PER CESARE BATTISTI - LA PROCURA FEDERALE RITIENE ILLEGALE IL VISTO DI SOGGIORNO PERMANENTE CHE CONSENTE ALL’EX TERRORISTA DI SOGGIORNARE LEGALMENTE IN BRASILE - TRA RICORSI E CONTRORICORSI I TEMPI SARANNO LUNGHI, MA È CERTO CHE ORA LE ACQUE NON SONO PIÙ TRANQUILLE NEANCHE A RIO - BATTISTI POTREBBE ESSERE ESPULSO VERSO FRANCIA O MESSICO, PAESE PRONTI AD ESTRADARLO - L’UNICA OPZIONE: UNA NUOVA FUGA…

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Paolo Manzo per "La Stampa"

Cesare Battisti non può fare sogni tranquilli, neanche adesso che le acque sembravano essersi calmate per lui, dopo il no definitivo alla sua estradizione e la conseguente liberazione lo scorso 9 giugno. Il Ministero pubblico federale di Brasilia - la procura federale - in un'azione civile pubblica ieri sera ha chiesto l'annullamento del visto di soggiorno permanente concesso all'ex terrorista dei Pac (Proletari armati per il comunismo) lo scorso 22 giugno e la sua conseguente «deportazione».

Un termine tecnico che nel concreto significa l'allontanamento di Battisti dal Paese del samba che pure gli aveva aperto sinora così calorosamente le sue porte.

Per il procuratore Hélio Heringer, che ha sollevato il caso, infatti, il visto permanente ottenuto da Battisti, che gli permette di rimanere in territorio brasiliano senza limiti di tempo, sarebbe illegale e contrario allo Statuto dello straniero. Di norma, infatti, il visto permanente viene concesso solo a chi ha ricevuto asilo politico o rifugio e, in più, abbia avuto almeno due visti di lavoro consecutivi con aziende brasiliane.

Tutte circostanze che con Battisti nulla hanno a che vedere. Non solo. Non essendo Battisti stato estradato anche se era «estradabile» (come avevano ammesso gli stessi giudici brasiliani all'epoca), attenendosi alla legislazione brasiliana vigente risulta a questo punto illegale la concessione del visto a uno straniero condannato in un altro Stato per un crimine passibile appunto di estradizione in base alla legge brasiliana.

E per il procuratore Heringer i delitti commessi da Battisti sono di natura comune e non politica, il che giustificherebbe per l'appunto la sua azione.

Tecnicamente, la decisione di Lula è stata di carattere esclusivamente politico, ma questo non altera la natura dei crimini riconosciuti a Battisti. Fu il presidente Lula alla fine del suo mandato, il 31 dicembre 2010, a dire no all'estradizione di Battisti per il «fondato rischio di persecuzione» nei confronti della «vita» dell'ex terrorista, rimandando poi la decisione finale al Supremo tribunale federale che, sottoposto a forti pressioni, l'ha confermata.

Si crea così adesso un caso senza precedenti. L'ex terrorista dei Pac, condannato in patria per quattro omicidi, non potrà essere estradato in Italia perché questo violerebbe la decisione del presidente della Repubblica. Per questo il Pubblico ministero ha chiesto l'espulsione in un Paese terzo. Potrebbe essere la Francia o il Messico, Paesi in cui Battisti precedentemente ha vissuto, oppure in qualsiasi altro Paese il cui governo sia disposto ad accettarlo.

E se i legali di Battisti si sono chiusi in un silenzio impenetrabile, la richiesta ufficiale di Heringer è stata definita tutto sommato «attesa» dall'avvocato dell'Italia Nabor Bulhoes. «I tempi però saranno lunghi - aggiunge il legale - ed è molto probabile che si entri in un tunnel infinito di ricorsi e controricorsi». Il rischio dunque è che in questa sorta di limbo giuridico, nel quale Battisti è rimasto senza volerlo impigliato, l'unica opzione possibile per lui sia di nuovo la fuga. In silenzio.

 

Cesare Battisti Cesare Battisti esce dal carcere brasiliano di PapudaLula BrasileDILMA ROUSSEF