
DAGOREPORT – COME MAI TRUMP HA PERSO LA PAZIENZA, IMPRECANDO IN DIRETTA TV, SULLE "VIOLAZIONI"…
Michele Arnese per “Formiche.net”
Silenzi e poca chiarezza. E’ quello che emerge dalla vicenda della nomina di Alessandra Poggiani come nuovo direttore generale dell’Agenzia per l’Italia Digitale.
Parliamoci chiaro: Formiche.net ha seguito la questione più e meglio di altri giornali nazionali e testate specializzate – grazie al lavoro di ricostruzione e approfondimento di Valeria Covato – solo perché silenzi, mezze parole e curricula criptici iniziavano ad essere eccessivi mentre addetti ai lavori ed esperti del ramo iniziavano a ridacchiare. Non solo: come ci hanno riferito allarmati diversi accademici e manager del ramo, della vicenda si inizia a sghignazzare all’estero.
Così, siccome non siamo anti italiani, ma italiani che non gioiscono se all’estero sghignazzano sull’Italia e gli italiani, è bene prevenire che curare. Dunque, basta silenzi e più chiarezza da parte del governo presieduto da Matteo Renzi e del ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia.
Sgombriamo il campo da eventuali equivoci. Alessandra Poggiani è laureata. Ha una laurea conseguita all’estero. Non siamo tra i fanatici del valore legale dei titoli di studio, ma se una norma prevede che per un incarico statale si debba avere una laurea riconosciuta in Italia, la norma va rispettata. Punto.
L’interrogativo che diversi osservatori si sono posti è il seguente: la laurea di Poggiani ha valore in Italia? C’è chi dice no, c’è chi dice sì. Le discordanze continuano a montare proprio per i silenzi governativi. Così si inizia pure a non comprendere bene a quale titolo in Italia equivalga la laurea conseguita a Londra: l’equipollenza è per Scienze dell’informazione o della Comunicazione? La differenza non è da poco per un direttore dell’Agenzia per l’Italia Digitale.
E ancora: l’equivalenza deve essere stabilita da una delibera del Cun (come vanta la Poggiani senza indicare riferimenti precisi) o da una università? La risposta dovrebbe essere questa: l’equivalenza (cioè se vale la laurea) la decide il Cun; l’equipollenza (cioè a quale laurea italiana coincide il titolo) l’università. Ma sulla questione le interpretazioni non sono univoche. Per cui il cronista si arrende.
Conclusione: basta silenzi e avanti con chiarezza e trasparenza. Se possibile. Grazie.
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