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DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
1 - MARINA BERLUSCONI CANDIDATA? GENTILONI: «NOI ABBIAMO RENZI»
Da "Corriere.it"
«Se ci sarà una candidatura Marina Berlusconi la discuteremo, per ora mi sembra una candidatura sui giornali. Noi abbiamo Renzi...». Il deputato Pd Paolo Gentiloni usa un'espressione che si usava a Bari ai tempi di Antonio Cassano commentando con i giornalisti, al momento del suo arrivo alla convention della Leopolda a Firenze, la una candidatura al ruolo di segretario del Pd di Matteo Renzi. «à evidente la sfida per cambiare l'Italia. Sarà la Leopolda a cambiare il Pd o il Pd a cambiare la Leopolda? Io credo alla prima» ha aggiunto Gentiloni dichiarando di credere maggiormente alla prima ipotesi.
2 - RENZI DÃ LA LINEA AL PD: "NO AL PROPORZIONALE" MA EPIFANI SI SMARCA
Laura Cesaretti per "il Giornale"
Sarà anche il segretario, sia pur di transizione, ma alla Leopolda non perdonano: Guglielmo Epifani viene cortesemente fermato all'ingresso, e deve infilare come tutti il cartellino di accredito al collo.
Per non parlare di Piero Fassino e del miracolo compiuto dal renzismo che avanza: il sindaco di Torino ed ex segretario Ds pronuncia l'intervento più breve della sua carriera politica: «Voglio una sinistra che non abbia paura di prendere i voti degli altri e di vincere», più renziano di Renzi. Quattro minuti secchi, riesce persino a finire prima che suoni l'inesorabile gong. «Prima che arrivasse Matteo, quattro minuti gli bastavano sì e no per i saluti», se la ride il franceschiniano Antonello Giacomelli.
Al secondo giorno, la kermesse renziana è piena come un uovo. «Voleva dimostrare che questa cosa, che fino a un anno fa era una fastidiosa anomalia per il Pd, oggi è il Pd. E ci è riuscito», dice Antonio Funiciello, responsabile Cultura del partito e renziano doc.
Il Pd ormai c'è, è pronto a consegnarsi all'ex nemico che ha sbaragliato la nomenklatura. Ma gli ostacoli sulla strada del sindaco sono ancora molti (come dimostrano i congressi provinciali, dove l'apparato sbaraglia molti candidati renziani) ma il più granitico sta al Quirinale, che sulla legge elettorale non demorde.
«Vogliono il âblitzâ per cambiare il Porcellum in senso proporzionale», dice uno dei colonnelli renziani. E dal palco della Leopolda il professor D'Alimonte, esperto di sistemi elettorali, rompe un tabù: attenti, avverte, «c'è molta voglia di proporzionale nei partiti» e si rischia di finire di male in peggio, con una riforma che non fa vincere nessuno e blinda le larghe intese.
E allora «no ad una legge che va bene a tutti i partiti ma non al Paese, se dobbiamo ritrovarci con una brutta legge, meglio tornare a votare col Porcellum». La platea, che si spella le mani per salutare l'eroe anti-Porcellum Roberto Giachetti, al quindicesimo giorno di digiuno, è perplessa. Renzi è tranchant: «Quella voglia di proporzionale gliela toglieremo», promette. No pasaran, Colle o non Colle.
Certo, e lo sottolinea anche Renzi dal palco (da cui non schioda mai, tutta la giornata a introdurre gli interventi, chiosarli, mandare stacchetti musicali e clip video, compulsare Twitter e rispondere alle valanghe di messaggi del web) è «una bella novità che il segretario venga qui, fino ad un anno fa invece organizzava le contromanifestazioni».
Epifani parla alla Leopolda, ma prima di guadagnare il podio gli tocca ascoltare l'ovazione che accoglie l'intervento di Davide Serra (il «finanziere delle Cayman», che in realtà lavora a Londra ma che servì ai bersaniani per attaccare Renzi), che se la prende con i sindacati «conservatori» e «anti meritocratici».
Intervento cauto e senza slanci, d'altronde il segretario ha promesso neutralità («Matteo è forte, ma non abbiamo solo lui», afferma), ma nelle sue parole si legge il progressivo riposizionamento del Pd verso il governo: «La situazione non può restare cosi com'è - dice - siamo condannati a fare una scelta, se non vogliamo un futuro in cui si galleggia vivendo alla giornata».
Ci vede «un colpo contro Letta» il governatore ligure Claudio Burlando, che nota: «Non si può pensare di mettere in campo uno con la forza di Renzi, e poi dirgli di aspettare all'infinito». Che la maggioranza sia appesa a un filo e il voto a primavera si riaffacci lo dicono un po' tutti. «La legge di Stabilità era l'occasione per dare un segnale di novità , ma mi pare si sia persa», dice Dario Nardella. Oggi si chiude con l'intervento di Renzi, e da Roma lo ascolteranno in molti.
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