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“BISOGNA RIORGANIZZARE IL CENTRODESTRA” - DOPO LA VITTORIA ALLE REGIONALI, GIORGIA MELONI, CON L’EVIDENTE RIDIMENSIONAMENTO DI SALVINI E LA CONSUNZIONE DI BERLUSCONI, HA FRETTA DI METTERE MANO AGLI EQUILIBRI NEL CENTRODESTRA MA SENZA SCASSARE L’ALLEANZA - VERDERAMI: “IN FORZA ITALIA NEI GIORNI SCORSI SI PARLAVA DI UN’IMMINENTE ‘OPERAZIONE VALCHIRIA’: LA SEPARAZIONE CIOÈ DEGLI INCARICHI DI PARTITO DA QUELLI DI GOVERNO. ED È OVVIO CHE UNA SIMILE OPERAZIONE AVREBBE DEI RIFLESSI SULL’ESECUTIVO…”
meloni berlusconi salvini al quirinale
Estratto dell’articolo di Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”
[…] ieri sera, al riparo dai festeggiamenti e dalle dichiarazioni esultanti di rito, la cerchia più ristretta della premier accennava già al futuro, alla necessità di «accelerare una riflessione sulla riorganizzazione dell’alleanza». Compito che «potrà assumersi solo lei».
Certo, FdI non ha cannibalizzato Lega e Forza Italia: un esito che avrebbe potuto destabilizzare i rapporti nella maggioranza. Ma è evidente il ridimensionamento di Salvini, come il dato ottenuto da Berlusconi. Per i due partiti la vittoria di coalizione permette di nascondere le rispettive difficoltà. […] Alla premier spetterà […] «riorganizzare il centrodestra» senza romperlo. […]
meloni lupi berlusconi e salvini al quirinale
In Forza Italia, per esempio, nei giorni scorsi si parlava di un’imminente «operazione Valchiria»: la separazione cioè degli incarichi di partito da quelli di governo. Ed è ovvio che una simile operazione avrebbe dei riflessi sull’esecutivo. […] Meloni avrà un anno di tempo a disposizione prima dei prossimi appuntamenti elettorali: le Europee, le Comunali e probabilmente anche le Provinciali. Perché secondo fonti accreditate di Palazzo Chigi, dai colloqui con le opposizioni starebbe emergendo una «volontà bipartisan» di abrogare la riforma Delrio e ripristinare il voto diretto dei cittadini per la scelta dei presidenti di Provincia.
berlusconi meloni salvini al quirinale
[…] Il punto è che da mesi i dirigenti democrat hanno avviato una campagna per sconfessare le politiche riformiste adottate ai tempi del governo Renzi. Come possa conciliarsi in tal senso un’alleanza del Pd con Terzo polo e M5S sarà problema di chi arriverà al Nazareno.
Di certo il rischio che l’incognita possa produrre una scissione nel Pd non è affatto scongiurato. In ogni caso passerà almeno un anno prima che un «campo largo» possa iniziare a prendere forma. Il motivo è semplice: nel 2024 le Europee saranno un test decisivo per capire chi conquisterà il primato tra le forze di opposizione.
E siccome le elezioni si terranno con il sistema proporzionale, di qui ad allora le tensioni tra i partiti saranno destinate ad aumentare. Ma l’assenza di avversari per l’esecutivo non può essere considerato un fattore rassicurante. La prima ad esserne consapevole è Meloni, che analizzando i dossier di governo vede nel fattore tempo il suo più temibile avversario al cospetto dell’opinione pubblica.
salvini meloni berlusconi piazza del popolo 5
Un problema che a giudizio di uno dei suoi più importanti collaboratori non si evidenzia dal forte astensionismo registrato ieri: «Il calo di elettori c’è stato. Ma non è giusto raffrontare il dato con quello del 2018, perché allora in Lombardia e nel Lazio si votò lo stesso giorno delle Politiche». Resta comunque un problema di sistema nel rapporto tra politica e cittadini. Per risolverlo ci sono due vie: il presidenzialismo o il ritorno a una legge elettorale proporzionale con preferenze. E si sa qual è la scelta di Meloni, che non accetta di assecondare l’opzione dello status quo.
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