DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Francesco Cevasco per il "Corriere della Sera"
Oh, finalmente un Vero Antipatico. I genovesi hanno scelto Marco Doria come sindaco. E che cosa faceva Doria mentre il suo popolo arancione affollava (si fa per dire, eravamo quattro gatti in strada) piazza Fontane Marose, dov'è il suo quartier generale? Era all'università a far lezione di storia dell'economia (l'evoluzione dell'economia e delle politiche economiche dal 1860 agli anni del boom).
«Con i miei studenti - dice quasi offeso - non ho parlato per niente di elezioni, ma soltanto di quello che porteranno all'esame». Nato il 13 ottobre del 1957, Doria è quindi una Bilancia: grande senso della giustizia, eccesso di attribuzione di valore all'estetica, freddezza esteriore che può essere confusa con l'antipatia, appunto. Il fatto che sia aristocratico, di origini, di cultura e di parole, ai genovesi piace.
Perché sono così anche loro: gli operai del porto, quelli dell'acciaio, i piccolo borghesi, i ricchi borghesi, gli imprenditori; anche quelli che non hanno sangue blu sono aristocratici. A proposito di imprenditori: Riccardo Garrone, sigaro toscano in bocca e spolverino di Burberry addosso, nella mitica Galleria Mazzini che congiunge il teatro Carlo Felice con il ristorante Europa, due cose cui è affezionato, dice: «Questa mattina sono andato a votare...». Anche questo è un modo aristocratico per dire che ha votato Doria.
E quanto è snob la scelta del suo quartier generale. à lì appeso appena sopra i caruggi, Sestiere del Molo angolo Sestiere della Maddalena. Uno strepitoso palazzo del Seicento a vederlo da fuori, ma se ci entriamo dobbiamo essere in pochi e leggeri perché altrimenti il pavimento rischia di crollare. à un posto di don Gallo il prete anarchico che s'è subito schierato con Doria.
Ci sono più manifesti su De André («A forza di essere vento») e su Nanda Pivano («Signora Libertà , Signora Anarchia») e sul test HIV («te lo facciamo anonimo e gratuito») che non sul sindaco. Piccolo piccolo è un cartoncino appeso a una porta: si vede uno di quei tipi che mettono la spada sulla spalla dell'altro inginocchiato. Potrebbe essere letto come metafora, c'è scritto: «Oua Tucca a Ti», ora tocca te.
Anche a Marco Doria lo chiamano il marchese rosso. Ma quello vero era suo padre Giorgio. Leggenda, ma non troppo, vuole che fosse stato diseredato quando manifestò la sua fede comunista e che volle la bandiera di Rifondazione comunista vicino a sé in punto di morte. Vero è che il papà di Marco, quand'era vicesindaco di Genova, ai canottieri genovesi che tornavano dalla regata storica delle Repubbliche marinare disse, non sopportando che fossero arrivati soltanto secondi: «Il mio antenato ammiraglio Andrea Doria vi avrebbe fatto frustare».
Altrettanto vero è che Giorgio Doria non si limitò a dire che la terra doveva andare ai contadini, ma gliela regalò davvero. A Marco gli hanno rotto le scatole perché ha case e palazzi, ma mica li ha rubati, con quel cognome. Dichiara 158 mila euro l'anno di reddito. Non sopporta le persone superficiali: a un certo Rixi, candidato della Lega che in un dibattito pubblico ha osato dirgli: diamoci del tu, ha risposto: non mi pare proprio il caso. Tratta i giornalisti come i suoi studenti: se gli fanno una domanda stupida, a volte capita, non risponde nemmeno.
à permaloso: s'è molto offeso quando una banda di ragazzotti si sono divertiti a mettere in rete quelle che pensavano fossero sue bugie dette in campagna elettorale. Non ha voluto neanche incontrarli. I suoi studenti lo apprezzano, lo stimano, lo seguono, ma non lo amano. à ateo o almeno agnostico e quando gli hanno consigliato di andare a far visita al cardinal Bagnasco (che tra l'altro preferiva lui al suo rivale Musso) ha risposto: «In ginocchio non ci andrò mai».
Anche per il look lo hanno criticato: quel maglioncino blu indossato sempre dovunque comunque non piaceva («E chi sei? Madre Teresa di Calcutta o Marchionne?»). Poi s'è messo anche la giacca. I maligni: rispolverata quella del matrimonio. «Sarà anche antipatico, è aristocratico, ma prende l'autobus - dice Marco Salotti, docente di Storia del cinema all'università di Genova -. à un vero storico che ha applicato la sua anima scientifica al Ponente della città , dove si faceva la storia imprenditoriale e operaia. Aristocratico nelle origini e intellettualmente, ma capace da marchese rosso com'era il padre di capire e raccontare l'aristocrazia operaia di Genova».
«L'ho visto all'opera in consiglio d'amministrazione - dice Marco Desiderato, vecchia volpe della politica non solo genovese -. Non sarà stato un simpaticone, ma non sbagliava un intervento». Dopo il bilancio del Comune (che farlo quadrare non sarà un'impresa facile) Doria dovrà occuparsi del Porto e dei suoi mille problemi.
Sul sito La Pilotina, che di questo si occupa, è affiorata qualche vena di antipatia perché il nuovo sindaco, prima di essere sindaco, non s'è pronunciato in maniera esplicita. «à vero - dice Tirreno Bianchi, numero uno della compagnia dei carbonai-camalli Pietro Chiesa - ma bisogna tener conto che è fatto così: non è capace di parlare di una cosa se prima non l'ha studiata. Aspettiamo...».
Su una questione che sta molto a cuore ai genovesi è stato furbissimo: parliamo di calcio. La rivalità tra Genoa e Sampdoria è talmente forte che ti può far perdere dei voti. E lui, che poi del calcio non gliene importa più di tanto, lui che fatto pallanuoto e boxe (non a caso la nobile arte), ha fatto finta di essere tifoso della Juve.
Ieri ha festeggiato con i suoi collaboratori - tutti volontari, per la campagna elettorale ha speso meno che a comprare una Panda - che stappavano bottiglie di Prosecco della Valdobbiadene (4 euro e 90 a bottiglia) e poi se n'è andato nella sua casa di diciassette virgola cinque vani (a Genova contano anche i mezzi vani) nella Via Aurea, quella che piaceva tanto a Rubens, con un pensiero in testa: devo mettere a posto questo belin di bilancio...
MARCO DORIA Riccardo GarroneMARCO DORIA INSIEME A DON ANDREA GALLOCARDINALE ANGELO BAGNASCO
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