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Paola Di Caro per il Corriere della Sera
Nel giorno in cui il Pd formula in commissione Affari costituzionali la sua proposta informale di legge elettorale - o almeno i «punti imprescindibili» ovvero premio alla lista, collegi uninominali e armonizzazione verso l' alto delle soglie di accesso di Camera e Senato -, Matteo Renzi evoca l' ipotesi che alle prossime elezioni non vinca nessuno. E che ci si debba acconciare a fare patti in Parlamento.
«Se nessuno prende il 40 per cento - dice l' ex premier a Night Tabloid su Rai2 - ci dovrà essere un accordo in Parlamento come in Germania». Fra chi? Renzi - secondo il quale né Forza Italia né Grillo «vogliono andare al voto anticipato» - esclude un' intesa con Berlusconi: «Non esiste, io non spero nel pareggio ma di vincere». E nemmeno vede «un accordo Grillo-Salvini».
Resterebbero poche soluzioni alternative, come un' intesa tra lo stesso Pd e il M5S, ma lui non lo dice. E nemmeno ipotizza alleanze elettorali, anche se il suo Matteo Richetti auspica una coalizione che vada «da Calenda a Pisapia». L' ex premier si concentra piuttosto sul rush finale per le primarie del 30 aprile, che vedranno la sfida con Orlando ed Emiliano.
Cauto sui numeri dell' affluenza - «Se vota un milione di persone, sono sempre 999.999 in più di quelli che decidono ad Arcore e sul sacro blog» - e irremovibile sul concedere agli avversari un secondo dibattito tivù oltre a quello già previsto per il 26 sera su Sky («Sono le regole messe da Bersani»), Renzi è su sponde opposte al suo competitor Orlando.
Che ricorda come nel 2013 i confronti tv «furono due», avverte come un milione di elettori alle primarie, un terzo rispetto al 2013, sarebbe «un fallimento», e in caso di vittoria di Renzi paventa «più che un rischio scissione, un lento abbandono, una diaspora». Tanto più se non si faranno alleanze con «più partiti» e più «realtà sociali».
Sulla legge elettorale il Pd apre ai capilista bloccati per i collegi uninominali (e Bersani apprezza «se non è solo tattica»), ma insiste sul premio di lista e per innalzare le soglie alla Camera (3%) e avvicinarle a quelle del Senato (8%). Le posizioni restano però diverse: Mdp vuole discutere «di tutto», per i centristi di Ap senza premio alla coalizione saranno grossi problemi e FI insiste sullo stesso punto con Brunetta. Il M5S con Di Maio attacca: «Il Pd fa una proposta al mese: non commentiamo per non alimentare la schizofrenia».
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